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Draghi vota l’Intelligenza artificiale. «Ue in ritardo, rischio stagnazione»
Mario Draghi (Ansa)
L’ex premier: «Adottarla su larga scala per colmare il gap con America e Cina».

Mario Draghi torna a sferzare l’Europa. Da quando non indossa più i panni del premier, non perde occasione per mettere in evidenza le fragilità di un’istituzione che da Palazzo Chigi magnificava in modo incondizionato. Al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini aveva parlato di una Ue «marginale e spettatrice» che «ha perso l’illusione di essere protagonista della scena internazionale» e delle necessità di «riformare la sua organizzazione politica». Ieri, con toni non meno polemici, intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Milano, si è rivolto ai giovani parlando di nuove tecnologie. Sulle quali, attacca l’ex premier, l’Europa è indietro. La prospettiva è «un futuro di stagnazione se non sarà colmato il divario che ci separa da altri Paesi, nello sviluppo dell’Intelligenza artificiale».

I volenterosi puntano ad azzerare Ue e sovranità
Romano Prodi e Mario Draghi (Ansa)
La stampa rilancia subito la crociata di Draghi e Prodi contro l’unanimità. Spacciata per il completamento dell’unificazione, blinderebbe le asimmetrie di potere tra Paesi.
L’Ue serve a far fuori i governi sgraditi
Emmanuel Macron (Ansa)
Nel 2011 Berlusconi dovette lasciar spazio ai tecnici, che vararono riforme draconiane. Oggi gli euroburocrati aiutano l’esecutivo d’Oltralpe, che per avere i numeri (e arginare Le Pen) ha ritirato la riforma pensionistica.
La Ue ha preso in giro pure Draghi. La sua agenda è rimasta chiusa
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Dopo un anno di tante parole e pochi fatti, martedì conferenza congiunta su come concretizzare il report di Super Mario. Intanto Ursula viene smentita su tutto dalla vice Ribera: dalle auto alle tasse sulle big-tech.
Per salvarsi l’Europa deve ripartire dalla centralità del Mediterraneo
Ursula von der Leyen e Mario Draghi
La crisi del Vecchio continente si può superare solo capendo che il Mare Nostrum è luogo di incontro, il tavolo permanente a cui far sedere i grandi del mondo. Ma manca una leadership in grado di realizzare la svolta.
Le Firme

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