2025-07-15
Il suicidio assistito non merita leggi
Se la pratica finisse dentro un quadro normativo, verrebbe sdoganata come «bene» necessario per l’umanità. Invece lo Stato deve contrastare qualsiasi attentato alla vita.Mentre si avvicina la data d’inizio del dibattito parlamentare sul «suicidio assistito», fra le numerose considerazioni che sull’argomento si possono e devono fare ce n’è una che dovrebbe essere la condizione previa per valutare la necessità o meno di legiferare sul tema. Tutto può partire da una semplicissima domanda: il suicidio è un bene o un male? Se si giunge alla conclusione che si tratta di un bene, questo va tutelato e protetto e una legge in tal senso è addirittura necessaria. Così la pensa il mondo radicale, il relativismo woke, il materialismo ateo, il pensiero dell’autodeterminazione senza limiti. Così la pensano Marco Cappato, Riccardo Magi ed Emma Bonino, gli Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli che da anni, sotto la bandiera del «vietato vietare», promuovono o tentano di promuovere leggi che vanno contro il diritto alla vita.Purtroppo, non si può nascondere che anche la sentenza 242/19, che ha consentito a Marco Cappato di non finire in galera per l’aiuto al suicidio del povero dj Fabo, va in quella direzione. Sul piano culturale, soprattutto avendo una speciale attenzione verso le nuove generazioni, laddove si decide di depenalizzare l’aiuto al suicidio, pur con tutti i distinguo del caso, passa l’idea che il suicidio non è sempre un atto che va condannato senza appello; anzi, è una «libera scelta» che va in qualche modo difesa e, quindi, prevista e aiutata. Non c’è statistica al mondo che non denunci quanto una simile deriva ideologica stia moltiplicando a dismisura i numeri delle persone che muoiono per eutanasia e suicidio assistito. Numeri allarmanti che confermano quanto sia dannoso aprire uno spiraglio - anche molto piccolo, perché all’inizio è sempre così - nel muro di difesa della vita: nel giro di pochissimi anni, si passa dai 10 casi all’anno ai 10.000 del Canada. Allora, forse, possiamo dire che il suicidio è sicuramente un male.Ma se è un male, l’unico atteggiamento saggio e sapiente, oltre che moralmente doveroso, è mettere in atto tutte le misure necessarie per evitarlo a partire dal non legiferare. Perché una legge è diversa da una sentenza: una legge è universale, veicola a tutti l’idea che il suicidio fa parte delle normali scelte di vita e non è più una drammatica eccezione, profondamente sbagliata, da prevenire, evitare e condannare sempre, in ogni circostanza. La povera persona che vi accede è sempre degna del massimo rispetto e della massima considerazione, ma l’atto in sé non può e non deve essere aiutato in nessun modo.Lo Stato laico che mette al centro la persona, come è la nostra Repubblica, ha il dovere di contrastare ogni forma di attentato alla vita. Resta da considerare un altro aspetto tutt’altro che marginale, soprattutto nella società italiana. Le radici storico-culturali del nostro Paese affondano tenacemente nel messaggio cristiano al punto che, se provassimo a cancellare il cristianesimo dall’arte, dalla letteratura, dalla poesia, dalla musica del nostro popolo, rimarrebbe davvero molto. Molto poco.
Crollano le forniture di rame, mercato in deficit. Trump annuncia: l’India non comprerà più petrolio russo. Bruxelles mette i dazi sull’acciaio, Bruegel frena. Cina e India litigano per l’acqua del Tibet.
Elly Schlein (Imagoeconomica)