Da-da-un-pa, ma che belle le bare gemelle. Il suicidio delle Kessler è diventato improvvisamente lo show della morte: ci potevano essere testimonial migliori per l’eutanasia? Belle, bionde, sane e defunte: il loro ballo era il simbolo dell’Italia che aspirava a vivere e gioire, il loro addio diventa il simbolo dell’Italia che aspira a morire. Normalmente, quando scompare un personaggio amato dal pubblico, tv e giornali trasudano di lacrime e sofferenza: si parla di «vuoto incolmabile», di «dolore inconsolabile», di «Paese in lutto» e c’è sempre qualcuno che dice «sentiremo la sua mancanza». Delle Kessler, invece, sembra che nessuno senta la mancanza. Altro che vuoto, altro che dolore: si sono suicidate, evviva, facciamo festa tutti insieme.
Inseparabili fino alla fine. Gemelle in tutto. Anche nell’ultimo atto: scegliere la morte, insieme. Alice ed Ellen Kessler sono state ritrovate ieri senza vita nella loro casa a Grünwald, vicino a Monaco di Baviera, dove vivevano in due appartamenti attigui, divisi da una parete scorrevole. Secondo il quotidiano Bild hanno fatto ricorso al suicidio assistito. Avevano compiuto 89 anni lo scorso 20 agosto. Gli agenti di polizia sono stati informati dopo che le due donne erano già decedute e quando sono arrivati non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. A determinate condizioni, la legge tedesca consente la pratica del suicidio assistito. Secondo indiscrezioni, la loro eredità andrà a Medici senza frontiere: «Non abbiamo parenti. Loro sono seri, rischiano la vita per gli altri», avevano dichiarato.
«Io sono il prodotto di un sistema fallimentare». È un reportage dall’Aldilà, è il grido di dolore di una giovane donna che poteva (doveva) essere salvata. È il testamento morale di Siska De Ruysscher, fiamminga, che a 26 anni è stata uccisa dalla cultura dell’eutanasia. E che lascia una lettera (sotto forma di post su Instagram) sulla quale medici allegri, psicologi intrisi di ideologia, attivisti frementi, politici pavidi, giudici al calduccio dentro la loro casta dovrebbero riflettere a lungo. Siska è morta domenica scorsa semplicemente perché il sistema sanitario belga, che ha pianificato il suicidio assistito come se fosse una semplice sequenza di passaggi tecnici, è privo di retromarcia, di paracadute, in definitiva di umanità.







