Famiglia e Pro Vita

La Ue odia proprio chi difende la vita. Un’altra associazione si vede levare i soldi
iStock
Secondo caso in una settimana: prima le «spiate» della sinistra, poi la revoca dei fondi. Paolo Inselvini (Fdi): così finanziano solo Lgbt.

Più che un vizio, quello dell’Unione europea è un pregiudizio. Settimana scorsa, infatti, aveva revocato i fondi alla Fafce, la Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa mentre oggi li toglie (o meglio: li chiede indietro) alla World youth alliance, un’associazione nata nel 1999 a New York con lo scopo di difendere la vita.

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Gli assistenti sociali paghino per i loro errori
Uno scatto della famiglia anglo-australiana, che viveva nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti (Ansa)
Hanno il potere tremendo di togliere un bambino ai genitori (ma non ai rom o agli islamici che infibulano le figlie). Eppure non ne rispondono a nessuno. Il sistema educativo che li forma è ossessionato dagli studi gender e strutturalmente privo di buon senso.

«Mangia ogni carne, fuggi ogni fungo». Attenti ai funghi e anche al lupo. Gli antichi lo sapevano. Ogni medico di pronto soccorso odia la stagione dei funghi: è la stagione della lavanda gastrica. La lavanda gastrica non è piacevole per il paziente, ma non è simpaticissima nemmeno per medici e infermieri. I funghi velenosi sono pericolosissimi. Una sola porzione di amanita falloide può distruggere il fegato. Attenzione: anche i funghi non velenosi non sono del tutto innocui, non se ne può mangiare a volontà. Contengono mannitolo. Se mangiati in grandi dosi, possono scatenare dissenteria con un meccanismo osmotico. È questo quello che è successo alla famiglia nel bosco.

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L’Ue finanzia i giornalisti per confezionare inchieste contro gli attivisti pro vita
Palazzo Berlaymont a Bruxelles, sede della Commissione europea (Getty Images)
Dall’iniziativa S-info, quasi mezzo milione per «combattere la disinformazione». In realtà, ne deriva un’inchiesta che denigra le politiche «antiabortiste» del Piemonte.

Non passa settimana senza che da qualche esponente dei vertici europei arrivi un allarmato appello ad alzare la guardia contro le fake news, la disinformazione, la guerra ibrida combattuta a suon di bufale da questa o quella potenza straniera. La minaccia - ripetono - è talmente grande che la Commissione europea decide di correre ai ripari, mettendo in campo alcune iniziative non molto pubblicizzate ma suggestive.

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L’Oms chiede assistenza sanitaria per le coppie Lgbt «non fertili»
Fecondazione in vitro (iStock)
Nelle linee guida l’organizzazione sponsorizza la fecondazione in vitro, non menzionando sistemi più efficaci (ma che fanno girare meno denaro). E precisa: gli aiuti vanno estesi ai gay che non riescono ad avere bambini.

Che l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) possa mettere fra parentesi la scienza e l’etica in favore di altri interessi, ideologici ma non solo, non è certo una novità. Tuttavia, le nuove linee guida globali sull’infertilità da poco - e per la prima volta - pubblicate appunto dall’Oms contengono passaggi che non possono non colpire, per quanto accompagnati anche da considerazioni di buon senso. Anzitutto, va detto che non si può che salutare positivamente il fatto che l’Oms si occupi dell’infertilità - ossia il mancato raggiungimento di una gravidanza clinica dopo 12 mesi o più di rapporti sessuali regolari non protetti -, dato che essa costituisce a tutti gli effetti una questione sanitaria mondiale.

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Il giudice nicchia, Trevallion ancora separati
Nel riquadro Nathan Trevallion, il papà della cosiddetta famiglia nel bosco, firma il contratto della nuova casa (Ansa)
Il Tribunale dei minorenni prende tempo sul caso della famiglia nel bosco, nonostante le due relazioni presentate in udienza ieri, che descrivono i tre bimbi della coppia come assolutamente sereni. I legali: «È stata recepita la disponibilità dei genitori».

Il Tribunale dei minorenni dell’Aquila si è riservato sul caso della «famiglia del bosco». I giudici hanno preso tempo per valutare le due nuove relazioni che decideranno il futuro dei figli della famiglia Trevallion, che vivevano in casolare di Palmoli in provincia di Chieti, affidati due settimane fa a una struttura dal Tribunale dei minori dell’Aquila.

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