2025-10-30
Garlasco è la nuova Mani Pulite, con la giustizia al posto dei politici
Attorno al delitto Poggi, e alla seconda inchiesta di Brescia che ipotizza la corruzione delle toghe, è nato un racconto in cui Internet ha scavalcato la tv in una caccia collettiva a una verità che il «sistema» non ha trovato. Perché Garlasco non è importante tanto per i suoi intrecci narrativi, ma per il fatto che è la presunta corruzione stessa ad aver riscritto più volte la storia con copioni diversi. Per questo ho trovato inappropriato il lungo articolo di Cesare Giuzzi pubblicato domenica 12 ottobre sul Corriere della Sera. L’omicidio di Garlasco viene presentato ironicamente come una soap opera che cambia continuamente trama, come se l’autore non si rendesse conto che il significato del caso giudiziario non è tanto e solo nella soap opera in sé, ma nella sospetta corruzione che ne avrebbe volutamente alterato la trama a scopi di interesse privato. La stampa mainstream descrive il dito e non vede la luna che quel dito indica: Garlasco si avvia a diventare una nuova Mani pulite, pronta a deflagrare non più nella politica ma, questa volta, nella magistratura. E se con Tangentopoli fu la televisione a coagulare l’attenzione del pubblico, oggi è Internet lo spazio mediatico che fa da teatro al nuovo evento. Internet ha messo Garlasco al centro della scena. Nello stesso tempo però Garlasco ha compiuto su Internet un’operazione fondamentale, dando vita a una vera e propria rivoluzione mediatica. la nuova audienceDa tempo frequento Internet perché, come sa chi si occupa di tv, la rilevazione dell’audience condotta da strutture qualificate come Auditel è passata a integrare anche i consumi su piattaforme come smartphone, tablet e Pc. Ma si tratta sempre di audience tv fruita su altri device. Consultando YouTube invece, a un curioso dei media non poteva sfuggire la rivoluzione in atto con la riapertura delle indagini sul delitto di Garlasco. La pandemia e la necessità di contrapporre alla verità ufficiale una verità scientifica incontrovertibile ha fatto sì che nascessero nuove testate Internet spesso più serie della stampa mainstream, che davano voce ad eccellenze scientifiche certificate, in alternativa a voci prive di credibilità, ma rese credibili dal semplice motivo di avere accesso agli unici media dotati di credibilità sociale: la tv e la stampa. Queste testate hanno creato un’alternativa non di rado più credibile della versione ufficiale per analizzare la realtà. Le stesse testate alternative presentano tratti comuni riconoscibili. A differenza dei talk show tv, in cui la verità appare come una ricerca conquistata a colpi di opinioni opposte ed in cui l’attenzione è sostenuta dal conflitto delle parti, i format classici di informazione su Internet sono costruiti sul rispetto delle singole opinioni. Gli oratori non si combattono, ma si alternano come all’interno di una semplice conferenza avversta o confermata da una conferenza parallela. tribuna politicaIl risultato assomiglia più alla «Tribuna politica» della tv pedagogica del servizio pubblico che al talk show odierno, nato negli anni in cui la tv è diventata la grande piazza pubblica in cui era possibile dibattere secondo le regole della democrazia diretta delle origini. La storia della tv è complessa perché prevede un messaggio educativo da veicolare al pubblico. Solo in seguito, con l’ampliarsi della platea diventa «neotelevisione», costruita dall’integrazione col pubblico che diventa parte attiva nei contenuti. Ma solo in seguito, dopo Mani Pulite e con il passaggio dalla tv intrattenimento alla ricerca della Tv-verità sui talk, la televisione assume una nuova funzione di spazio condiviso in cui si dibatte la verità politica. Oggi la verità politica di Mani Pulite appare discutibile ma, a livello mediatico, il senso della televisione come spazio pubblico resta significativo. Qualcosa di analogo sta succedendo su Internet. Le testate più note perseguono la loro ricerca di una verità «politica» che però è sempre unilaterale, o meglio, è basata su una autorevolezza in cui il pubblico non può che fungere da spettatore. In questo contesto l’evento Garlasco apre nuove prospettive e sembra replicare il fenomeno della prima agorà mediatica televisiva. Da tempo la televisione ha perso la capacità di coinvolgere il suo pubblico nella ricerca di una verità che trascenda il gossip. Viceversa, la riapertura dell’indagine Garlasco sembra stia riuscendovi, ricreando una comunità mediatica, un’agorà che non riguarda la tv, ma appunto Internet. Si tratta di un fenomeno contraddittorio perché se la televisione generalista come medium contiene nella parola «generalista» l’idea di una platea ampia e articolata, il computer e i device presuppongono un consumo individuale o almeno di «coda lunga», cioè spalmata nel tempo e nello spazio. La tv generalista deve massimizzare la sua audience nell’immediato. Internet garantisce il raggiungimento di sconti considerevoli nel corso del tempo e nello spazio attraverso l’utilizzo di device diversi. Data la natura di Internet, sembra impossibile creare un’interazione, una collaborazione, uno spazio collettivo di ricerca, eppure Garlasco sembra aver realizzato il miracolo di una ricerca collettiva