2019-11-28
Un cerotto e passa tutto, ma proprio tutto
Così, da semplice presidio contro le ferite, la «pecetta» paramedica è diventata una sorta di panacea per ogni problema. Spegne le nausee, lenisce i dolori, regge le calze e perfino i seni, somministra farmaci e vaccini. E forse un giorno davvero curerà il cancro.C'è un cerotto per tutto. Da semplice rimedio per rimarginare le ferite ora si usa per somministrare farmaci e vaccini, per far passare il mal d'auto e i sintomi della menopausa, per smettere di fumare e di russare, per eliminare punti neri, vesciche, verruche, rughe e cellulite, per decontrarre muscoli, per tirar su il seno, per fare sesso o per non fare bambini. Ma la scienza non si ferma qui. Da ultimo a Chicago ne hanno inventato uno capace di leggere il sudore. Rileverà i livelli di Ph, elettroliti, glucosio e lattato e un domani sarà utile anche per la diagnosi della fibrosi cistica e delle malattie renali. Cerotti, quindi, che oltre a curare prevengono. In principio ci fu Josephine Frances Knight, sbadata moglie di Earle Dickson, addetto agli acquisti del cotone per la ditta Johnson & Johnson nel New Jersey. Josephine, per compiacere il marito, si dava un gran da fare nelle faccende domestiche ma in cucina era talmente maldestra da procurarsi continuamente tagli e scottature. Ferite che si medicava da sola, con scarsi risultati, un rotolo adesivo e della garza. Stufo di vedere la consorte in queste condizioni, e di doverle rifare le medicazioni ogni sera, un giorno del 1920 Dickson pensò di preparare dei bendaggi già pronti affinché, al momento del bisogno, Josephine potesse applicarseli da sola senza rischiare ulteriori infezioni. Si trattava di una striscia di nastro adesivo chirurgico su cui aveva applicato, a intervalli regolari, dei quadrati di garza sterile. Il tutto veniva infine ricoperto con una striscia di crinolina in modo che potesse essere riarrotolato. Soddisfatto della sua soluzione, Dickson la raccontò a un suo collega di lavoro. Questi ritenne la trovata talmente geniale da convincerlo a esporre l'idea anche agli amministratori. I Johnson erano inizialmente titubanti ma quando videro la facilità con la quale ci si poteva applicare il bendaggio da soli si decisero a produrlo. Era nato il cerotto. Il 18 maggio del 1921 entrò in commercio, tre anni dopo fu prodotto in massa. Il bendaggio ebbe un tale successo che Dickson divenne vicepresidente della compagnia. Peccato però che nel 1961, a 69 anni, morì senza avere ricevuto quote dei profitti economici derivanti dalla sua invenzione. Alla sua morte erano arrivati a più di 30 milioni di dollari all'anno. Kate Middleton fotografata negli ultimi anni con cerotti color carne su pollici, indici, medi, anulari, dorsi e palmi delle mani. Pare che solo i mignoli si siano salvati dalle sue piccole distrazioni quotidiane. Wilt Chamberlain, tra i più forti cestisti di tutti i tempi, era così magro che usava dei cerotti adesivi per tenere su i calzettoni. Mario Balotelli nel 2012 sdoganò il taping neuromuscolare (Tnm), ovvero il cerotto blu capace di ridurre dolori muscolari, accelerare la guarigione dei tessuti e correggere l'allineamento delle articolazioni. Inventato nel 1973 dal chiropratico e agopuntore giapponese Kenzo Kase, fu migliorato nel 1999 dall'australiano David Blow: se il prodotto nipponico privilegiava la compressione della parte sofferente, quello di Blow agisce sul versante della decompressione. Di gran moda, questi cerotti oggi vengono appiccicati sul viso per cancellare rughe e zampe di gallina, sul collo per ridurre il doppio mento, sulle terga per glutei più alti.Kim Kardashian ha lanciato una linea di cerotti per tenere a bada i suoi prosperosi seni. Si tratta di nastri adesivi, facilmente removibili, che permettono di tirar su le proprie grazie anche con i più generosi décolleté, quelli che non permettono l'uso di lingerie. Si chiamano Skims e vengono venduti in rotoli da 36 dollari l'uno.Gli scienziati dell'Università di Edimburgo hanno creato un nuovo tessuto a partire da materiali sintetici le cui nanofibre, migliaia di volte più sottili di un capello, possono essere sintetizzate in tempi rapidi guarendo così ferite e ustioni senza lasciare cicatrici. Questo tessuto verrebbe applicato sulla pelle come un cerotto, con la differenza che non va strappato perché viene completamente assorbito. Secondo gli scienziati, però, ci vorranno almeno quattro anni perché questo nuovo tipo di bendaggio entri in commercio. Anche il cerotto inventato dall'équipe dell'Università di Harvard guidata da Benjamin Freedman promette di guarire ferite senza lasciare cicatrici. Realizzato in Idrogel, costituito al 90% di acqua, contiene l'actina, una proteina embrionale della pelle in grado di tirare l'epidermide, sigillandola alla perfezione. Pare che rimargini le ferite molto più rapidamente e che