2025-02-15
Il «modello Albania» conquista Macron. Parigi sostiene l’Italia
A sorpresa, la Francia presenta una memoria pro Giorgia Meloni alla Corte di giustizia Ue in vista dell’udienza del 25 febbraio.Arriva inaspettato dalla Francia il sostegno al governo italiano su tema dei centri per i rimpatri in Albania: con una mossa a sorpresa dal punto di vista politico, Parigi si schiera al fianco di Roma in vista dell’udienza del prossimo 25 febbraio della Corte di giustizia europea sulla legittimità del trattenimento dei migranti nelle strutture di Shengjin e Gjader. La notizia l’ha pubblicata ieri Il Foglio: il governo francese si unisce agli altri 12 che presenteranno una memoria a sostegno dell’Italia nell’ambito del contenzioso giuridico relativo alla mancata convalida dei trattenimenti dei migranti salvati in acque internazionali e trasportati nei centri albanesi riservati alla procedura accelerata di frontiera, che riguarda persone provenienti da Paesi considerati sicuri dal governo italiano e prevede un iter di 30 giorni al massimo per l’esame delle richieste di asilo e (in caso di diniego) il rimpatrio. In varie occasioni i giudici italiani (prima le sezioni speciali per l’immigrazione e poi la corte di appello di Roma) non hanno convalidato i trattenimenti di richiedenti asilo provenienti da Bangladesh e Egitto, investendo della decisione finale la Corte di giustizia europea che si riunirà in udienza il 25 febbraio e entro un paio di mesi emetterà la sentenza. La posizione dell’Italia, che ritiene legittimi i trattenimenti in Albania, verrà quindi sostenuta davanti alla Corte anche dalla Francia. Il peso di Parigi sul piatto della bilancia è tutt’altro che trascurabile, anzi può risultare determinante, ed è facile comprendere le ragioni della mossa di Emmanuel Macron. Il contrasto all’immigrazione clandestina è ormai una emergenza che riguarda tutta l’Europa, e che vede l’Italia in una posizione critica solo e soltanto per motivi di carattere geografico. La stragrande maggioranza di chi sbarca illegalmente in Italia, si trasferisce poi in altri Paesi europei. Ostacolare il nostro governo nell’azione di contrasto all’immigrazione clandestina è come impedire al fabbro di riparare la serratura rotta del portone d’ingresso del condominio dove abitano tutti gli Stati membri dell’Unione Europea: un atto di puro autolesionismo che si può spiegare solo con ragioni di carattere ideologico, ma non ha alcuna giustificazione razionale. Del resto, l’Italia sull’argomento degli hub per i rimpatri in paesi terzi, il «modello-Albania», è tutt’altro che isolata in Europa: su 27 Stati membri, ben 14 (Italia, Bulgaria, Danimarca, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Grecia, Cipro, Malta, Olanda, Austria, Polonia, Romania e Finlandia) lo scorso maggio hanno sottoscritto una lettera inviata alla Commissione europea per sollecitare nuove misure che integrino il patto sulla migrazione. «Incoraggiamo il rafforzamento degli aspetti interni ed esterni del rimpatrio», si legge nel documento dei 15, «per arrivare a un’efficace politica di rimpatrio dell’Ue». I firmatari propongono «l’esame della potenziale cooperazione con i Paesi terzi sui meccanismi di hub di rimpatrio, dove i rimpatriati potrebbero essere trasferiti in attesa del loro allontanamento definitivo». Prendendo spunto dall’accordo tra Italia e Albania, i firmatari incoraggiano la Commissione e gli Stati membri a «esplorare potenziali modelli all’interno dell’attuale acquis dell’Ue, oltre a considerare l’eventuale necessità di modifiche alla direttiva sui rimpatri», poiché «le attuali sfide relative al sistema di asilo e migrazione dell’Ue, tra cui il forte aumento degli arrivi irregolari, sono insostenibili: la nostra responsabilità e il nostro impegno principali consistono nel sostenere la stabilità e la coesione sociale, evitando di rischiare la polarizzazione delle società europee e la perdita di unità nella famiglia degli Stati membri dell’Ue». Anche l’accordo tra Italia e Tunisia viene considerato una buona soluzione, tanto che la lettera auspica la realizzazione di «partenariati completi, reciprocamente vantaggiosi e duraturi con i principali Paesi partner lungo le rotte migratorie». La decisione della Francia di sostenere le ragioni del governo italiano viene commentata con soddisfazione dalla maggioranza: «L’adesione della Francia al modello Albania, rilanciata da alcuni quotidiani», argomenta la vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Elisabetta Gardini, «conferma la lungimiranza del governo Meloni nella gestione dei flussi migratori. Con il sostegno di Parigi e di altri 12 Paesi europei, la nostra strategia per rafforzare i confini e accelerare le procedure di frontiera si afferma come soluzione concreta e condivisa». «La Francia», sottolinea il senatore di Fdi Marco Scurria, «si aggiunge ai Paesi europei che sostengono il modello Albania. Solo la sinistra italiana e una certa magistratura politicizzata tentano di contrastare l’impegno del governo Meloni contro l’immigrazione clandestina e i trafficanti di uomini». «Accogliamo con particolare favore l’appoggio della Francia», sostiene il ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr Tommaso Foti, «oltre che di numerosi altri Paesi europei, in vista dell’udienza dibattimentale presso la Corte di giustizia europea, in programma per il prossimo 25 febbraio, sul tema dei paesi sicuri. Si rafforza dunque la posizione italiana secondo cui l’elenco dei paesi sicuri è prerogativa dei governi. Grazie all’esecutivo Meloni, la nostra nazione è diventata un punto di riferimento per le politiche sull’immigrazione».
(Totaleu)
«Strumentalizzazione da parte dei giornali». Lo ha dichiarato l'europarlamentare del Carroccio durante un'intervista a margine della sessione plenaria al Parlamento europeo di Strasburgo.