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Dopo l’auto, Elkann smonta pure la Juve? Ma la sinistra urla solo per «Repubblica»
John Elkann (Getty Images)
I quotidiani progressisti servivano solo a coprire la ritirata dall’Italia. E visto il silenzio del Pd e di Landini mentre l’industria dell’auto moriva, l’operazione è riuscita. Poi si chiedono perché gli operai non li votino più.

John Elkann sta smantellando pezzo dopo pezzo quello che era il più grande impero industriale privato del Paese, portando le produzioni automobilistiche all’estero. Mentre a Pomigliano d’Arco si sospende la produzione della Panda e della Tonale, Stellantis - questo il nome assunto dopo la fusione con Peugeot e di cui l’erede di casa Agnelli è presidente - produce veicoli a marchi Fiat in Marocco, Serbia, Algeria, Polonia, per non parlare delle Jeep negli Usa. Ieri sera ha pure ricevuto un’offerta miliardaria per la Juve. Tuttavia, di fronte a questa fuga dall’Italia, la sinistra pare indifferente. Né il Pd né la Cgil hanno fatto un plissé leggendo il racconto dell’operaio che ha dovuto trasferirsi da Pomigliano a Kragujevac, 140 km da Belgrado ovvero 1.600 km da casa, per non finire in cassa integrazione. Eppure, sono un centinaio i dipendenti che hanno scelto di accettare l’offerta dell’azienda pur di poter contare su uno stipendio pieno. E zero commenti si sono registrati a sinistra quando la stessa Stellantis ha inviato una lettera ai fornitori italiani invitandoli a traslocare le loro aziende in Marocco, dove il gruppo ha avviato una fiorente attività producendo, tra le altre, la Topolino.

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Le balle di Landini per giustificare lo sciopero
Maurizio Landini (Ansa)

È ufficiale: Maurizio Landini, ossia colui che da tempo prova a paralizzare l’Italia rivendicando fantasiose scelte di politica economica, parla di tasse e redditi senza sapere nulla di tasse e redditi.

Pur di giustificare l’ennesima manifestazione a ridosso del fine settimana (senza weekend i cortei andrebbero deserti), in un’intervista concessa a Repubblica il segretario della Cgil spiega le ragioni dello sciopero di oggi con una serie di balle, inventando di sana pianta numeri a sostegno delle sue tesi. Cominciamo dalla magica soluzione con cui lui risolverebbe il problema delle risorse finanziarie per aumentare i redditi di lavoratori e pensionati. L’idea è la solita vecchia trovata della patrimoniale, che però Landini non applicherebbe sulla proprietà, ma sui redditi. «Chiediamo al governo di introdurre un contributo di solidarietà (meglio non chiamarla tassa, è poco carino, ndr) dell’1,3 per cento su 500.000 italiani con redditi netti annui sopra i due milioni: vale 26 miliardi».

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Dopo i brigatisti sul palco, vietato gridare al fascismo
Tomaso Montanari (Ansa)
Scagionata la P38 perché le sue canzoni, anche se aggressive, sono espressioni artistiche. Ma perché non vale per la destra?

Nuovo giorno, nuovo psicodramma. Poiché il tentativo degli antifascisti (in mancanza) di professione di cacciare l’editore Passaggio al bosco dalla fiera libraria romana Più libri più liberi è stato respinto con pernacchie, ecco subito un altro caso di fascismo incipiente su cui i nostri eroi si stanno buttando a pesce. A Macerata nel fine settimana si tiene la rassegna «Letture maceratesi», che ha la gravissima colpa di ospitare anche autori avvicinabili alla destra (fra cui il nostro Fabio Dragoni). Subito si è innescata la macchina dell’idiozia, con richiesta da parte della sinistra locale, Avs in testa, di cancellare la kermesse. Si è mobilitato il sito Fanpage, che ieri ha scomodato addirittura lo storico dell’arte Tomaso Montanari. Il quale, soltanto osservando il manifesto della rassegna (troppo futurista, pare) è giunto a fenomenali conclusioni. E cioè che «esiste una continuità dimostrabile tra l’ideologia della destra politica italiana di oggi e quella del fascismo storico del Ventennio. Quando dico continuità», spiega Montanari, «non mi riferisco alla nostalgia di parate militari o rituali littori. I leader politici che oggi si definiscono non nostalgici - a partire da Giorgia Meloni - appartengono a generazioni che non hanno vissuto il fascismo e dunque non possono ricordarlo sentimentalmente. Tuttavia, la continuità è ideologica: le idee su nazione, identità, religione, rapporto tra i sessi, uso della forza, guerra, sono sostanzialmente le stesse». Insomma, la destra di oggi è fascista, e lo si deduce da una locandina.

Casomai non bastasse quest’ultima perla a rinfrescare l’allarme per la dittatura di ritorno, giungono in soccorso altri fieri difensori della libertà, a partire dal fascistologo Paolo Berizzi, il quale ha pubblicato una foto di Domenico Furgiuele, deputato leghista, sul balcone della sede del partito a Lamezia Terme. Alle spalle del politico, su una finestra, una scritta temibile: XMas, con tanto di effetto neve. Ovviamente si tratta di una scritta natalizia (Xmas sta per Christmas), ma è persino probabile che Furgiuele abbia giocato con il riferimento alla Decima Mas. In ogni caso, la vicenda è pagliaccesca eppure riesce ad alimentare polemiche.

