- Polemiche per la norma (saltata) che toglieva alle aziende l’obbligo di pagare gli arretrati ai dipendenti che fanno ricorso per i salari troppo bassi. Ma quelle buste paga erano frutto di tanti accordi siglati dalla Cgil.
- Infrastrutture, arrivano 20 miliardi. Il Cipess approva il fabbisogno per il prossimo anno. Intanto il Senato dà il via libera alla manovra. Giorgetti: «Abbiamo fatto interventi che sembravano impossibili».
Lo speciale contiene due articoli.
Altro che Irpef, pensioni e riserve auree della Banca d’Italia: il titolo dell’ultimo giorno di fibrillazione della manovra (il voto al Senato di ieri era scontato) va di diritto ai salari. O meglio alla questione salariale che la sinistra ha provato a montare in tutti i modi facendo leva su quella che per tutti è diventata la norma «Pogliese», dal nome del senatore di Fratelli d’Italia che l’aveva già presentata circa 6 mesi fa nel decreto Ilva e che tra domenica e lunedì è stata inserita nella legge di bilancio (presentata dal senatore Fdi Matteo Gelmetti).
Proviamo a spiegarla. Il provvedimento (che poi è stato ritirato su pressioni del Colle) riguarda le vertenze giudiziarie promosse dai lavoratori che ritengono di non ricevere un trattamento economico conforme all’articolo 36 della Costituzione. La «Carta» sancisce il diritto a «una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro [...] che assicuri un’esistenza libera e dignitosa». Insomma, può succedere che i dipendenti di un’azienda privata che applica un contratto collettivo nazionale ricevano un salario che i giudici ritengono non sufficiente a garantire una vita dignitosa. In questo caso, secondo la norma che era entrata in Finanziaria, il datore di lavoro deve adeguare le buste paga ma non è tenuto a versare gli arretrati per il periodo precedente al deposito del ricorso, sempre che abbia applicato lo standard retributivo previsto dal «contratto nazionale stipulato da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale».
Vuol dire quindi che non sono ricompresi i cosiddetti «contratti pirata», cioè i contratti firmati da sigle poco rappresentative e che spesso e volentieri prevedono buste paga molto al di sotto della media.
Difficile indicare il perimetro potenziale del provvedimento. Ma il caso di scuola riportato alla cronaca è quello del famoso contratto dei vigilantes, che prevede una paga inferiore ai 5 euro all’ora. Intesa firmata (poi è stata a forza rinnovata e migliorata) dai principali sindacati compresa la Cgil.
Paradossale, insomma. La sinistra e la sua sigla di riferimento (ma i ruoli sono tranquillamente intercambiabili) vanno all’attacco dell’esecutivo per una norma che mira a regolamentare un vulnus che loro stesse hanno creato. «Non ci sono più parole per descrivere questa manovra», si era immediatamente indignata la Schlein, «dopo aver aumentato l’età pensionabile per il 96% dei lavoratori, adesso attaccano la magistratura che impone il rispetto dell’articolo 36 della Costituzione. Ovvero che il salario di chi lavora deve essere equo e dignitoso». «L’emendamento Pogliese», ha continuato il segretario dem, «è un vero e proprio colpo di mano: i datori di lavoro che non hanno corrisposto un salario equo ai lavoratori non saranno obbligati a pagare gli arretrati come molte sentenze dei giudici hanno determinato». E non è stata tenera neanche Maria Grazia Gabrielli, segretaria confederale della Cgil.
«Si tratta», ha scandito la dirigente rossa, «di un nuovo e grave attacco ai diritti dei lavoratori da parte del governo. Con un emendamento alla legge di Bilancio, senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali, si tenta di rendere più difficile la tutela dei salari e il recupero dei crediti retributivi. Zero benefici per i lavoratori, solo attacchi».
Forse Schlein e Gabrielli dovrebbero però parlare con Landini prima di prendersela con il governo. O comunque la sinistra dovrebbe far pace con sé stessa se negli anni ha consentito che venissero siglati diversi accordi ben al di sotto dei 9 euro all’ora. La soglia che i democratici hanno più volte indicato come riferimento per il salario minimo orario.