aderisca dieci volte più rispetto a un normale cerotto assumendo qualunque forma. Ma nemmeno questo prodotto è ancora in circolazione. Allo studio anche un cerotto che grazie all'energia solare accelera la guarigione delle ferite e delle ustioni. Un'idea che lo scorso anno valse alla napoletana Francesca Santoro il Mit innovators under 35 Europe. Per permettere ai medicinali di agire più velocemente i ricercatori dell'italiana Materias, una start up napoletana, hanno inventato un cerotto a microaghi in grado di modulare il rilascio della sostanza. Indolore e minimamente invasivo, questo sistema migliorerebbe la funzione dei normali cerotti transdermici permettendo anche di iniettare medicinali a chi soffre di belonefobia, la paura degli aghi. Un cerotto simile, a base di ovoalbumina di pollo, una proteina, è in via di sperimentazione per un vaccino contro il melanoma.Il cerotto umano di Berengario, anatomista dello Studio bolognese, autore del De fractura calvae sive cranei (1518): «Fra le medicine di uso esterno nessuna mai conobbi uguale al mio cerotto detto anche umano perché nella sua composizione entra una parte notevole di umana sostanza ovverosia di mummia». Per confezionarlo teneva in casa teste di cadaveri rinsecchiti, da cui attingere le dosi necessarie di carne, di volta in volta stemperate in latte di puerpera (Piero Camporesi, Il pane selvaggio, Garzanti, 2004). Il caso dei cerotti detox per i piedi che più che a un'innovazione somigliano a una bufala. Alcuni sostengono che applicandoli sulle piante dei piedi prima di andare a dormire sarebbero in grado di assorbire le tossine del corpo depurando l'organismo e giovando al metabolismo. A comprova, il fatto che togliendoli al mattino questi da bianchi diventano marroncini ed emanano cattivi odori. Secondo alcuni studiosi i cerotti cambierebbero colore non per via delle tossine, ma a causa di una reazione chimica delle sostanze contenute al loro interno con l'umidità.Luca Medici che prima di diventare Checco Zalone faceva il rappresentante di medicinali: «Sono stati gli anni più bui della mia vita. Allora andavano di moda i cerotti sul naso per non russare. Li aveva usati non ricordo quale calciatore. Ovviamente non funzionavano. Ma nelle farmacie ne ho piazzati tantissimi. Poi però quando tornavo scoprivo che non li aveva comprati nessuno. E me li tiravano dietro».Quella volta che Jonathan Franzen e suo fratello Tom andarono in viaggio in Antartide, la più grande paura dello scrittore era di soffrire la barca. «I cerotti a base di scopolamina che Tom e io portavamo sul collo avevano dissipato le mie due ansie principali. Grazie al cerotto non soffrivo il mal di mare e, con l'aiuto della radio a tutto volume a coprire il mio russare, Tom si faceva dieci ore di sonno profondo da scopolamina ogni notte».Durante la Grande guerra in un solo corpo d'armata dell'esercito tedesco ogni mese venivano consumati in media cinquanta metri cubi di gesso e cinquanta chilometri di cerotto. Benito Mussolini fotografato il 9 aprile 1926 a bordo della corazzata Cavour in viaggio verso la Libia con un cerotto sul naso per coprire la ferita provocata dall'attentato di Violet Gibson, avvenuto due giorni prima.Alberto Brambilla che a metà degli anni Novanta chiese a Irene Pivetti di sposarlo mentre era in vacanza: «L'anello di fidanzamento fu un cerotto del kit del campeggiatore che avevamo con noi». I due divorziarono nel 2010, dodici anni e due figlie dopo essersi sposati. La vignetta di Giorgio Forattini pubblicata da Panorama con un Berlusconi neopremier tutto incerottato che strillava «Io speriamo che me la cavo» che costò la carriera a Enrico Cisnetto, all'epoca vicedirettore: «Berlusconi non gradì la vignetta e mi volle conoscere. Mi disse: “Lei sarà il direttore di Panorama". Io gli risposi che non credevo che Franco Tatò avrebbe licenziato Andrea Monti né che avrebbe assunto me. Berlusconi si incazzò: “Il padrone sono io. Questo non è un problema". Berlusconi disse che aveva trovato il nuovo direttore di Panorama, la notizia finì sui giornali e io rimasi in mutande. Rimasi vittima di Berlusconi che promette cose che poi non mantiene […]. Decisi di farmi dare un po' di soldi da Panorama e di fare il freelance» (a Claudio Sabelli Fioretti).Emilio Fede che non ha mai nascosto di aver una vita molto attiva sotto alle lenzuola grazie al Viagra, dieci anni fa a Maurizio Costanzo che gli chiese se non si avvalesse anche si altri supporti rivelò: «Ho usato i cerotti all'inguine. Così, per provare». Al contrario della pillola il cerotto agisce più rapidamente. Ancora più veloce però è il francobollo sublinguale. Lo chef Claudio Sadler per sdrammatizzare nel 2017 la perdita di una delle due stelle Michelin ne incerottò una: «Siamo al pronto soccorso ma guariremo presto, prometto!». Per ora però la stellina è ancora in rianimazione.
