2025-12-03
Finisce libro anti Macron e si suicida. L’accusa postuma del gollista Marleix
Pubblicato post mortem il saggio dell’esponente di spicco dei Républicains, trovato impiccato il 7 luglio scorso «Il presidente è un servitore del capitalismo illiberale. Ha fatto perdere credibilità alla Francia nel mondo».Gli ingredienti per la spy story ci sono tutti. Anzi, visto che siamo in Francia, l’ambientazione è più quella di un noir vecchio stile. I fatti sono questi: un politico di lungo corso, che conosce bene i segreti del potere, scrive un libro contro il capo dello Stato. Quando è ormai nella fase dell’ultima revisione di bozze viene tuttavia trovato misteriosamente impiccato. Il volume esce comunque, postumo, e la data di pubblicazione finisce per coincidere con il decimo anniversario del più sanguinario attentato della storia francese, quasi fosse un messaggio in codice per qualcuno.Suggestioni decisamente inquietanti. Ma, probabilmente, si tratta solo di… suggestioni. Stiamo parlando di Dissolution française: la fin du macronisme, saggio di Olivier Marleix uscito il 13 novembre in Francia, proprio nell’anniversario della mattanza del Bataclan. Marleix è un ex deputato, esponente di primo piano dei Républicains, già membro di diversi gabinetti ministeriali e consigliere della presidenza della Repubblica sotto Nicolas Sarkozy. Lo scorso 7 luglio, Marleix è stato trovato impiccato nella sua abitazione, a soli 54 anni. Sul decesso è stata aperta un’inchiesta dal procuratore Chartres Frédéric Chevallier, secondo il quale il politico «attraversava un periodo di depressione dalle molteplici cause: sentimentali, intime e professionali». L’autopsia ha confermato la morte per impiccagione, ha escluso l’assunzione di droghe e ha constatato una «alcolemia positiva ma moderata». Chevallier ha spiegato che Marleix «era in cura da uno psichiatra da diversi mesi, aveva iniziato a correre quotidianamente e in un modo molto insolito e aveva perso molto peso», anche se «nessuno sospettava che si sarebbe tolto la vita». Secondo l’inchiesta, «il fattore scatenante del suo suicidio è stata un’ultima conversazione con la sua compagna, che è stata trovata durante l’esame del suo cellulare».Appena 48 ore prima di morire, Marleix aveva inviato a Thierry Billard, direttore editoriale di Laffont, le sue ultime correzioni al saggio che stava scrivendo, che per l’appunto riguardava «la fine del macronismo» e che in questi giorni ha visto la luce. Non si immagini, tuttavia, un pamphlet esplosivo con rivelazioni su scandali segreti: si tratta piuttosto di un giornale di bordo nella lunga crisi politica francese, vista dal punto di vista privilegiato di uno dei protagonisti. Marleix fa la cronaca delle varie leggi significative dell’era Macron. Come quella di fine lockdown. Eppure, ricorda l’autore, «il testo iniziale del governo aveva per effetto non di mettere fine a questo regime d’eccezione, in special modo al famoso pass sanitario, ma di permettere al governo di reinstaurarlo in qualsiasi momento… non più per mezzo di una legge, ma di un semplice decreto!». Un blitz sventato, grazie anche alle barricate della destra. Interessante, anche in chiave psicologica, il racconto della legge sull’immigrazione auspicata da Macron: «Guidato permanentemente dal desiderio di non lasciare alcun argomento ai suoi avversari politici, il presidente della Repubblica è un adepto dell’appropriazione. Appropriazione delle parole, delle intenzioni, non necessariamente dell’ambizione». Insomma, nel suo ego smisurato, Macron vuole essere il campione dell’accoglienza e anche del suo contrario. Della cosa si occupa Gérald Darmanin, sul quale Marleix ha parole di fuoco, che coinvolgono anche alcuni attuali protagonisti della vita politica francese: «Appartiene alla prima generazione di coloro che hanno tradito la destra nel 2017. Insieme a Édouard Philippe, Bruno Le Maire e Sébastien Lecornu, era tra coloro che frequentavano il quartier generale della campagna di François Fillon, coltivando contemporaneamente contatti con la cerchia ristretta di Emmanuel Macron. Questo piccolo gruppo, tuttavia, non si risparmiava nelle sue dure critiche al candidato di En Marche!... finché la rivelazione di un possibile incarico ministeriale non li ha resi i suoi più accaniti sostenitori».Marleix parla anche di politica estera e rimprovera a Macron di avere un atteggiamento umorale e infantile: «La nostra politica estera dà l’impressione di essere guidata più dalla potenza degli annunci che da una visione a lungo termine». Chirurgica la visione sul disastro ucraino: «Fin dalle prime settimane, Emmanuel Macron ha fatto numerose telefonate a Vladimir Putin, in un lodevole tentativo di mediazione personale. Ma questi scambi, condotti unilateralmente, senza coordinamento con i nostri alleati europei, in una messa in scena in stile televisivo, non hanno portato a nulla. Il presidente francese ha dichiarato che la Russia non doveva essere “umiliata”: una dichiarazione che intendeva aprire la strada a un futuro compromesso, ma che Mosca ha immediatamente sfruttato e che Kiev, Varsavia e Bruxelles hanno aspramente criticato. […] Nel marzo 2023, Emmanuel Macron avanzò la possibilità di inviare truppe francesi in Ucraina, senza previa consultazione con la Nato. L’annuncio, improvvisato e mal preparato, provocò un’ondata di disapprovazione in Europa. Persino gli Stati Uniti rimasero in silenzio, imbarazzati. Di conseguenza, le dichiarazioni francesi non furono più prese sul serio».Nel 2021, Marleix aveva del resto già proposto una lucida critica del macronismo nel suo saggio Les Liquidateurs. Qui, dipingeva Macron come «il servitore zelante fino al parossismo» del «capitalismo illiberale» a trazione progressista: «Ancora una volta nella nostra storia, gli Stati si trovano di fronte a una scelta semplice: permettere a forze economiche al di fuori del loro controllo di imporre la propria volontà e dettare le proprie regole, oppure ridefinire le regole del gioco in modo che siano accettabili per tutti. Questa è l’annosa questione del primato della politica nella società, per liberarla dalla legge del più forte. In questa lotta di potere, Emmanuel Macron non è dove ci si aspetterebbe di trovare un presidente della Repubblica. Lui stesso non sembra credere nella legittimità dello Stato in questa lotta».Marleix sottolinea, in particolare, il peso di grandi fondi americani, come Blackrock, sulle scelte macroniane. È il caso della riforma delle pensioni, «ispirata» dai grandi fondi privati, a cui pochi mesi prima Macron aveva aperto praterie, liberalizzando le regole nella gestione dei fondi pensioni. «A chi giovò questa riforma, che creò un buco di 60 miliardi di euro? Agli interessi del popolo francese o a quelli del gigante finanziario americano?». La risposta è chiara.
Ecco #DimmiLaVerità del 3 dicembre 2025. Il presidente di Azione Elena Bonetti commenta la manovra, la riforma della Giustizia e la situazione politica generale.