Detto dei vigilantes, va per esempio ricordato che gli operai agricoli e i florovivaisti (meno di 5.000 persone) hanno firmato un po’ di anni fa un’intesa che prevedeva retribuzioni da circa 7 euro. Un po’ meglio era andata agli impiegati dell’industria del vetro e delle lampade (7,1 euro) e ancora meglio agli addetti delle imprese artigiane di pulizia (126.000 unità) che portavano a casa 8,1 euro l’ora. O ai 313.000 lavoratori delle cooperative del settore socio sanitario (8,8 euro) e ai 182.000 dipendenti del tessile abbigliamento che si sono fermati a quota 8,7 euro.
Un po’ di mesi fa un’analisi della Fondazione studi dei consulenti del lavoro aveva evidenziato che sui 63 contratti collettivi più rappresentativi depositati al Cnel (firmati da Cgil, Cisl e Uil), ben 22 avevano una retribuzione oraria sotto i 9 euro lordi. Chiaro che molti di questi contratti sono stati poi rinnovati a cifre superiori, ma è altrettanto evidente che per anni migliaia di lavoratori hanno ricevuto paghe ridotte all’osso e che quindi ci siano e ci saranno ricorsi.
Prima di prendersela con il governo, che probabilmente in modo maldestro ha cercato di mettere una pezza rispetto alla situazione di incertezza giudiziaria nella quale vengono a trovarsi le aziende, sinistra e Cgil in testa dovrebbero prendersela con loro stesse.
Infrastrutture, arrivano 20 miliardi
La manovra ottiene il via libera dall’aula del Senato con il voto di fiducia (110 sì, 66 no e due astenuti), tra la gazzarra dell’opposizione che ha alzato cartelli rossi con su scritto «Voltafaccia Meloni». Pd, M5s e Avs accusano la presidente del Consiglio di essersi smentita sulle accise, le pensioni e gli investimenti in sanità. Tutto secondo la tradizione di ogni manovra, come ha ricordato il presidente di Palazzo Madama, Ignazio La Russa: «Quando ero all’opposizione anche io preparavo i cartelli contro».
Prima dell’approvazione nell’emiciclo di Palazzo Madama, la commissione Bilancio ha stralciato cinque norme a seguito dei dubbi del Quirinale. Escono dal testo l’esonero per i datori di lavoro dal pagamento degli arretrati ai lavoratori sottopagati in caso di condanna ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione e la riduzione da 3 a 1 anno del divieto di svolgere un ruolo dirigenziale nel privato dopo un incarico apicale nella Pubblica amministrazione nello stesso settore. Niente da fare anche per la misura che prevedeva, viceversa, che fosse possibile, per incarichi commissariali, straordinari o temporanei, derogare dal divieto di ricoprire ruoli nella Pubblica amministrazione, dopo aver avuto incarichi in enti di diritto privato o finanziati dall’amministrazione stessa. Stralciato pure l’articolo che prevedeva la riduzione da 10 a 4 anni dell’anzianità per il collocamento di magistrati fuori ruolo e quello sulla revisione della disciplina del personale Covip. Nel maxi emendamento non è presente anche la misura riguardante lo spoil system per le Authority. «Hanno fatto un approfondimento, quindi si è ritenuto di espungere queste disposizioni, anche per la tenuta costituzionale del provvedimento, per non esporci a censure sul piano costituzionale» ha commentato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo.
La manovra ora passa alla Camera per il via libera definitivo entro la fine dell’anno. Superate le frizioni tra il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, e il collega dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che ha ironizzato sui rapporti con il leader della Lega. «Magari Babbo Natale gli porta un po’ di carbone sotto l’albero». E Salvini: «Non c’è stato nessun gelo, a me interessava non danneggiare i lavoratori allungando l’età pensionabile».
La legge di Bilancio vale ora circa 22 miliardi, da 18,7 miliardi del testo iniziale perché «abbiamo integrato gli stanziamenti per Transizione 5.0, la Zes e sull’adeguamento prezzi» ha spiegato Giorgetti, sottolineando che sono state accolte le richieste dei sindacati con la tassazione al 5% degli aumenti contrattuali per i lavoratori dipendenti con redditi bassi e la tassazione all’1% dei salari di produttività. Quanto alle sollecitazioni di Confindustria, il ministro rimarca che «andando a vedere le richieste del presidente Orsini prima della manovra, quadrano perfettamente con il tipo di risposte date dal governo. Complessivamente siamo intervenuti su questioni che sembravano impossibili».