quotidiana in direzione di una verità non più politica, ma giudiziaria. È un fenomeno che non può sfuggire perché sono gli stessi youtuber a sottolinearlo quotidianamente. oltre il «testimonial»Prima di tutto si è creato un interesse non legato al singolo testimonial, ma all’argomento. Tucker Carlson ha dimostrato che un testimonial forte può coagulare milioni di contatti, indipendentemente da una rete televisiva di supporto. Garlasco sta a testimoniare che Youtube può raggiungere complessivamente un’audience superiore all’audience televisiva, sommando, sulla base del semplice contenuto, un’audience più nota con un’audience anonima generata dal fenomeno stesso, come una «Garlasco channel». Il fenomeno nuovo è la ricerca corale della verità. I commenti online non sono più marginali, ma parte integrante dell’inchiesta. Un’indagine portata avanti dalle procure di Pavia e di Brescia nel massimo riserbo, ma, contemporaneamente amplificata, moltiplicata, analizzata da un pubblico sempre crescente che rivendica verità e principio di non contraddizione. La tv generalista ne esce con le ossa rotte. La maggioranza delle testate hanno replicato il copione pandemico di assoluta obbedienza al potere: «Andrà tutto bene», «I pronunciamenti dell’autorità americana giudiziaria non sono discutibili». Non ha funzionato. La fiducia cieca nell’infallibilità del potere è morta. Oggi i programmi tv, se vogliono raccogliere audience, devono accordarsi all’inchiesta degli youtuber, farla propria, accettare una verità dal basso. Questo è un evento. Assistiamo a una partecipazione collettiva che non ha più al centro la politica, ma la giustizia. Penso che lo spirito del tempo abbia cancellato la dimensione per cui, secondo la definizione aristotelica, «l’uomo è un animale politico». Oggi «politico» è sinonimo di malaffare e la verità sembra non riguardare la tutela della società, ma dell’individuo. La dimensione psicologica individuale sostituisce la politica come bene comune. gente come noiDi fronte all’omicidio di Garlasco due elementi occupano l’immaginazione collettiva. Da un lato la fine orribile di una giovane che, come Chiara Poggi, impersona la ragazza della porta accanto. Dall’altro la condanna senza prove del povero Alberto Stasi: anch’egli uno di noi. La ricerca della giustizia viene recepita a livello sociale come un movente più forte di quello politico. La politica sembra un valore astratto, ma a ciascuno di noi poteva toccare la sorte di Chiara e Alberto. In un’epoca di astensionismo la maggioranza si rifiuta di votare ma rivendica il suo diritto al controllo sull’operato delle Procure. I cittadini pagano le tasse per ottenere servizi concreti. Anche allo Stato minimo si richiede almeno la sicurezza dei cittadini. E nel momento in cui i giudici sembrano farsi comprare possiamo essere vittime come Chiara Poggi. Tutti possono essere vittime, in modo diverso, come Alberto Stasi. Abbiamo diritto a vigilare sui giudici. il fattore corruzioneMa perché proprio Garlasco anziché Yara Gambirasio, Cogne o il mostro di Firenze? La risposta sta nella procura di Pavia e nelle indagini di Fabio Napoleone, percepito su Internet come il nuovo eroe in grado di ripulire la magistratura. La riapertura dell’indagine su Garlasco avviene, cronologicamente, dopo le due inchieste definite Clean 1 e Clean 2 che hanno già accertato, sul piano civile, la corruzione a Pavia. Garlasco non è che la derivazione di un malaffare che coinvolgeva la magistratura penale e civile e prevedeva una corruzione capillare con tariffe accessibili. Quando è emersa l’indagine sull’ex procuratore Venditti, l’avvocato Lovati ha commentato che per corrompere un magistrato, che guadagna secondo il suo giudizio 25.000 euro al mese, 20.000 o 30.000 euro sarebbero una cifra incongrua. Dieci volte tanto, invece, sarebbe comprensibile. La verità è squallida: 20-30.000 euro, che rappresentano comunque oggi per una famiglia una cifra più che considerevole, sono una tariffa media accessibile a una corruzione pianificata che, proprio perché sistemica, non poteva prevedere esborsi inaccessibili se voleva farsi normalità e sistema. Clean 1 e Clean 2, coinvolgendo in parte gli stessi protagonisti dell’indagine di Garlasco, sono il quadro di una corruzione quotidiana e generalizzata senza la cui evidenza Garlasco risulterebbe incomprensibile. Quindi le due indagini civili hanno reso comprensibile l’indagine penale. Ma senza indagine penale, Clean 1 e 2 non avrebbero ricevuto nessuna attenzione. Il «crime» in sé stesso è un potente motore per coagulare l’attenzione dell’opinione pubblica. Il crime è in sé un sinonimo di storia: rottura dell’equilibrio, eventi eccezionali, infrazione della legge e della normalità. Ma Garlasco è più di un crime: non c’è solo un delitto. Ci sono vari piani di lettura: dalle ipotesi di amori di provincia proibiti, alla pedofilia, fino alle congetture su massoneria e satanismo. Tutto il repertorio della narrativa più «borderline» è presente, coniugato con la banalità del male, le mazzette, la solita corruzione delle istituzioni. Un soggetto così forte da promuovere una rivoluzione mediatica e fare di Youtube la nuova agorà degli italiani.
Emanuele Fiano (Getty Images)
Emanuele Fiano (Imagoeconomica)