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Caro Carofiglio, bella idea di libertà di stampa...
Gianrico Carofiglio (Ansa)

Caro Gianrico Carofiglio, caro scrittore, nonché ex magistrato, nonché ex senatore pd, nonché ospite fisso in tv, nonché premio Strega mancato, nonché Simenon alle cime di rapa, nonché cintura nera di karate e di antipatia, Bruce Lee in salsa chic, già bimbo «sfigato e bullizzato» e poi rissaiolo da strada oltre che da talk, le scrivo questa cartolina perché lei, oltre a tutte queste cose, è anche un esimio maestro della libertà di stampa.

E l’altro giorno, durante Piazzapulita, ha impartito una delle sue imperdibili lectio magistralis. Si è detto certo, infatti, che Giorgia Meloni fosse a conoscenza in anticipo dello scoop della Verità sul consigliere del Quirinale e sull’ormai celebre «provvidenziale scossone». E ha aggiunto che, per questo, il premier doveva ordinarci di cambiare la prima pagina. La riflessione mi sembra talmente acuta che non riesco a definirla. Aspetti che chiamo Palazzo Chigi per farmi dettare l’aggettivo giusto.

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Cara Boldrini, lei ha boldrinizzato pure la destra
Laura Boldrini (Imagoeconomica)

Cara Laura Boldrini, questa che le scrivo non è una cartolina: è una resa. Alzo bandiera bianca: ha vinto lei. Quando ho visto il centrodestra votare compatto il «consenso libero e attuale», legge nata da una proposta di cui lei è stata prima firmataria, ho capito che non abbiamo più speranza: altro che fascismo, qui siamo al boldrinismo. Siamo, cioè, al regime del follemente corretto, al manganello femminista, all’olio di ricino se non ora quando. Siamo di fronte alla marcia su Roma in salsa rosa, anzi rossetto, rossetto&littorio. E lei, cara Boldrini, di questa rivoluzione è la grande guida. L’unico duce. Anzi, pardon, l’unica duca. Boldrinisti, a noi.

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Giornali e opposizione in coro contro «La Verità» rea di aver dato una notizia
Annalisa Cuzzocrea (Ansa)
Sulle prime pagine di ieri teneva banco la tesi della bufala. Smentita dall’interessato. E c’è chi, come il «Giornale», si vanta di aver avuto l’informazione e averla cestinata.

Il premio Furbitzer per il giornalista più sagace del Paese va senza dubbio a Massimiliano Scafi del Giornale. Da vecchio cronista qual è, infatti, lui ci ha tenuto subito a far sapere che quella «storia», cioè la notizia delle esternazioni del consigliere del Quirinale Francesco Saverio Garofani, lui ce l’aveva. Eccome. Gli era arrivata in redazione il giorno prima, nientemeno, e con un testo firmato Mario Rossi, nota formula usata dai più sagaci 007 del mondo quando vogliono nascondersi. C’era tutto. Proprio tutto.

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