Nel frattempo il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) ha approvato il piano previsionale dei fabbisogni finanziari per il 2026 e le proiezioni fino al 2028 nonché il piano strategico annuale del Fondo 295 dedicato alla Simest. Il piano per il 2026 vale 20,5 miliardi con il crocieristico, la difesa e le infrastrutture come settori maggiormente coinvolti. Il Cipess ha anche approvato il piano annuale per i limiti di rischio in materia di sostegni finanziario pubblico all’esportazione, quindi per la Sace, per il 2026.
Dopo aver passato giorni sulla graticola, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è soddisfatto. Sulla sanità ha rivendicato «un aumento di risorse di 6 miliardi mai visto nei tempi recenti». E agli imprenditori ha lanciato un messaggio: «Credo che l’iperammortamento, con proiezione triennale, dando un quadro di certezze, sia un altro elemento fondamentale per gli imprenditori che continuano a crederci e a investire». Quanto all’attenzione ai conti pubblici, il ministro ha puntualizzato: «La nostra prudenza non è affatto stagnante e della nostra prudenza beneficeranno i governi del futuro»
Vediamo i contenuti principali della manovra.
Casa Isee
Alzato a 200.000 euro il tetto del valore della casa ai fini dell’esclusione dal calcolo dell’Isee nelle città metropolitane.
Piano Casa
Per il 2026 arrivano 110 milioni, altri 100 per il 2027, a fronte di 300 per il biennio inizialmente previsti.
Salva imprenditori
Anche se un giudice stabilisce che la paga non rispetta l’art. 36 della Costituzione sulla retribuzione proporzionata al lavoro, l’azienda non è tenuta a versare gli arretrati ai lavoratori, a condizione che si sia attenuta a quanto previsto dal contratto collettivo applicato.
Irpef
La seconda aliquota scende dal 35% al 33% per i redditi fino a 50.000 euro. Il beneficio è sterilizzato sopra i 200.000 euro.
Imprese
Sarà riconosciuto fino al 30 settembre 2028 l’iperammortamento per gli investimenti delle imprese in beni strumentali. La misura è maggiorata del 180% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro, del 100% per quelli oltre 2,5 milioni e fino a 10 milioni di euro, e del 50% per oltre 10 milioni e fino a 20 milioni in relazione a beni prodotti nella Ue, effettuati dal 1° gennaio 2026 al 30 settembre 2028. Arrivano 1,3 miliardi per Transizione 4.0 e 532,64 milioni per chi ha fatto domanda per il credito d’imposta per la Zes unica.
Ritenuta d’acconto
Dal 2028 per le imprese un’aliquota dello 0,5%, che sale all’1% dal 2029.
Dividendi holding -
L’accesso al regime di esclusione è previsto solo con partecipazione diretta nel capitale superiore al 5% o di valore fiscale oltre 500.000 euro.
Pensioni
Cancellata la possibilità di andare in pensione di vecchiaia anticipatamente con almeno 20 anni di contributi e se si è nel regime contributivo, cumulando gli importi di forme di previdenza complementare. Adeguamento all’aspettativa di vita più graduale: un mese nel 2027, due mesi nel 2028. Per le forze dell’ordine rinvio di 3 mesi, spalmato tra 2028 e 2030, con esenzioni per lavori usuranti. Le pensioni minime aumentano di 20 euro al mese. Niente stretta sul riscatto della laurea e sulle finestre mobili.
Tagli lavoratori precoci
Aumentano di 50 milioni nel 2033 e di 100 milioni nel 2034 i tagli all’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci. Previsti tagli pari a 40 milioni annui dal 2033 anche al Fondo per il pensionamento anticipato per i lavori usuranti.
TFR
Nel 2026-2027, le aziende con 60 dipendenti dovranno conferire il Tfr al fondo Inps. Successivamente lo dovranno fare tutte quelle con 50 dipendenti e dal 2032 quelle con 40 dipendenti. Da luglio scatta il meccanismo di adesione automatico alla previdenza complementare per i neo assunti. Avranno 60 giorni per rinunciare.
Detassazione contratti
Aliquota agevolata per la tassazione degli incrementi contrattuali al 5% ma per i redditi fino a 33.000 euro e i rinnovi effettuati anche nel 2024 e non solo nel 2025 e nel 2026.
