2025-03-30
Le toghe pronte a un’altra crociata per congelare il Cpr in Albania
Silvia Albano (Imagoeconomica)
Silvia Albano di Md torna a catechizzare i colleghi su come ostacolare i trasferimenti dei migranti da espellere. Poi, «da cittadina» fa un comizio: «Misura inutile e costosa, i centri in Italia sono vuoti». Sì: grazie ai giudici...La storia si ripete; se come tragedia o come farsa, lo vedremo. Ieri, per la seconda volta in meno di un anno, la giudice Silvia Albano ha di fatto indicato ai colleghi quali utensili giuridici impugnare per smontare anche la nuova fase del protocollo Italia-Albania.Il punto di partenza è il decreto licenziato venerdì dal governo, con cui si autorizza il trasferimento a Gjadër degli stranieri già destinatari di un provvedimento di espulsione e, al momento, reclusi in uno dei dieci Centri per il rimpatrio presenti nel nostro Paese. La presidente della corrente di sinistra, Magistratura democratica, nonché giudice della sezione immigrazione del tribunale di Roma, che aveva bocciato il primo provvedimento di trattenimento in Albania, ieri, dalla colonne di Repubblica, ha prontamente segnalato i potenziali vulnus funzionali a neutralizzare il tentativo dell’esecutivo. «Il centro non si trova in territorio italiano», ha sottolineato, mentre «la direttiva rimpatri prevede che un migrante, che debba essere rimpatriato perché destinatario di un provvedimento di espulsione esecutivo, può essere trasferito in uno Stato terzo solo con il suo consenso, ma in questo caso verrebbe mandato in uno Stato terzo da trattenuto». A Roma non la pensano così. Dentro i centri albanesi vengono fatte rispettare le condizioni previste dalle normative di Roma e Bruxelles. Perciò, a differenza di quanto sostiene la Albano, non ci sarebbe attrito con la direttiva del 2008: essa lascia liberi gli Stati membri dell’Unione di stabilire con quali modalità effettuare i rimpatri, purché assicurino l’osservanza delle garanzie previste dalla direttiva stessa. È dunque centrale la differenza tra il Cpr di Gjadër e quel return hub da collocare in Paesi extraeuropei, previsto nelle bozze del nuovo regolamento di Bruxelles. Per di più, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, garantisce che c’è stato un via libera dall’Ue. La giudice di Md, comunque, contesta proprio le condizioni del trattenimento dei migranti in Albania «in ordine all’effettività del diritto di difesa: è difficile avere contatti con l’avvocato, non è possibile effettuare colloqui in presenza col difensore, le modalità dell’esercizio di un diritto fondamentale sono affidate al responsabile del centro». Al centro di Gjadër poco manca per diventare un campo di concentramento - il paragone con i lager lo aveva tirato fuori la senatrice Liliana Segre. E allora, perché nemmeno uno straniero di quelli trasportati al di là dell’Adriatico è stato tenuto nella struttura balcanica? La Albano evoca anche l’ipotesi che i trattenuti con provvedimento convalidato inoltrino domanda di asilo: in queste circostanze, «cambiano i presupposti e deve adottarsi un altro provvedimento di trattenimento che dovrà essere convalidato dalla Corte d’appello di Roma». Quella in cui il presidente, Giovanni Meliadò, citando carenze di organico, ha ricollocato gli stessi giudici ostili al protocollo Albania della sezione immigrazione del tribunale. Albano non figura nella rosa e, forse, tanto è bastato per indurla a esprimere valutazioni politiche: «Da cittadina viene da chiedersi il senso di tutto ciò. Di fronte al fatto che i Cpr italiani sono in parte vuoti, vale la pena di spendere almeno il triplo di quanto si spenderebbe in Italia per mantenere un Cpr?».Una cittadina ha facoltà di parola, certo. Pazienza se i giudici, che dovrebbero non solo essere imparziali ma anche apparire tali, invece si schierano. La vera domanda è un’altra: se i rimpatri vanno a rilento, una quota di responsabilità non ricade su di loro? Regge sul serio la storia dei magistrati che si limitano ad applicare la legge?È ovvio che l’ultimo decreto punta a dimostrare che il progetto in Albania non è morto e sepolto. Il tutto, in attesa che la Corte europea si pronunci sui ricorsi pendenti e che Bruxelles si risolva ad anticipare almeno all’estate prossima il giro di vite sulla nozione di Paesi sicuri, con cui verrebbero neutralizzate sia un’eventuale sentenza del Lussemburgo sfavorevole a Roma, sia le mancate convalide da parte delle toghe italiane. In ogni caso, la nuova funzione del Cpr albanese potrebbe fungere da deterrente alle partenze: per un migrante sul quale pende un decreto d’espulsione, un conto è fuggire - è accaduto - da un Cpr nel Goriziano, vedendosi spianata la strada per il Nord Europa; un conto è scappare da Gjadër, ritrovandosi fuori dal territorio dell’Ue e sotto la giurisdizione albanese. È normale che la Albano catechizzi i colleghi sulle strategie per disinnescare l’accordo tra Giorgia Meloni ed Edi Rama? Era già successo l’8 maggio 2024: sul sito di Md, la toga avvisava che, per impedire i trasferimenti nei centri balcanici, sarebbe bastato disapplicare il decreto ministeriale sui Paesi sicuri, fonte del diritto secondaria. Più che una Magistratura democratica, è una magistratura militante.
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.