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La sinistra fa spallucce su violenti e censori
Elly Schlein (Ansa)
Dal primo giorno del governo Meloni, i progressisti lanciano allarmi su fantomatiche derive autoritarie. Eppure il 2025 regala una fotografia chiara: azioni brutali degli antagonisti, agenti feriti e pure la prepotenza culturale, con gli intellò che invocano bavagli.

Pagliuzze e lenti al contrario, è sempre una questione di prospettiva. Sembra di sentirla Elly Schlein mentre lancia «l’allarme democratico» su ogni emendamento bocciato dall’esecutivo; sembra di vederla la ditta Bonelli&Fratoianni mentre sfila sotto lo striscione «pacifismo e resistenza» anche al corteo contro i test di Medicina all’università. Dal primo giorno del governo di Giorgia Meloni, la sinistra (con tutte le sue sfumature di rosso) mette in guardia il popolo dalle derive autoritarie, dalle tentazioni squadriste, dagli eccessi della polizia col manganello, dalle «coazioni a ripetere» in camicia ovviamente nera. Poi, liberata la coscienza, scende in piazza e mena. Scende in piazza e brucia i libri. Scende in piazza e fa scoppiare bombe chiodate in mezzo ai poliziotti. Con la consueta giustificazione: c’è il compagno che bisbiglia e quello che sbaglia.

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«Difendiamo il gioielliere dai suoi giudici»
Giuseppe Cruciani, Marcello Foa, Roberto Poletti, Nicola Porro e Annamaria Bernardini de Pace (Ansa)
Fa discutere la condanna a Mario Roggero, colpevole di aver ucciso due rapinatori. Annamaria Bernardini de Pace: «Se i tribunali non fossero garantisti con i criminali, ci sarebbero meno crimini». Marcello Foa: «Decisione sbilanciata, come per il caso Ramy».

Legittima difesa o illegittima vendetta? Secondo la sentenza d’Appello del tribunale di Torino non ci sono dubbi: i 14 anni e 9 mesi inflitti a Mario Roggero sono una dura punizione per chi «è andato oltre». La giustificazione d’una «reazione istintiva per proteggere la famiglia» dai rapinatori non ha retto in aula ma diventa il cuore del dibattito scaturito dalla severa condanna del gioielliere di Grinzane Cavour. Siamo in presenza di qualcosa che va al di là del provvedimento giudiziario e tocca il nervo scoperto della protezione dei cittadini da parte dello Stato. Prima che sia tardi, prima che sia Far West.

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I dem manettari con i guai degli altri: ora si scoprono garantisti in purezza
Dario Nardella (Imagoeconomica)
Quelli che volevano il Cav al gabbio cambiano idea. Nardella delira: «Italia nel mirino».

Sono ore difficili per i sinceri democratici. Uno di quei momenti in cui non sai come fare per consolare Lilli Gruber e non deludere Gianrico Carofiglio. Càpita quando una delle tre entità intoccabili della sinistra viene messa in discussione, figuriamoci se sono due in un colpo solo. Quirinale, Unione europea, Magistrati: parole da scrivere con la maiuscola sennò è eversione, è squadrismo lessicale, è scempio della Costituzione. Poi arriva lo scandalo di Federica Mogherini e al Nazareno (con media connessi al seguito) vanno in tilt. Elly Schlein chiede a Francesco Boccia: «Meglio stare con l’Ue o con i pm?». Andrea Orlando, che passa di lì e fu ministro della Giustizia, sarebbe per tuonare contro l’indagata («È renziana») e difendere l’inseparabilità dei destini con gli amici magistrati. Decisione finale del cardinale Dario Franceschini con il righello in mano: «Bruges è lontana e dei giudici belgi ci importa zero. Facciamo che i compagni sono innocenti fino a prova contraria».

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