Rottamazione quinquies
I tassi sulle rate dal 4% scendono al 3%. Potranno essere estinte le cartelle tra il 1° gennaio 2000 e il 2023, derivanti dall’omesso versamento di imposte o contributi previdenziali. Dura 9 anni con 54 rate bimestrali. Il beneficio decade con il mancato versamento di due rate.
Assicurazioni
Contributo di 1,3 miliardi tramite versamento a titolo di acconto dell’85% del contributo sul premio delle assicurazioni dei veicoli e dei natanti dovuto per l’anno precedente.
RC Auto
Sale al 12,5% l’aliquota sulla polizza per i rischi di infortunio al conducente e rischi di assistenza stradale per i contratti dal 1° gennaio 2026.
Tobin Tax
L’aliquota dell'imposta sulle transazioni finanziarie passa dallo 0,1% allo 0,2% se la cessione avviene su mercati regolamentati e dallo 0,2 allo 0,4% negli altri casi.
Ponte sullo Stretto
Rifinanziato con 780 milioni nel 2032 e 2033.
Farmaci innovativi
Scende di 140 milioni, dal prossimo anno, il Fondo di oltre 1 miliardo per i farmaci innovativi.
Fondo per la coesione
Taglio di 300 milioni per il 2026 e di 100 milioni per ciascuno degli anni 2027 е 2028.
Rai
Taglio di 10 milioni.
Studi sull’attività russa
Contributo di 200.000 euro per il 2026 e il 2027 alla Fondazione Med-Or per studi sull’attività di influenza russa.
CARABINIERI
Arrivano 4,7 milioni in più all’anno per l'Arma.
Indennità spettacolo
La soglia di reddito massimo per poter accedere passa a 35.000 euro.
Metropolitane
Tagli ai finanziamenti per Roma, Milano e Napoli
Editoria
60 milioni di euro in più.
oro di Bankitalia
Sancita l’appartenenza al popolo italiano, richiamando esplicitamente i Trattati Ue. Salta l’ipotesi di tassazione agevolata sulla rivalutazione dell’oro da investimento dei privati.
Affitti brevi
Cedolare secca al 21% su una sola abitazione, al 26% sulla seconda; dalla terza obbligo di partita Iva.
Pacchi
Introdotta una tassa da 2 euro su quelli proventienti da fuori i confini dell’Ue dal valore fino a 150 euro.
Premi produttività
La tassazione scende dal 5 all’1%. Prorogata anche per il 2026 l'esenzione del 50% dei dividendi corrisposti ai lavoratori e derivanti da azioni attribuite in sostituzione di premi di risultato entro 1.500 euro annui.
Banche e assicurazioni
Contributo di circa 11 miliardi nel triennio. L'Irap sale al 6,65% per banche e intermediari finanziari e al 7,90% per le assicurazioni.
Aiuti alle famiglie
Sale da 40 a 60 euro al mese il bonus per le lavoratrici madri con redditi sotto i 40 mila euro. Si estende a 14 anni l'età del figlio per il congedo facoltativo e raddoppiano i giorni di malattia per i figli: da 5 a 10 all'anno. Bonus libri con un fondo fino a 20 milioni per le famiglie con Isee fino a 30 mila euro. Per le scuole paritarie un contributo fino a 1.500 euro.
Plastic e sugar tax
Rinviate al 31 dicembre 2026.
Salute
Incremento di 7 milioni del fabbisogno sanitario nazionale standard. I medici specializzandi potranno fare le visite fiscali per l’Inps. Aliquota del 5% sugli straordinari per gli infermieri.
- Sciolti gli ultimi nodi nel centrodestra. Nuovo maxi-emendamento: salta il cumulo tra fondi e assegno Inps, stretta sull’uscita dal lavoro di precoci e usuranti, estesa la detassazione dei contratti. Domani il testo in Aula per il voto finale. Ritirato il condono.
- Per gli operatori del settore Fintech si rischiano effetti distorsivi soprattutto sulle startup.
Lo speciale contiene due articoli
I senatori sono già stati allertati per lavorare anche la notte tra il 23 e il 24 dicembre. Lunedì il testo arriva in Aula. Di qui alla vigilia di Natale il percorso verso l’approvazione della manovra in Senato, è pieno di insidie. Non si è ancora spento il contrasto all’interno della maggioranza con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, costretto a ironizzare sull’ipotesi di sue dimissioni («Ci penso tutte le mattine, ma siccome è la ventinovesima manovra di bilancio che faccio so come funzionano le cose») reclamate dall’opposizione alla luce della divergenza di posizioni con il suo partito. Dopo una nottata di telefonate incrociate per appianare il clima, Giorgetti ha presentato il nuovo maxi emendamento approvato poi in serata, con una serie di novità.
