Il Natale è tradizionalmente associato alla nascita di Nostro Signore, ma il 25 dicembre attraversa la storia anche come data di nascita di sovrani, scienziati e protagonisti della cultura contemporanea. Dal Medioevo all’età moderna, fino alla politica, allo spettacolo e alla moda, gli annali restituiscono una costellazione di figure diverse per epoca e ruolo, unite, sventuratamente per chi compie gli anni questo giorno, da una ricorrenza che tende spesso a mettere in ombra i compleanni. Ecco alcuni dei nomi più noti, in ordine cronologico.
Giovanni IV Lascaris (1250-1305)
Giovanni IV Lascaris fu imperatore di Nicea, uno degli Stati bizantini sorti dopo la caduta di Costantinopoli nel 1204. Salì al trono ancora bambino nel 1258, sotto la reggenza di Michele VIII Paleologo, che nel 1261 riconquistò Costantinopoli. Poco dopo, Giovanni IV venne deposto, accecato e relegato in un monastero. La sua vicenda segna simbolicamente la fine della dinastia dei Lascaris e l’avvio dell’ultima fase dell’Impero bizantino.
Isaac Newton (1642-1727)
Isaac Newton nacque il 25 dicembre 1642 secondo il calendario giuliano allora in vigore in Inghilterra. È considerato uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi e una figura centrale della Rivoluzione scientifica. Con i Principia Mathematica formulò le leggi del moto e della gravitazione universale, gettando le basi della fisica classica. Fu anche matematico, astronomo e filosofo naturale. Il suo pensiero ha influenzato in modo decisivo la scienza per oltre due secoli, fino all’avvento delle innovazioni nel mondo della fisica introdotte da Albert Einstein.
Humphrey Bogart (1899-1957)
Nato il giorno di Natale del 1899, Humphrey Bogart è stato uno dei volti più iconici della Hollywood classica. Dopo anni da caratterista, raggiunse la celebrità negli anni Quaranta con film come Il mistero del falco, Casablanca e Il grande sonno. Il suo stile asciutto e disincantato lo rese il simbolo dell’antieroe moderno. Vinse l’Oscar come miglior attore per La regina d’Africa e rimane una figura centrale nella storia del cinema.
Annie Lennox (1954)
Nata ad Aberdeen, in Scozia, nel 1954, Annie Lennox è diventata celebre come voce degli Eurythmics, duo che negli anni Ottanta ha segnato la musica pop internazionale con brani come Sweet Dreams. Parallelamente ha costruito una solida carriera solista, ottenendo premi e riconoscimenti. Oltre all’attività musicale, Lennox è nota per il suo impegno umanitario e civile, in particolare sui temi dei diritti delle donne e della lotta all’Hiv/Aids.
Helena Christensen (1968)
Originaria di Copenaghen, capitale danese, Helena Christensen è una delle supermodelle simbolo degli anni Novanta. Ha lavorato per le principali maison di moda e ha posato per le copertine delle riviste internazionali più prestigiose. Accanto alla carriera sulle passerelle, ha sviluppato un percorso come fotografa, esponendo i suoi lavori in gallerie e musei.
Justin Trudeau (1971)
Figlio dell’ex primo ministro canadese Pierre Elliott Trudeau, Justin è entrato in politica dopo una carriera come insegnante. Nel 2015 ha guidato il Partito liberale alla vittoria elettorale, diventando primo ministro del Canada. Il suo mandato è stato segnato da politiche orientate all’inclusione sociale, alla transizione ambientale e a un forte profilo internazionale. Un piccolo aneddoto: l’ex primo ministro canadese ha ufficializzato la relazione sentimentale con la pop star Katy Parry.
- Sciolti gli ultimi nodi nel centrodestra. Nuovo maxi-emendamento: salta il cumulo tra fondi e assegno Inps, stretta sull’uscita dal lavoro di precoci e usuranti, estesa la detassazione dei contratti. Domani il testo in Aula per il voto finale. Ritirato il condono.
- Per gli operatori del settore Fintech si rischiano effetti distorsivi soprattutto sulle startup.
Lo speciale contiene due articoli
I senatori sono già stati allertati per lavorare anche la notte tra il 23 e il 24 dicembre. Lunedì il testo arriva in Aula. Di qui alla vigilia di Natale il percorso verso l’approvazione della manovra in Senato, è pieno di insidie. Non si è ancora spento il contrasto all’interno della maggioranza con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, costretto a ironizzare sull’ipotesi di sue dimissioni («Ci penso tutte le mattine, ma siccome è la ventinovesima manovra di bilancio che faccio so come funzionano le cose») reclamate dall’opposizione alla luce della divergenza di posizioni con il suo partito. Dopo una nottata di telefonate incrociate per appianare il clima, Giorgetti ha presentato il nuovo maxi emendamento approvato poi in serata, con una serie di novità.
