Le Firme

«Noi cattolici abbiamo da imparare da Charlie Kirk»
Charlie Kirk. Nel riquadro, il sacerdote Salvatore Priola (Ansa)
Il sacerdote siciliano Salvatore Priola, nel saggio «La consegna», riflette sul ruolo sempre più marginale di religiosi e fedeli nella vita pubblica: «L’etichetta di cattolico è un aggravio, ma le famiglie non deleghino la formazione dei figli a chi vuole cancellare le radici culturali».

Salvatore Priola, presbitero della chiesa di Palermo dal 1996, ha insegnato antropologia filosofica e antropologia della religione alla pontificia facoltà teologica di Sicilia, e per le edizioni Pozzo di Giacobbe ha pubblicato un libro molto potente intitolato La consegna, una profonda riflessione sul ruolo dei cristiani nella vita pubblica.

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Calci e pugni da 20 della Fiom: in ospedale 2 sindacalisti Uil. Nessuna condanna di Landini
Pierpaolo Bombardieri (Ansa)
L’attacco a Genova per la non adesione allo sciopero. Uno degli aggrediti alla «Verità»: «Colpi alla testa». Bombardieri: si rasenta il terrorismo. La replica: piano con i termini.

«Erano una ventina e una buona parte di loro indossava la felpa della Fiom. Ci hanno rincorso per circa un chilometro colpendoci con calci e pugni anche in testa. Alla fine io e il mio collega (il segretario organizzativo Claudio Cabras ndr) abbiamo avuto la peggio mentre gli altri tre amici sindacalisti se la sono cavata». Risponde così, con una voce mista tra lo spavento e l’incredulità, il segretario generale della Uilm Luigi Pinasco. Lo contattiamo verso ora di pranzo, quando il caso Genova sta deflagrando. È ancora al Pronto Soccorso, sarà dimesso nel pomeriggio con dieci giorni di prognosi, mentre per Cabras proseguono gli accertamenti perché si temono complicazioni alla gamba. Al primo sono toccate le botte sul capo, al secondo i calci sul resto del corpo. Dieci minuti di puro terrore che Pinasco non sa spiegarsi.

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Ai rapinatori uccisi danno un milione, ai morti per rapina soltanto spicci
Cullhaj Ergren, di origini albanesi, ritenuto tra i responsabili dell'omicidio di Pietro Raccagni, il macellaio di Pontoglio (Brescia) morto 11 giorni dopo (Ansa)

Ai famigliari di Pietro Raccagni, macellaio bresciano assassinato da una banda di rapinatori entrata di notte in casa sua, i giudici hanno concesso un risarcimento di 7.000 euro. Quelli di Giovanni Veronesi, gioielliere massacrato con 42 colpi di cacciavite da un malvivente, sono invece stati risarciti a spese dello Stato: 50.000 euro da dividersi fra il figlio e la sorella del povero commerciante.

Ai parenti dei rapinatori che assaltarono il negozio di Mario Roggero a Grinzane Cavour, minacciando moglie e figlia dell’orefice, invece è stato concesso un risarcimento di 480.000 euro, dieci volte di più di quello stabilito per gli eredi di Veronesi. Ma attenzione: oltre a essere stato condannato a 14 anni e 9 mesi di carcere per aver inseguito i malavitosi, sparando e uccidendone due, Roggero dovrà mettere mano ancor di più al portafoglio, per pagare le spese legali e per soddisfare le richieste che le famiglie dei banditi certamente presenteranno in sede civile. Nel processo che si è appena concluso avevano avanzato pretese per quasi tre milioni e c’è da giurare che una volta incassato l’assegno da quasi mezzo milione pretenderanno il resto. In pratica, per aver reagito all’assalto, il gioielliere di Grinzane Cavour finirà sul lastrico e con lui la sua famiglia. «Io sono la vera vittima», dice nelle interviste.

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«Difendiamo il gioielliere dai suoi giudici»
Giuseppe Cruciani, Marcello Foa, Roberto Poletti, Nicola Porro e Annamaria Bernardini de Pace (Ansa)
Fa discutere la condanna a Mario Roggero, colpevole di aver ucciso due rapinatori. Annamaria Bernardini de Pace: «Se i tribunali non fossero garantisti con i criminali, ci sarebbero meno crimini». Marcello Foa: «Decisione sbilanciata, come per il caso Ramy».

Legittima difesa o illegittima vendetta? Secondo la sentenza d’Appello del tribunale di Torino non ci sono dubbi: i 14 anni e 9 mesi inflitti a Mario Roggero sono una dura punizione per chi «è andato oltre». La giustificazione d’una «reazione istintiva per proteggere la famiglia» dai rapinatori non ha retto in aula ma diventa il cuore del dibattito scaturito dalla severa condanna del gioielliere di Grinzane Cavour. Siamo in presenza di qualcosa che va al di là del provvedimento giudiziario e tocca il nervo scoperto della protezione dei cittadini da parte dello Stato. Prima che sia tardi, prima che sia Far West.

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Il Garante per l’infanzia non ha poteri per indagare sui bambini allontanati
Marina Terragni (Imagoeconomica)
Marina Terragni, che guida l’organismo: «Posso esprimere solo auspici, ricevo molte segnalazioni su diritti dei più piccoli non rispettati. Non riesco ad avere atti di un processo. Ho chiesto almeno delle facoltà ispettive».

Mamma Giovanna, nome di fantasia, può solo sperare di avere notizie sulla salute del figlio Marco, 9 anni, operato un mese fa per un medulloblastoma, tumore primario del sistema nervoso centrale a crescita rapida. Ha chiesto di vederlo «ma dai servizi sociali non arriva risposta. Continuo ad avere diritto unicamente a incontri in modalità protetta, come con l’altro figlio Luca di 10 anni, secondo quanto ha disposto un anno fa la Corte di appello di Venezia che mi ha tolto la potestà genitoriale».

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