Salta la possibilità, in vigore dal 2025, di andare in pensione di vecchiaia anticipata a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, per chi è in regime contributivo pieno, cumulando la previdenza complementare per raggiungere l’importo minimo previsto. La cancellazione consente di recuperare quei risparmi che sarebbero dovuti arrivare dall’emendamento sulle pensioni con la stretta sul riscatto della laurea breve e l’allungamento della finestra tra la maturazione e l’accredito dell’assegno, cancellate per l’opposizione della Lega. Si stima una minore spesa previdenziale crescente: 12,6 milioni nel prossimo anno, 36 nel 2027, 51,7 milioni nel 2028, 70 milioni nel 2029, 71,9 milioni nel 2030, 74,8 milioni nel 2031, 85,3 milioni nel 2032, 101,6 milioni nel 2033, 119,2 milioni nel 2034 e 130,8 milioni nel 2035.
La proposta sopprime una norma introdotta con l’ultima legge di bilancio con l’obiettivo di rendere più flessibile l’uscita. Per evitare altre frizioni, Giorgetti ha precisato che «pare non interessasse a nessuno». Ma il relatore della manovra, Claudio Borghi, non la pensa così («il cumulo dei fondi non è sbagliato») e ha annunciato una norma ad hoc.
Il nuovo maxi emendamento contiene anche un taglio di 40 milioni al Fondo per il pensionamento anticipato nei lavori usuranti a partire dal 2033. L’ammontare del fondo passerebbe dagli attuali 233 milioni a 193 milioni annui a decorrere dal 2033. Aumentano i tagli (di 50 milioni nel 2033 e di 100 milioni dal 2034) all’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci. La manovra nel testo originario già prevedeva una decurtazione di 20 milioni nel 2027, 60 milioni nel 2028 e 90 milioni nel 2029. La modifica del governo prevede che ci siano 90 milioni in meno fino al 2032, tagli per 140 milioni nel 2033, e di 190 milioni annui dal 2034.
Rispuntano le misure per le imprese chieste da Confindustria, ovvero fondi per i crediti d’imposta Transizione 5.0 e Zes (Zona economica speciale); la misura sul Tfr come l’adesione automatica alla previdenza integrativa per i neo assunti e il contributo da 1,3 miliardi a carico delle assicurazioni. Riguardo a quest’ultimo punto si stabilisce che entro il 16 novembre di ogni anno gli assicuratori versino a titolo di acconto una somma pari all’85% del contributo dovuto per l’anno precedente. Torna l’ampliamento dei soggetti tenuti al versamento del Tfr al Fondo Inps per l’erogazione del contributo. Da gennaio prossimo vi rientrano anche i datori di lavoro che hanno raggiunto i 50 dipendenti. In via transitoria è previsto per il 2026-2027 che tale inclusione sia limitata a coloro che hanno un numero di dipendenti non inferiore a 60. Dal 2032 è prevista l’estensione dell’obbligo del versamento per le aziende con un organico non inferiore a 40 unità.
Le risorse per il Piano casa diminuiscono da 300 a 200 milioni per il biennio 2026-2027, mentre gli stanziamenti per il Ponte sullo Stretto di Messina sono spostati al 2032 e 2033. Il governo conferma 300 milioni nel biennio prossimo per rifinanziare il Fondo occupazione.
Arrivano 1,1 miliardi per la prosecuzione delle opere pubbliche. Nel dettaglio, vengono stanziati 600 milioni di euro per il 2026 e altri 500 milioni per il 2027. Si tratta, in totale, di 100 milioni in meno rispetto alla prima versione del maxi emendamento che poi è stato ritirato. È stata estesa ai redditi fino a 33.000 euro la detassazione dei rinnovi contrattuali. Allargato il beneficio anche ai rinnovi effettuati nel 2024.
In una riformulazione di un emendamento si prevede che sarà di 10 milioni per il solo 2026 il taglio del finanziamento alla Rai rispetto ai 30 milioni in tre anni, previsti inizialmente. Per l’editoria c’è un rifinanziamento di 60 milioni nel 2026.