Salta la possibilità, in vigore dal 2025, di andare in pensione di vecchiaia anticipata a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, per chi è in regime contributivo pieno, cumulando la previdenza complementare per raggiungere l’importo minimo previsto. La cancellazione consente di recuperare quei risparmi che sarebbero dovuti arrivare dall’emendamento sulle pensioni con la stretta sul riscatto della laurea breve e l’allungamento della finestra tra la maturazione e l’accredito dell’assegno, cancellate per l’opposizione della Lega. Si stima una minore spesa previdenziale crescente: 12,6 milioni nel prossimo anno, 36 nel 2027, 51,7 milioni nel 2028, 70 milioni nel 2029, 71,9 milioni nel 2030, 74,8 milioni nel 2031, 85,3 milioni nel 2032, 101,6 milioni nel 2033, 119,2 milioni nel 2034 e 130,8 milioni nel 2035.
La proposta sopprime una norma introdotta con l’ultima legge di bilancio con l’obiettivo di rendere più flessibile l’uscita. Per evitare altre frizioni, Giorgetti ha precisato che «pare non interessasse a nessuno». Ma il relatore della manovra, Claudio Borghi, non la pensa così («il cumulo dei fondi non è sbagliato») e ha annunciato una norma ad hoc.
Il nuovo maxi emendamento contiene anche un taglio di 40 milioni al Fondo per il pensionamento anticipato nei lavori usuranti a partire dal 2033. L’ammontare del fondo passerebbe dagli attuali 233 milioni a 193 milioni annui a decorrere dal 2033. Aumentano i tagli (di 50 milioni nel 2033 e di 100 milioni dal 2034) all’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci. La manovra nel testo originario già prevedeva una decurtazione di 20 milioni nel 2027, 60 milioni nel 2028 e 90 milioni nel 2029. La modifica del governo prevede che ci siano 90 milioni in meno fino al 2032, tagli per 140 milioni nel 2033, e di 190 milioni annui dal 2034.
Rispuntano le misure per le imprese chieste da Confindustria, ovvero fondi per i crediti d’imposta Transizione 5.0 e Zes (Zona economica speciale); la misura sul Tfr come l’adesione automatica alla previdenza integrativa per i neo assunti e il contributo da 1,3 miliardi a carico delle assicurazioni. Riguardo a quest’ultimo punto si stabilisce che entro il 16 novembre di ogni anno gli assicuratori versino a titolo di acconto una somma pari all’85% del contributo dovuto per l’anno precedente. Torna l’ampliamento dei soggetti tenuti al versamento del Tfr al Fondo Inps per l’erogazione del contributo. Da gennaio prossimo vi rientrano anche i datori di lavoro che hanno raggiunto i 50 dipendenti. In via transitoria è previsto per il 2026-2027 che tale inclusione sia limitata a coloro che hanno un numero di dipendenti non inferiore a 60. Dal 2032 è prevista l’estensione dell’obbligo del versamento per le aziende con un organico non inferiore a 40 unità.
Le risorse per il Piano casa diminuiscono da 300 a 200 milioni per il biennio 2026-2027, mentre gli stanziamenti per il Ponte sullo Stretto di Messina sono spostati al 2032 e 2033. Il governo conferma 300 milioni nel biennio prossimo per rifinanziare il Fondo occupazione.
Arrivano 1,1 miliardi per la prosecuzione delle opere pubbliche. Nel dettaglio, vengono stanziati 600 milioni di euro per il 2026 e altri 500 milioni per il 2027. Si tratta, in totale, di 100 milioni in meno rispetto alla prima versione del maxi emendamento che poi è stato ritirato. È stata estesa ai redditi fino a 33.000 euro la detassazione dei rinnovi contrattuali. Allargato il beneficio anche ai rinnovi effettuati nel 2024.
In una riformulazione di un emendamento si prevede che sarà di 10 milioni per il solo 2026 il taglio del finanziamento alla Rai rispetto ai 30 milioni in tre anni, previsti inizialmente. Per l’editoria c’è un rifinanziamento di 60 milioni nel 2026.
Raddoppia la Tobin Tax (passa dallo 0,1% allo 0,2%), la tassazione delle transazioni finanziarie. Per i contratti assicurativi stipulati dal 1° gennaio 2026 l’aliquota sulla polizza Rc auto sale al 12,5% per gli infortuni del conducente e di rischio di assistenza stradale. Per gli affitti brevi aliquota al 21% sulla prima casa e al 26% sulla seconda; oltre i due immobili diventa reddito di imposta. Stanziato un milione per ciascuno degli anni 2026 e 2027 per l'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi.
