2024-06-08
Il modello Italia contro l’invasione targata Ue
L’accordo tra Roma e Tirana segna una svolta. Ma sugli sbarchi l’Europarlamento può fare molto di più.Prima dell’accordo «per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria» con l’Albania che, stando agli annunci di Giorgia Meloni, dovrebbe diventare operativo dal primo agosto, in Europa il tema dei patti con Paesi terzi era quasi un tabù. Sdoganata dall’Italia, la questione ha preso slancio anche in Germania, dove il Bundestag a gennaio ha dato il via libera a una legge per facilitare il trasferimento dei migranti che si sono visti respingere una richiesta di asilo. E così, dopo l’Italia e il Regno Unito (con il Rwanda), la Germania sta cercando di stringere accordi con Paesi terzi per gestire la prima accoglienza e le pratiche amministrative dei richiedenti asilo. «Chi non ha il diritto di rimanere in Germania deve lasciarla», sottolinea ora il ministro dell’Interno, Nancy Faeser, aggiungendo che «è un prerequisito affinché l’immigrazione venga accettata nella società e l’integrazione funzioni». Il modello italiano, che sull’immigrazione sembra aver già convinto gran parte degli Stati membri (in 15 su 27, con un documento inviato alla Commissione europea, hanno chiesto di adottare politiche che esternalizzino la gestione dei flussi migratori. E tra i ministri dell’Interno firmatari ne figurano molti che appartengono al Partito socialista europeo), però non comprende solo il protocollo con Tirana. Uno degli ingranaggi è sicuramente il «partenariato strategico» con Tunisi, il cui obiettivo è limitare l’immigrazione clandestina in partenza dai porti tunisini e combattere il traffico di esseri umani, che ha già parzialmente tamponato una crisi economica e politica che avrebbe spinto verso l’Italia centinaia di migliaia di persone. Strategici anche i patti per contrastare l’immigrazione clandestina con la Libia, alla quale l’Italia ha fornito motovedette per pattugliare le coste, con la Turchia e con l’Algeria. Il contributo diplomatico dell’Italia è stato determinante anche per il raggiungimento di un accordo strategico tra Unione europea ed Egitto, che include tra i suoi pilastri anche il contrasto all’immigrazione clandestina. Anche l’intesa europea sul Patto per la migrazione e l’asilo ha recepito le indicazioni italiane: asilo e protezione per chi ne ha diritto e difesa e controllo delle frontiere esterne dai flussi irregolari. Una svolta, soprattutto sulla necessità di condivisione delle responsabilità tra i Paesi membri nell’affrontare le crisi migratorie. In passato, invece, il meccanismo delle ridistribuzioni su base volontaria e solidaristica è stato certificato come un fallimento. E ora il partito dei Conservatori e riformisti europei (Ecr) ha impostato la campagna elettorale proprio sulla «protezione delle frontiere». Secondo i conservatori europei è necessario «potenziare le infrastrutture di frontiera finanziate da tutti gli Stati membri», ma anche attivare «misure proattive» oltre i confini Ue e «collaborare con i Paesi terzi per l’esternalizzazione della gestione della migrazione». Ovvero il modello italiano. Completa il pacchetto italiano sulle politiche migratorie il decreto Cutro (particolarmente ostacolato da alcune frange della magistratura) che, all’indomani del tragico naufragio in cui hanno perso la vita 94 migranti, ha inasprito le pene per i trafficanti di esseri umani (da 10 a 20 anni per lesioni gravi o gravissime, da 15 a 24 anni in caso di morte di una persona e da 20 a 30 anni per la morte di più persone) e ha introdotto la possibilità di perseguire i reati connessi alla morte o alle lesioni nei confronti dei migranti che si verificano in acque internazionali nel tentativo di raggiungere illegalmente l’Italia. Il decreto Cutro è inoltre intervenuto sui bug della protezione speciale, per evitare che si continuassero a rilasciare permessi di soggiorno senza motivi oggettivi. E ha introdotto procedure accelerate alla frontiera, che consentono in alcuni casi l’espulsione entro 28 giorni e ampliato i termini di trattenimento dei migranti irregolari sino a 18 mesi («Il tempo necessario», spiegò Meloni, «non solo per fare gli accertamenti dovuti, ma anche per procedere con il rimpatrio di chi non ha diritto alla protezione internazionale»). Gli ultimi tasselli sono il Codice di condotta per le Ong, che ha introdotto nuove misure per regolamentare le operazioni di ricerca e soccorso in mare, imponendo il rispetto dell’obbligo di coordinamento con le autorità italiane per l’assegnazione del porto di sbarco, e il decreto Immigrazione, che vieta l’ingresso in Italia degli stranieri condannati per lesioni e mutilazioni genitali femminili, anche con sentenza non definitiva e che ha disposto maggiori controlli sulle domande di visto d’ingresso in Italia le cui maglie, troppo larghe, hanno permesso in passato anche la permanenza e il passaggio di terroristi autori di gravissimi attentati in Europa. Infine, sorgeranno nuovi Cpr da realizzare in località a bassissima densità abitativa e facilmente sorvegliabili. Tutti provvedimenti che viaggiano su tre direttrici: fermare gli ingressi incontrollati, ridurre le partenze e velocizzare i rimpatri. Obiettivi che l’Italia potrà raggiungere solo con un importante sostegno europeo.
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».