Raddoppia la Tobin Tax (passa dallo 0,1% allo 0,2%), la tassazione delle transazioni finanziarie. Per i contratti assicurativi stipulati dal 1° gennaio 2026 l’aliquota sulla polizza Rc auto sale al 12,5% per gli infortuni del conducente e di rischio di assistenza stradale. Per gli affitti brevi aliquota al 21% sulla prima casa e al 26% sulla seconda; oltre i due immobili diventa reddito di imposta. Stanziato un milione per ciascuno degli anni 2026 e 2027 per l'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi.
L’emendamento sulla riapertura dei termini del condono 2003, che ha scatenato l’opposizione pronta all’ostruzionismo, sarà trasformato in un ordine del giorno. Via libera a un emendamento per lo spoil system nelle Authority.
Troppe penalizzazioni al Fintech: tasse al 33% sulle attività cripto
La Legge di Bilancio 2026 si inserisce in un contesto macroeconomico complesso, segnato da una crescita moderata, da un’elevata pressione fiscale e dalla necessità di garantire stabilità ai conti pubblici. Con una dotazione complessiva di circa 22 miliardi di euro, il provvedimento si muove lungo una linea di equilibrio tra esigenze di gettito e misure di sostegno, ma lascia aperti interrogativi rilevanti sul fronte dell’innovazione finanziaria.
Per quanto riguarda il comparto finanziario, la manovra concentra l’attenzione principalmente su banche e assicurazioni, chiamate a contribuire in modo significativo attraverso modifiche all’Irap e interventi sulla base imponibile. Un’impostazione che, secondo l’ecosistema Fintech, rischia di produrre effetti distorsivi, soprattutto per gli operatori di dimensioni minori e per le startup innovative.
Le modifiche all’Irap - che prevedono l’aumento dell’aliquota di due punti percentuali per il triennio 2026-2028, accompagnato da una detrazione fissa - favoriscono infatti gli operatori strutturati, lasciando invece scoperti i soggetti più piccoli, che non beneficiano di alcuna soglia di esenzione. Una scelta che potrebbe ampliare il divario tra grandi gruppi regolamentati e nuove imprese tecnologiche.
«In questo modo, il provvedimento rischia di accentuare la distanza tra grandi gruppi regolamentati e nuove imprese innovative, ostacolando la crescita di un comparto che dovrebbe invece essere sostenuto come leva strategica per la competitività del sistema finanziario italiano», osserva Camilla Cionini Visani, direttore generale di Italia Fintech.
Particolarmente critico anche il capitolo dedicato alle cripto-attività. La Manovra innalza infatti al 33% l’aliquota sulle plusvalenze realizzate a partire dall’1 gennaio 2026, rispetto al 26% in vigore negli anni precedenti. Un aumento che, pur con alcune eccezioni per i token di moneta elettronica denominati in euro conformi al regolamento MiCar, rappresenta un segnale di irrigidimento fiscale verso un settore ancora in fase di sviluppo.
«La tassazione prevista dalla manovra si configura come un aggravio fiscale in grado di ostacolare lo sviluppo di un settore che dovrebbe essere riconosciuto come strategico per l’innovazione finanziaria e la competitività del Paese», sottolinea Cionini Visani. «I digital asset e la finanza digitale rappresentano un terreno di sperimentazione e crescita, capace di attrarre investimenti, favorire l’inclusione e accelerare la trasformazione tecnologica».
Accanto a questi elementi, la Legge di Bilancio introduce anche alcune misure positive, come l’innalzamento della soglia di esenzione per i buoni pasto elettronici, la proroga degli incentivi agli investimenti in beni strumentali e la revisione dell’imposta di bollo su alcuni contratti di credito al consumo. Interventi che vanno nella direzione della digitalizzazione, ma che appaiono ancora frammentari rispetto alle esigenze di un settore in rapida evoluzione.
Nel complesso, la manovra restituisce l’immagine di un Paese che cerca stabilità finanziaria, ma che fatica a riconoscere pienamente il ruolo strategico del Fintech come motore di innovazione, competitività e crescita. Una sfida che, secondo gli operatori del settore, richiederà nei prossimi mesi un dialogo più strutturato tra istituzioni e mercato per evitare che l’Italia perda terreno rispetto agli altri principali ecosistemi europei.