L’emendamento sulla riapertura dei termini del condono 2003, che ha scatenato l’opposizione pronta all’ostruzionismo, sarà trasformato in un ordine del giorno. Via libera a un emendamento per lo spoil system nelle Authority.
Troppe penalizzazioni al Fintech: tasse al 33% sulle attività cripto
La Legge di Bilancio 2026 si inserisce in un contesto macroeconomico complesso, segnato da una crescita moderata, da un’elevata pressione fiscale e dalla necessità di garantire stabilità ai conti pubblici. Con una dotazione complessiva di circa 22 miliardi di euro, il provvedimento si muove lungo una linea di equilibrio tra esigenze di gettito e misure di sostegno, ma lascia aperti interrogativi rilevanti sul fronte dell’innovazione finanziaria.
Per quanto riguarda il comparto finanziario, la manovra concentra l’attenzione principalmente su banche e assicurazioni, chiamate a contribuire in modo significativo attraverso modifiche all’Irap e interventi sulla base imponibile. Un’impostazione che, secondo l’ecosistema Fintech, rischia di produrre effetti distorsivi, soprattutto per gli operatori di dimensioni minori e per le startup innovative.
Le modifiche all’Irap - che prevedono l’aumento dell’aliquota di due punti percentuali per il triennio 2026-2028, accompagnato da una detrazione fissa - favoriscono infatti gli operatori strutturati, lasciando invece scoperti i soggetti più piccoli, che non beneficiano di alcuna soglia di esenzione. Una scelta che potrebbe ampliare il divario tra grandi gruppi regolamentati e nuove imprese tecnologiche.
«In questo modo, il provvedimento rischia di accentuare la distanza tra grandi gruppi regolamentati e nuove imprese innovative, ostacolando la crescita di un comparto che dovrebbe invece essere sostenuto come leva strategica per la competitività del sistema finanziario italiano», osserva Camilla Cionini Visani, direttore generale di Italia Fintech.
Particolarmente critico anche il capitolo dedicato alle cripto-attività. La Manovra innalza infatti al 33% l’aliquota sulle plusvalenze realizzate a partire dall’1 gennaio 2026, rispetto al 26% in vigore negli anni precedenti. Un aumento che, pur con alcune eccezioni per i token di moneta elettronica denominati in euro conformi al regolamento MiCar, rappresenta un segnale di irrigidimento fiscale verso un settore ancora in fase di sviluppo.
«La tassazione prevista dalla manovra si configura come un aggravio fiscale in grado di ostacolare lo sviluppo di un settore che dovrebbe essere riconosciuto come strategico per l’innovazione finanziaria e la competitività del Paese», sottolinea Cionini Visani. «I digital asset e la finanza digitale rappresentano un terreno di sperimentazione e crescita, capace di attrarre investimenti, favorire l’inclusione e accelerare la trasformazione tecnologica».
Accanto a questi elementi, la Legge di Bilancio introduce anche alcune misure positive, come l’innalzamento della soglia di esenzione per i buoni pasto elettronici, la proroga degli incentivi agli investimenti in beni strumentali e la revisione dell’imposta di bollo su alcuni contratti di credito al consumo. Interventi che vanno nella direzione della digitalizzazione, ma che appaiono ancora frammentari rispetto alle esigenze di un settore in rapida evoluzione.
Nel complesso, la manovra restituisce l’immagine di un Paese che cerca stabilità finanziaria, ma che fatica a riconoscere pienamente il ruolo strategico del Fintech come motore di innovazione, competitività e crescita. Una sfida che, secondo gli operatori del settore, richiederà nei prossimi mesi un dialogo più strutturato tra istituzioni e mercato per evitare che l’Italia perda terreno rispetto agli altri principali ecosistemi europei.
Nuove infrastrutture, integrazione delle energie rinnovabili e sicurezza della rete elettrica nazionale. È il quadro delineato da Terna, società guidata dall’ad Giuseppina Di Foggia, che entro il 2025 prevede di portare in esercizio interventi di sviluppo per circa 800 milioni di euro, confermando un impegno pluriennale che dal 2023 ha già visto entrare in funzione opere per oltre 2 miliardi di euro.
