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Stop al maggior sito di terre rare d’Europa. È più importante difendere i coleotteri
Ulefoss, in Norvegia (iStock)
Giacimento norvegese sospeso per tutelare le specie definite a rischio. Su auto e difesa resteremo schiavi della Cina a vita.

Non molte settimane fa, eravamo a fine ottobre, Ursula von der Leyen, in uno dei suoi rari slanci di visione strategica, aveva annunciato un piano europeo sulle terre rare. Il presidente della Commissione evidenziava che la liberazione dell’industria dell’Unione dalla dipendenza cinese era ormai la priorità delle priorità e che di conseguenza gli sforzi di tutti i Paesi dovevano convergere in quella direzione. Alla buonora. L’allarme sui materiali sensibili per produrre automotive, difesa e tech, è partito da anni. E il fatto che Pechino potesse vantare su circa un terzo delle riserve mondiali e che fosse parecchio avanti nell’estrazione e lavorazione di Neodimio, Samario, Itrio, Scandio e Gadolinio era risaputo. Insomma, è vero che la Von der Leyen si è svegliata, ma lo ha fatto dopo aver rovinato l’industria dell’automotive europea (tedesca, francese e italiana in primis) con il Green deal e quando ormai metterci una pezza è diventata un’impresa disperata.

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Stellantis & C. scoprono il bluff Ue: «Svolta sulle elettriche disastrosa»
Ansa
Anche le case tedesche bocciano la proposta della Commissione che dà più spazio alle auto diesel e benzina: «Troppe condizioni, lievitano i costi». Per il gruppo di Elkann il piano è «inadeguato». Meno pessimista Parigi.

Quella che i commenti a caldo definivano «svolta epocale», si è prima trasformata in un passo in avanti «importante» - a strettissimo giro sminuito come «significativo» -, e poi è diventata l’ennesimo pastrocchio della Commissione europea che peggiora la già drammatica situazione dell’automotive nel Vecchio continente. La rapidissima parabola delle modifiche annunciate da Bruxelles sui veicoli elettrici si è compiuta quando i diretti interessati, cioè le case automobilistiche, hanno svelato il bluff.

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Il titolo vola a un passo dalla proposta di Tether. Il secco no di John Elkann non ha convinto gli investitori che la pensano come l’ex presidente Giovanni Cobolli Gigli: «Valore non in vendita? Diceva la stessa cosa su Gedi».

Cosa succederà in Borsa? I titoli della Juventus saliranno progressivamente fino a raggiungere il potenziale valore attribuitole da Tether, il colosso delle criptovalute che venerdì a Piazza Affari chiusa ha presentato un’offerta con tanto di premio del 20,74%, o crederanno al no «secco» di John Elkann che a strettissimo giro ha parlato di asset non in vendita?

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