2023-11-07
Colpo di scena sui migranti, ora li mandiamo in Albania
L’idea di inviare i richiedenti asilo più lontano possibile dai propri confini non è nuova. Che non ci siano più posti e risorse l’hanno capito ovunque, dalla Germania alla Danimarca. Il protocollo non cancella il problema? Almeno, lo sposta oltremare.Se non si possono chiudere i porti italiani ai profughi, possiamo almeno provare ad aprire ai migranti quelli albanesi. Deve aver pensato questo Giorgia Meloni quando ha deciso di rivolgersi a Edi Rama, primo ministro di Tirana. Da un anno a questa parte, il presidente del Consiglio si scontra con l’Europa e con i giudici, i quali appena possono mettono i bastoni fra le ruote del governo ricorrendo a mille cavilli. Dunque, per fermare l’invasione di extracomunitari in arrivo dall’Africa, visto che ri in strutture disseminate lungo la penisola non si può, in quanto oltre all’intervento della magistratura c’è l’opposizione delle comunità locali che non vogliono vivere a fianco dei Cpr, li sistemeremo dall’altra parte dell’Adriatico, in terra albanese. L’idea di spedire i migranti il più lontano possibile dai propri confini, a dire il vero non è nuova. Prima di Giorgia Meloni ci hanno provato alcuni Paesi europei, tra i quali la civilissima Danimarca. La Gran Bretagna addirittura aveva immaginato di portare i richiedenti asilo in Ruanda, ma poi la Corte suprema si è messa di traverso. Sta di fatto che ormai, dopo anni di accoglienza indiscriminata, la maggior parte della democratica Unione europea sta cercando soluzioni al problema di un flusso di stranieri in cerca di sussidi che non sembra avere fine. In Germania lo ha detto chiaro e tondo il ministro delle Finanze, Christian Lindner, spalleggiato da quello della Giustizia, Marco Buschmann. In altre parole, non c’è posto per tutti e soprattutto, le strutture per ospitare i nuovi venuti non sono sufficienti.Dunque, da queste semplici constatazioni, che sulle pagine della Verità facciamo ormai da anni, il presidente del Consiglio dev’essere arrivato alla conclusione che era necessario trovare altre sponde per far approdare i migranti. Scartata l’opzione Libia, un tempo usata dal governo di sinistra quando al ministero dell’Interno c’era Marco Minniti, ma oggi impraticabile a causa dell’instabilità politico-militare, evaporata la soluzione tunisina, a causa della crisi economica e delle rigidità europee unite a quelle del capo dello Stato Kais Saïed, ecco avanzare la possibilità di aprire porti sicuri in Albania, un tempo terra di forte emigrazione e oggi, forse, di possibile accoglienza. Pare che a lavorare sul dossier Tirana sia stata la stessa premier, che l’estate scorsa si era permessa un viaggio al di là dell’Adriatico. I giornali avevano parlato di una vacanza lampo ospite di Edi Rama, omologo albanese di Giorgia Meloni. In realtà, la trasferta non era di piacere bensì di lavoro. E infatti, passati i mesi, ecco qui un accordo di partenariato strategico che prevede, oltre a una serie di accordi commerciali, anche una collaborazione sul fronte dei migranti, per verificare quanti hanno davvero diritto alla protezione umanitaria e quanti, invece, debbano essere rispediti a casa. L’Albania consentirà all’Italia di utilizzare alcune aree, a Nord del porto di Durazzo e i territori tra le città di Lezha e Scutari, per realizzare a proprie spese due strutture dove gestire l’ingresso e l’accoglienza temporanea delle persone salvate in mare. In passato si era parlato di creare centri di accoglienza di là dal Mediterraneo, in Tunisia o in Libia, ma si era immaginata anche qualche altra soluzione nell’Africa subsahariana o addirittura su un’isola. A gestire le strutture avrebbe potuto essere l’Onu o qualche organizzazione umanitaria. Ma l’idea di trasferire il problema oltremare aveva sempre incontrato una serie di difficoltà tecniche, oltre che politiche. Fino a ieri per lo meno, prima della soluzione albanese. La giurisdizione all’interno dei centri sarà italiana, così da evitare contestazioni di natura giuridica, e obiezioni a proposito della definizione di porto sicuro (come noto è l’argomento a cui si appigliano giudici e avvocati per liberare i migranti trattenuti sulle navi o nei Cpr). E per quanto riguarda la capacità di accoglienza, si parla di almeno 3.000 posti letto. A sinistra gridano ai lager, ai centri di deportazioni e altra roba simile. In realtà, visto che in Italia i Cpr nessuno li vuole, li esportiamo, spostando il problema un po’ più in là. Per lo meno non avremo i clandestini sotto casa. Non è ancora la soluzione ottimale, ma di sicuro è un passo avanti.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.