Altro mezzo delirio a Chiavari, in Liguria, dopo che un gruppo di balordi ha assaltato la sede del Pd locale danneggiandola. Qualcuno li ha sentiti urlare «Duce, Duce», e immediatamente i giornali hanno titolato sull’assalto squadrista. Solo che poi i presunti colpevoli hanno inviato una lettera (firmata «i ragazzi del misfatto») al Secolo XIX confessando di non avere avuto in mente particolari iniziative politiche: erano ubriachi e hanno fatto un gesto idiota. In Liguria siamo per altro al terzo fuoco (nero) di paglia. Prima il sindacalista della Cgil che ha denunciato di essere stato picchiato dai fascisti, salvo poi ammettere di essersi inventato tutto. Poi la scuola assaltata da squadristi che si sono rivelati essere maranza. Adesso gli ubriachi molesti presi per una squadra di manganellatori. Sembra di capire che la situazione sia un po’ sfuggita di mano e che la paranoia abbia preso il sopravvento, tra ignobili tentativi di censura e allarmi farlocchi.

Ancora più surreale quanto accaduto a Bologna il 30 novembre, storia allucinante raccontata da Errico Novi sul Dubbio. Dal convegno «Il diritto alla verità» organizzato dal Movimento Agende Rosse di Salvatore Borsellino è stata cacciata una avvocata di ottimo livello, Ambra Giovene. Motivo? Ha difeso Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, ex Nar. A spiegare l’accaduto è stato l’avvocato Fabio Repici, coordinatore del convegno: «Accanto a me, come vedete, c’è una sedia vuota», ha detto iniziando i lavori. «Avrebbe dovuto occuparla, come relatrice, l’avvocata Ambra Giovene, professionista di altissimo livello. Ci saremmo arricchiti, nel confronto delle idee, anche del suo intervento. Ma persone che consideriamo fratelli, l’Associazione familiari delle vittime della strage di Bologna, ci hanno detto che la presenza dell’avvocata Giovene non era gradita, perché la collega ha difeso, tra centinaia se non migliaia di persone, anche due condannati al processo per la strage del 2 agosto 1980. Io e Salvatore Borsellino abbiamo scelto di aderire alla richiesta pur consapevoli che si tratta di un errore». Capito? Poiché la Giovene ha difeso due fascisti (per altro molto particolari), non deve potersi esprimere a una tavola rotonda.

Quest’ultima vicenda è particolarmente emblematica, e dovrebbe suggerire a tutti di abbassare i toni e di smetterla con le allucinazioni sul fascismo. Il convegno in questione si è svolto a Bologna in un auditorium intitolato a Marco Biagi, ucciso dalle Brigate Rosse. Le stesse Brigate rosse a cui hanno ripetutamente inneggiato i componenti di un gruppo trap/rap chiamato La Gang-P38, finito per questo sotto processo a Torino.

Il primo maggio del 2022 il gruppo si esibì al circolo Arci Tunnel di Reggio Emilia, e un verso di un loro brano suscitò particolare indignazione fra le vittime del terrorismo. Si trattava di un alcune frasi infelici su Aldo Moro: «Presidente mi sembra stanco, la metto dentro una Renault 4». Marco Vicini, allora presidente del Circolo, fu indagato per istigazione al terrorismo, la band anche per diffamazione e vilipendio delle istituzioni. Ebbene, ora la gip del tribunale di Torino, accogliendo la richiesta del pm, ha disposto l’archiviazione per Vicini e per tutto il gruppo. Ed è una buona notizia, in realtà. Non solo per la band (che nel frattempo si era sciolta e ora organizzerà ha in programma una reunion all’Alcatraz di Milano) ma per tutti noi.

Il tribunale stabilisce che «le condotte contestate costituirebbero soltanto un’operazione artistico musicale provocatoria che affonda le sue radici nel genere rap/trap e che costituisce la sua voluta novità nel proporre come modello antisociale il terrorista degli anni ‘70». Significa che, contestabile o meno, quella era una operazione artistico/culturale. E se in Italia è possibile inneggiare alle Br senza essere accusati di apologia del terrorismo o altro, allora deve essere possibile anche pubblicare i libri di Leon Degrelle, parlare ai convegni e nelle università e svolgere ogni tipo di manifestazione. Se cantare brani sulla lotta armata è una operazione culturale (e lo è), allora basta con tutte le stupidaggini sui discorsi di odio e sull’incitamento alla violenza. Chiunque deve essere libero di esprimersi, con buona pace dei censori antifa in servizio permanente. La libertà di pensiero e di espressione è sacra, e vale anche per chi dice idiozie. Se così non fosse, un sacco di gente sarebbe in carcere, a partire da coloro che chiedono censure e mordacchie.

Il Papa battezza l’unica vera Europa: quella delle radici giudaico-cristiane
Leone XIV (Ansa)
Appello di Leone agli eurodeputati conservatori: «Si promuova la nostra identità riferendosi alla religione, che ha generato tesori culturali e principi etici essenziali per tutelare la vita dal concepimento alla morte».
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Della Porta Raffo: «Nato e Ue sono affari degli States. Trump è l’unico che cerca la pace»
Mauro Della Porta Raffo (Ansa)
Il saggista esperto di America: «I costi del Patto Atlantico sono sopportati quasi solo da Washington. L’Europa dovrebbe tornare a essere un’unione soltanto economica, come negli anni Cinquanta».

Mauro Della Porta Raffo, «uno spettro si aggira per l’Europa»: il trumpismo?

«Volendo fare questo riferimento… Tuttavia, vorrei chiarire che Trump, forse in modo più radicale o violento, non è il primo presidente americano che critica l’Unione europea. Perfino Barack Obama, parlando dei leader dei suoi tempi, li aveva definiti scrocconi».

In quale occasione?

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