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Cari colleghi di «Rep», chiedete aiuto ai «fascisti»?
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Cari giornalisti di Repubblica, vi scrivo questa cartolina dopo aver letto il comunicato del vostro cdr (comitato di redazione): siccome fate appello «a tutte le forze sociali, politiche, sindacali e istituzionali», vorrei sapere se posso rispondere anch’io all’appello gridando «presente!» senza essere accusato di fascismo dal vostro Paolo Berizzi. Lo so che la mia solidarietà vale poco, perché di fronte a un attacco alle «garanzie democratiche fondamentali per l’intero Paese», come denunciate, di fronte a una vendita che non è solo una vendita ma un atto che mette a rischio «la sopravvivenza stessa di un pensiero critico», non dovrebbero mobilitarsi solo i poveri cronisti, come il sottoscritto. Dovrebbero mobilitarsi, come minimo, l’Onu, i Caschi blu, le forze intergalattiche, il consiglio di Uranio e Saturno e naturalmente San Pietro con gli arcangeli tutti. A proposito: com’è che non vi hanno ancora espresso solidarietà?

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Caro Fini, il ritorno come padre nobile anche no
Gianfranco Fini (Ansa)

Caro Gianfranco Fini, le scrivo questa cartolina per festeggiare un avvenimento importante: il suo ritorno ad Atreju, la grande festa nazionale del mainstream meloniano. L’altro giorno quando ho letto sulla Stampa che lei si «è commosso per l’invito» perché viene da «giovani che vogliono capire il passato», mi sono commosso per la sua commozione.

«C’è una continuità in una comunità che si percepisce tale», ha chiosato con quel suo tono da vergine sapientina che è tornato ad esibire pure nelle sortite in tv. Poi ha aggiunto: «Il tempo è sempre galantuomo». E come darle torto? Il tempo è galantuomo. Infatti non lo si può svendere come fosse una casa a Montecarlo.

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Caro Carofiglio, bella idea di libertà di stampa...
Gianrico Carofiglio (Ansa)

Caro Gianrico Carofiglio, caro scrittore, nonché ex magistrato, nonché ex senatore pd, nonché ospite fisso in tv, nonché premio Strega mancato, nonché Simenon alle cime di rapa, nonché cintura nera di karate e di antipatia, Bruce Lee in salsa chic, già bimbo «sfigato e bullizzato» e poi rissaiolo da strada oltre che da talk, le scrivo questa cartolina perché lei, oltre a tutte queste cose, è anche un esimio maestro della libertà di stampa.

E l’altro giorno, durante Piazzapulita, ha impartito una delle sue imperdibili lectio magistralis. Si è detto certo, infatti, che Giorgia Meloni fosse a conoscenza in anticipo dello scoop della Verità sul consigliere del Quirinale e sull’ormai celebre «provvidenziale scossone». E ha aggiunto che, per questo, il premier doveva ordinarci di cambiare la prima pagina. La riflessione mi sembra talmente acuta che non riesco a definirla. Aspetti che chiamo Palazzo Chigi per farmi dettare l’aggettivo giusto.

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