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La consulenza super partes parla chiaro: il profilo genetico è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio. Un dato che restringe il cerchio, mette sotto pressione la difesa e apre un nuovo capitolo nell’indagine sul delitto Poggi.
La Casina delle Civette nel parco di Villa Torlonia a Roma. Nel riquadro, il principe Giovanni Torlonia (IStock)
Dalle sue finestre vedeva il Duce e la sua famiglia, il principe Giovanni Torlonia. Dal 1925 fu lui ad affittare il casino nobile (la villa padronale della nobile casata) per la cifra simbolica di una lira all’anno al capo del Governo, che ne fece la sua residenza romana. Il proprietario, uomo schivo e riservato ma amante delle arti, della cultura e dell’esoterismo, si era trasferito a poca distanza nel parco della villa, nella «Casina delle Civette». Nata nel 1840 come «capanna svizzera» sui modelli del Trianon e Rambouillet con tanto di stalla, fu trasformata in un capolavoro Art Nouveau dal principe Giovanni a partire dal 1908, su progetto dell’architetto Enrico Gennari. Pensata inizialmente come riproduzione di un villaggio medievale (tipico dell’eclettismo liberty di quegli anni) fu trasformata dal 1916 nella sua veste definitiva di «Casina delle civette». Il nome derivò dal tema ricorrente dell’animale notturno nelle splendide vetrate a piombo disegnate da uno dei maestri del liberty italiano, Duilio Cambellotti. Gli interni e gli arredi riprendevano il tema, includendo molti simboli esoterici. Una torretta nascondeva una minuscola stanza, detta «dei satiri», dove Torlonia amava ritirarsi in meditazione.
Mussolini e Giovanni Torlonia vissero fianco a fianco fino al 1938, alla morte di quest’ultimo all’età di 65 anni. Dopo la sua scomparsa, per la casina delle Civette, luogo magico appoggiato alla via Nomentana, finì la pace. E due anni dopo fu la guerra, con villa Torlonia nel mirino dei bombardieri (il Duce aveva fatto costruire rifugi antiaerei nei sotterranei della casa padronale) fino al 1943, quando l’illustre inquilino la lasciò per sempre. Ma l’arrivo degli Alleati a Roma nel giugno del 1944 non significò la salvezza per la Casina delle Civette, anzi fu il contrario. Villa Torlonia fu occupata dal comando americano, che utilizzò gli spazi verdi del parco come parcheggio e per il transito di mezzi pesanti, anche carri armati, di fatto devastandoli. La Casina di Giovanni Torlonia fu saccheggiata di molti dei preziosi arredi artistici e in seguito abbandonata. Gli americani lasceranno villa Torlonia soltanto nel 1947 ma per il parco e le strutture al suo interno iniziarono trent’anni di abbandono. Per Roma e per i suoi cittadini vedere crollare un capolavoro come la casina liberty generò scandalo e rabbia. Solo nel 1977 il Comune di Roma acquisì il parco e le strutture in esso contenute. Iniziò un lungo iter burocratico che avrebbe dovuto dare nuova vita alle magioni dei Torlonia, mentre la casina andava incontro rapidamente alla rovina. Il 12 maggio 1989 una bimba di 11 anni morì mentre giocava tra le rovine della Serra Moresca, altra struttura Liberty coeva della casina delle Civette all’interno del parco. Due anni più tardi, proprio quando sembrava che i fondi per fare della casina il museo del Liberty fossero sbloccati, la maledizione toccò la residenza di Giovanni Torlonia. Per cause non accertate, il 22 luglio 1991 un incendio, alimentato dalle sterpaglie cresciute per l’incuria, mandò definitivamente in fumo i progetti di restauro.
