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Cooperanti costretti a collaborare coi terroristi. Save the children rifiutò e fu ostacolata.

Per capire cosa comporti oggi parlare di ricostruzione a Gaza occorre partire da ciò che per anni è rimasto ai margini della percezione pubblica. I file interni del Meccanismo di sicurezza di Hamas, ottenuti e resi consultabili dall’organizzazione israeliana Ngo monitor, fotografano un sistema che progressivamente ha inglobato l’intero comparto umanitario. Nel tempo, tutta una serie di organizzazioni internazionali e realtà locali finanziate anche dall’Ue sono state assorbite e riconfigurate fino a diventare un parte dell’apparato ideologico, politico e militare di Hamas. La presenza delle Ong - dalle britanniche Map-Uk e Human appeal alle americane Mercy corps, Anera e Catholic relief services, fino a grandi marchi della cooperazione come Oxfam, Save the children, International medical corps, Nrc, Handicap international, Médecins du monde, Médecins sans frontières-Belgio e Action against hunger, insieme a realtà europee come Cesvi, WeWorld-Gvc, Educaid Italia, DanChurchAid, Terre des Hommes Svizzera, Iocc e Sos Children’s villages - non è mai stata davvero indipendente: tutte hanno operato in un quadro imposto dal ministero dell’Interno e della Sicurezza nazionale di Hamas, che autorizzava, bloccava o ridefiniva ogni progetto in base alle proprie priorità strategiche.

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Tra cortei radicalizzati, assalti alle redazioni e tensioni legate al caso dell’imam espulso, Augusta Montaruli analizza la deriva delle piazze torinesi e avverte: senza misure tempestive, il capoluogo rischia di diventare il laboratorio nazionale di un nuovo estremismo di strada.

Ospite l’on. Augusta Montaruli Vice Capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati.

Ansa
Sfregiata anche la targa dedicata a Gaj Tachè, il bambino di due anni ucciso nel 1982 da terroristi palestinesi. Solidarietà bipartisan alla comunità ebraica. Mattarella telefona al presidente Fadlun. Silenzio da Albanese.

In Italia la scia di ostilità contro luoghi e simboli dell’ebraismo continua a espandersi. Nella notte tra domenica e lunedì due individui hanno imbrattato le mura della sinagoga di Monteverde, a Roma, tracciando frasi come «Palestina libera» e «Monteverde antisionista e antifascista». Le scritte sono apparse lungo via Giuseppe Pianese, a pochi passi dalla targa dedicata a Stefano Gaj Taché, il bambino assassinato nell’attacco terroristico palestinese del 9 ottobre 1982, anch’essa ricoperta di vernice nera.

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