2024-10-20
Nordio a testa bassa. «Decisione abnorme, i giudici esondano» Il Pd: «Ora si dimetta»
Il ministro duro sulla sentenza che boccia il patto con l’Albania. Elly Schlein: «Nessuno sopra le leggi, tanto meno l’esecutivo».Dopo lo sbarramento ideologizzato contro le procedure accelerate alla frontiera, con una sfilza di annullamenti, e contro il Codice Piantedosi di regolamentazione dei Taxi del mare, la sentenza romana che ha riportato in Italia i 12 migranti condotti nei giorni scorsi nel centro d’accoglienza di Gjader, in Albania, ha fatto sbottare il ministro della Giustizia Carlo Nordio. «La reazione della politica», ha affermato il ministro, «non è stata contro la magistratura, ma contro il merito di questa sentenza che non condividiamo e riteniamo addirittura abnorme». Parole che bisogna analizzare non solo nel contesto di una polemica, ma come un richiamo a un equilibrio tra i poteri dello Stato. Il giudice del Tribunale civile di Roma, Lucia Sangiovanni, riportandosi a una sentenza della Corte di giustizia europea, ha stabilito che «i due Paesi dai quali provengono i migranti, Bangladesh ed Egitto, non sono sicuri». «Non può essere la magistratura a definire uno stato più o meno sicuro», ha puntualizzato Nordio, «è una decisione di altissima politica». E ha annunciato «provvedimenti legislativi». Per Nordio, insomma, si tratta di decisioni che dovrebbero rimanere nel perimetro della politica, soprattutto perché hanno ripercussioni dirette sulle relazioni internazionali. E infatti, il Guardasigilli, paventando il rischio di «incidenti diplomatici», fa un esempio specifico: «Definire non sicuro un Paese amico come il Marocco può anche creare dei problemi. È come se noi ritenessimo che non sono sicuri i Paesi dove vigono delle regole che noi abbiamo ripudiato come la pena di morte; allora anche gli Stati Uniti non sarebbero sicuri. Queste sono questioni di alta politica e non possono, non devono e non saranno lasciate alla magistratura».Nordio, da ex magistrato, sa bene che le sentenze devono essere rispettate, ma il contesto in cui vengono emesse è cruciale. «Riterrei quasi sacrilego», ha aggiunto, «pensare che il governo cui appartengo dichiari guerra alla magistratura, cosa che non è e non sarà mai». Ma ritenendo che le toghe abbiano «esondato dai propri poteri, attribuendosi prerogative che non possono avere», le ha richiamate a mantenere i confini, per garantire che ogni decisione venga presa nell’ambito della propria competenza. La sentenza era stata duramente criticata dal governo, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che l’ha definita «pregiudiziale», annunciando per domani una riunione del Consiglio dei ministri che servirà a trovare «una soluzione». L’ipotesi è un decreto legge, quindi subito operativo, che intervenga facendo chiarezza sui Paesi sicuri. E mentre il vicepremier Matteo Salvini riunisce d’urgenza i vertici della Lega e annuncia una mobilitazione contro «l’attacco all’Italia e agli italiani sferrato da una parte di magistratura politicizzata», le opposizioni fanno muro impegnandosi a recitare un copione di indignazione. La leader dem Elly Schlein suona la grancassa: «Nessuno è al di sopra delle leggi, tanto meno il governo». E rincara la dose: «Non è colpa dei giudici né delle opposizioni se non sanno leggere le leggi e le sentenze». La segretaria del Pd arriva a evocare un paradosso: «Non pensino di poter aggirare la sentenza perché per aggirare una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue dovrebbero uscire dall’Unione europea».Il Partito democratico ha subito dopo chiesto le dimissioni del Guardasigilli, lamentando che «in un Paese democratico, la cui vita democratica e civile è regolata da una Costituzione, un ministro della Giustizia che sferra un attacco così pesante alla magistratura e alla sua indipendenza non può rimanere al suo posto». Ma la maggioranza non ha dubbi e rispedisce le accuse al mittente: «Ciò che è avvenuto è gravissimo. Ci devono essere risposte immediate», perché «siamo di fronte a uno scontro politico. E il governo ha tutto il diritto di attuare il suo programma, soppesando ogni decisione e argomentandola in maniera molto seria, senza lasciarsi intimidire», afferma il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri.Lo scontro politico, insomma, era inevitabile. «Ma quali toghe all’opposizione, ma quale intralcio all’azione di governo?», osserva contrariato il segretario di Più Europa Riccardo Magi, «la verità è che Meloni e Salvini, come tutta la destra populista, pensano che il governo sia al di sopra della legge o sia esso stesso la legge». Non poteva mancare il verde Angelo Bonelli, con toni da moralizzatore: «Non siamo nel feudalesimo, il governo Meloni invece di attaccare la magistratura e delegittimarla, rispetti le leggi». E ancora: «Non si tratta di una occhiuta congiura, di una Spectre misteriosa, ma dell’applicazione di norme, di garanzie e diritti da parte di organismi preposti», rivendica il capogruppo di Italia viva Enrico Borghi.Infine i pentastellati in coro (Stefania Ascari, Anna Bilotti, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato, Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho): «Il ministro Nordio ha superato ogni limite, il suo comportamento è una vergogna per tutta Italia e per questo deve lasciare il suo incarico per manifesta incompatibilità con il funzionamento delle nostre istituzioni». Dimenticando, De Raho e Scarpinato, che proprio a loro era stata chiesta la stessa cosa in Commissione antimafia.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.