Ma la civetta seppe trasformarsi in fenice, rinascendo dalle ceneri che l’incendio aveva generato. Dopo 8 miliardi di finanziamenti, sotto la guida della Soprintendenza capitolina per i Beni culturali, iniziò la lunga e complessa opera di restauro, durata dal 1992 al 1997. Per la seconda vita della Casina delle Civette, oggi aperta al pubblico come parte dei Musei di Villa Torlonia.
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Oltre quaranta parlamentari, tra cui i deputati di Forza Italia Paolo Formentini e Antonio Giordano, sostengono l’iniziativa per rafforzare la diplomazia parlamentare sul corridoio India-Middle East-Europe. Trieste indicata come hub europeo, focus su commercio e cooperazione internazionale.
È stato ufficialmente lanciato al Parlamento italiano il gruppo di amicizia dedicato all’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), sotto la guida di Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Affari esteri, e di Antonio Giordano. Oltre quaranta parlamentari hanno già aderito all’iniziativa, volta a rafforzare la diplomazia parlamentare in un progetto considerato strategico per consolidare i rapporti commerciali e politici tra India, Paesi del Golfo ed Europa. L’Italia figura tra i firmatari originari dell’IMEC, presentato ufficialmente al G20 ospitato dall’India nel settembre 2023 sotto la presidenza del Consiglio Giorgia Meloni.
Formentini e Giordano sono sostenitori di lunga data del corridoio IMEC. Sotto la presidenza di Formentini, la Commissione Esteri ha istituito una struttura permanente dedicata all’Indo-Pacifico, che ha prodotto raccomandazioni per l’orientamento della politica italiana nella regione, sottolineando la necessità di legami più stretti con l’India.
«La nascita di questo intergruppo IMEC dimostra l’efficacia della diplomazia parlamentare. È un terreno di incontro e coesione e, con una iniziativa internazionale come IMEC, assume un ruolo di primissimo piano. Da Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-India non posso che confermare l’importanza di rafforzare i rapporti Roma-Nuova Delhi», ha dichiarato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea.
Il senatore ha spiegato che il corridoio parte dall’India e attraversa il Golfo fino a entrare nel Mediterraneo attraverso Israele, potenziando le connessioni tra i Paesi coinvolti e favorendo economia, cooperazione scientifica e tecnologica e scambi culturali. Terzi ha richiamato la visione di Shinzo Abe sulla «confluenza dei due mari», oggi ampliata dalle interconnessioni della Global Gateway europea e dal Piano Mattei.
«Come parlamentari italiani sentiamo la responsabilità di sostenere questo percorso attraverso una diplomazia forte e credibile. L’attività del ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a Riad sul dossier IMEC e pronto a guidare una missione in India il 10 e 11 dicembre, conferma l’impegno dell’Italia, che intende accompagnare lo sviluppo del progetto con iniziative concrete, tra cui un grande evento a Trieste previsto per la primavera 2026», ha aggiunto Deborah Bergamini, responsabile relazioni internazionali di Forza Italia.
All’iniziativa hanno partecipato ambasciatori di India, Israele, Egitto e Cipro, insieme ai rappresentanti diplomatici di Germania, Francia, Stati Uniti e Giordania. L’ambasciatore cipriota ha confermato che durante la presidenza semestrale del suo Paese sarà dedicata particolare attenzione all’IMEC, considerato strategico per il rapporto con l’India e il Medio Oriente e fondamentale per l’Unione europea.
La presenza trasversale dei parlamentari testimonia un sostegno bipartisan al rapporto Italia-India. Tra i partecipanti anche la senatrice Tiziana Rojc del Partito democratico e il senatore Marco Dreosto della Lega. Trieste, grazie alla sua rete ferroviaria merci che collega dodici Paesi europei, è indicata come principale hub europeo del corridoio.
Il lancio del gruppo parlamentare segue l’incontro tra il presidente Meloni e il primo ministro Modi al G20 in Sudafrica, che ha consolidato il partenariato strategico, rilanciato gli investimenti bilaterali e discusso la cooperazione per la stabilità in Indo-Pacifico e Africa. A breve è prevista una nuova missione economica guidata dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Tajani.
«L’IMEC rappresenta un passaggio strategico per rafforzare il ruolo del Mediterraneo nelle grandi rotte globali, proponendosi come alternativa competitiva alla Belt and Road e alle rotte artiche. Attraverso la rete di connessioni, potrà garantire la centralità economica del nostro mare», hanno dichiarato Formentini e Giordano, auspicando che altri parlamenti possano costituire gruppi analoghi per sostenere il progetto.
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