«Le opere di Terna entrate in esercizio rendono la trasmissione dell’energia più sicura e la rete più flessibile», ha dichiarato Di Foggia. «Il collegamento sottomarino con l’Isola d’Elba, il potenziamento della rete elettrica siciliana, le nuove interconnessioni con l’Austria e la Francia: infrastrutture sostenibili che rafforzano la rete e permettono di integrare nuova energia rinnovabile».
dal 2023 a oggi sono stati autorizzati oltre 80 progetti per un valore complessivo superiore ai 6 miliardi di euro, di cui 36 nuovi interventi nel corso dell’anno per circa 1 miliardo di euro, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Tra questi, spiccano opere come la razionalizzazione della rete nella Brianza Ovest, la nuova stazione elettrica a Volpago (Treviso), l’elettrificazione delle banchine del porto di La Spezia e il riassetto del Quadrante Sud-Ovest di Roma.
L’importanza delle infrastrutture non si limita alla sicurezza della rete: esse svolgono un ruolo cruciale nell’integrazione delle fonti rinnovabili, elemento centrale del percorso di transizione energetica nazionale. «Gli interventi realizzati assicurano maggiore capacità di trasporto dell’energia dai punti di generazione alle aree di maggiore consumo», ha spiegato Di Foggia. «È la conferma della nostra capacità di esecuzione. E continueremo così: per garantire all’Italia un sistema elettrico più affidabile e pronto per le sfide del futuro».
Nel 2025, oltre 300 chilometri di nuovi collegamenti elettrici sono stati realizzati con soluzioni a ridotto impatto ambientale. Tra le opere principali, quelle pensate per i Giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano-Cortina 2026, che prevedono oltre 130 chilometri di elettrodotti interrati, destinati a garantire una magliatura più robusta della rete elettrica e una maggiore affidabilità nella gestione dei picchi di domanda.
In Sicilia, la completata direttrice a 380 chilovolt Paternò-Pantano-Priolo rafforza la continuità del servizio e sostiene l’integrazione di fonti rinnovabili, tra cui solare ed eolico. Sul fronte delle interconnessioni internazionali, gli elettrodotti tra Italia e Francia, Italia e Austria e il collegamento sottomarino Elba-Continente hanno incrementato la capacità di scambio energetico e rafforzato la stabilità del sistema elettrico nelle regioni alpine e costiere.
Il programma di sviluppo di Terna non riguarda solo la costruzione di infrastrutture, ma anche l’innovazione tecnologica. Nel 2025 è stato predisposto il Piano di sicurezza, con interventi dedicati alla prevenzione e mitigazione dei disservizi attraverso l’introduzione di sistemi avanzati di monitoraggio e digitalizzazione delle reti. In parallelo, il Piano industriale del gruppo destina 2,3 miliardi di euro al potenziamento della sicurezza e della stabilità della rete nazionale, con l’installazione di nuove apparecchiature di regolazione, tra cui compensatori sincroni, reattori, Statcom e resistori stabilizzanti.
Gli interventi previsti e già autorizzati sono distribuiti su tutto il territorio nazionale e mirano a rafforzare la capacità di trasporto dell’energia dai punti di produzione alle zone a maggiore consumo, con un occhio alla sostenibilità ambientale e all’efficienza complessiva del sistema. Tra i progetti di rilevanza nazionale ed europea spiccano le interconnessioni sottomarine: il ramo Ovest del Tyrrhenian Link, tra Sicilia e Sardegna; il progetto Sa.Co.I 3 per il rinnovo e potenziamento dell’elettrodotto tra Sardegna, Corsica e Toscana; l’Adriatic Link tra Marche e Abruzzo; il ponte energetico Elmed, tra Italia e Tunisia; e l’elettrodotto Bolano-Annunziata tra Calabria e Sicilia.
La realizzazione di infrastrutture strategiche e l’adozione di tecnologie innovative rappresentano un elemento fondamentale per garantire affidabilità e sicurezza della rete. Oggi più che mai, in un contesto di crescente domanda energetica e transizione verso fonti rinnovabili, è necessario avere una rete elettrica flessibile e sicura.
La gestione delle interconnessioni internazionali è un altro tassello cruciale della strategia Terna. I collegamenti esistenti e le future opere, una volta in esercizio, permetteranno non solo di
scambiare energia elettrica in maniera efficiente, ma anche di aumentare la stabilità e la sicurezza del sistema energetico europeo. L’allacciamento sottomarino Elba-Continente, ad esempio, raddoppia la capacità di trasporto dell’isola, garantendo continuità di fornitura e maggiore affidabilità anche in condizioni di emergenza.
Oltre alla realizzazione fisica delle infrastrutture, Terna ha investito nella digitalizzazione della rete, implementando tecnologie che permettono di monitorare e gestire il flusso di energia in tempo reale. L’obiettivo è prevenire disservizi, ottimizzare la distribuzione e aumentare la resistenza della rete agli effetti dei cambiamenti climatici.





