2025-12-03
Città ormai invivibili. Ma i sindaci dem vivono sulla Luna
Beppe Sala, Matteo Lepore e Stefano Lo Russo (Ansa)
Torino ostaggio dei centri sociali, Milano preda dei maranza, Bologna razziata dai pro Pal: per i primi cittadini è tutto ok.Mi viene in mente quel che mi diceva la mia mamma quando non sapeva più cosa fare data la mia esuberanza: «’un so più da che parte prenditi». Questo rappresentava il massimo della disperazione. Non sapeva più cosa fare con me e di me. Ecco, mi viene da dire la stessa cosa sulle dichiarazioni e sulle prese di posizione di alcuni sindaci di sinistra riguardo a gruppi di ragazzine e ragazzini che rapinano i coetanei, baby gang e affini.Dopo il casino generale del centro sociale Askatasuna e il gravissimo episodio avvenuto con l’ingresso e lo scatafascio della sede della Stampa a Torino - da notare che trattasi di episodio molto grave -, il sindaco Lo Russo, incalzato dall’opposizione torinese, ha detto che tira dritto e che: «Non ho motivi per revocarlo. Non revoco il patto». Cosa deve fare il centro sociale Askatasuna perché il sindaco lo dichiari illegale, lo tolga da quei locali nei quali illegalmente permane e destini quei locali a persone per bene o associazioni, dove si ripristini la legalità e l’utilità sociale di quei locali? Un gruppo che entra nella redazione di un quotidiano nazionale storico come La Stampa (ma potrebbe trattarsi anche di un piccolissimo giornale locale, la questione non cambia) ebbene, cosa devono fare questi signorini e signorine dell’Askatasuna? Secondo me dovrebbero mettere alla prova il sindaco Lo Russo per verificare se veramente egli è aperto a queste manifestazioni dal basso (in tutti i sensi, compreso il ventre) e invadere l’aula del Consiglio comunale. In quel caso sì che sarebbero messe alla prova le convinzioni e la tenuta politica di Lo Russo. Altro che la redazione della Stampa, in questo caso si tratterebbe dell’invasione del Palazzo, segno massimo della disobbedienza civile e della prevalenza degli ideali sulla legge e sui regolamenti. Se rivoluzione dev’essere, che rivoluzione sia fino in fondo! Smettiamola di scherzare e fate vedere chi siete, voi, uomini e donne di Askatasuna (scusate: uomini e donne, è un’espressione antiquata, meglio dire rivoluzionar*). Ma il sindaco Lo Russo vuole dare retta al garante di Askatasuna, tale Zamburru, quando sostiene: «Non giudico quei giovani, la loro rabbia va ascoltata», e ancora, sul futuro del centro sociale: «Il nostro percorso e trasparente, non va interrotto per episodi come questi». Sul fatto che sia trasparente non c’è dubbio, è un percorso di illegalità nell’illegalità, più trasparente di così neanche un cristallo di Boemia. Sul fatto che quello della Stampa sia un episodio ci preoccupa ancora di più perché vuol dire che ci saranno altri episodi, esattamente come nelle serie televisive che in questo caso potremmo intitolare «Di male in peggio». Non vogliamo neanche pensare quali saranno i prossimi episodi e fino a che punto il sindaco Lo Russo si deciderà a dire che più che un problema di libertà civili e di espressione, Askatasuna è un problema di libertà civili nel senso di rispetto dell’ordine e della sicurezza. Intanto a Milano la situazione da tempo è fuori controllo. Ormai, nessuna persona ragionevole e con un minimo di onestà intellettuale può negare che, numeri alla mano, l’intera città, centro, semi-centro e periferie, sia un luogo potenzialmente pericoloso, e non solo di notte ma ormai anche di giorno. Pensate all’accoltellamento di quella signora che si recava al lavoro ed è stata accoltellata a Piazza Gae Aulenti, erano le 8 del mattino. Potremmo citare una serie di episodi ma sono, purtroppo, conosciuti da tutti. L’ultimo riguarda questo gruppo di nove ragazzini giovanissimi fermati perché rapinavano i coetanei. Tra di loro quattro ragazze. Le vittime sono state, come da copione, buttate a terra, prese a calci ed è stato, naturalmente, aggredito anche un agente perché questi delinquentelli (in realtà delinquiti veri e propri) si ritengono al di sopra di ogni legge, e se si ritengono tali la colpa è di chi, per anni, ha minimizzato il problema sicurezza, in particolare a Milano, con il sindaco Beppe Sala che, quando se ne è accorto, ha addossato tutta la responsabilità sul governo nazionale sostenendo che a Milano non c’era un problema sicurezza. Dopo alcuni episodi ultimamente sembrava aver fatto un passo in dietro, ovvero in avanti, riconoscendo che in realtà un problema c’è. Ma commentando una classifica de Il Sole 24 Ore, che pone Milano all’ottavo posto nella classifica generale della qualità della vita, ma nello stesso tempo la pone in penultima posizione per la questione della sicurezza, lo stesso Sala ha detto che si tratta di una «narrazione fuorviante». A me pare che qualcosa di fuorviante ci sia ma che non sia la narrazione, ma l’interpretazione che di questi fatti ha ripreso a dare il medesimo sindaco Sala. Come mi sembravano fuorvianti le parole di Matteo Lepore, primo cittadino di Bologna, che dove le devastazioni dei pro Pal di dieci giorni fa voleva mandare il conto dei danni, 100.000 euro, al ministro Piantedosi... Ma santo cielo, il sindaco Lo Russo a Torino, il sindaco Sala a Milano, il sindaco Lepore a Bologna indossando un cappellaccio, abiti da clochard, occhiali neri, barbe finte, magari mimando anche difficoltà di deambulazione per essere sicuri di non essere riconosciuti, perché non fanno un giro per Bologna, Milano e Torino con delle troupe televisive che li portano a vedere quello che da Palazzo d’Accursio, Palazzo Marino e da Palazzo Civico non vedono? Un’ultima considerazione riguarda il ruolo pedagogico delle istituzioni e dei loro rappresentanti che ricoprono le cariche più importanti. Questo ruolo pedagogico deriva dal ruolo pedagogico della legge che non è solo morale o etico ma è fondamentalmente legale e giuridico e si incarna nella condanna ferma, senza titubanza, dell’illegalità come forma di deterrenza verso l’illegalità stessa. Se uno ritiene di fare quello che vuole, poi lo fa, e nessuno dice niente ma, anzi, viene pure in qualche modo giustificato, ebbene, questo è un atto di barbarie civile non di convivenza civile; chi fa questo se ne rende responsabile.
Federica Mogherini (Ansa)
Putin e Witkoff durante i colloqui a Mosca (Ansa)
Federica Mogherini e Stefano Sannino (Ansa)