2025-11-20
Garofani conferma le parole sullo «scossone»
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Altro che «attacco ridicolo», come aveva scritto il Quirinale. Garofani ammette di aver pronunciato in un luogo pubblico il discorso anti premier. E ora prova a farlo passare come «chiacchiere tra amici».Sceglie il Corriere della Sera per confermare tutto quanto scritto dalla Verità: Francesco Saverio Garofani, ex parlamentare Pd, consigliere del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, finito nella bufera per alcune considerazioni politiche smaccatamente di parte, tutte in chiave anti Meloni, pronunciate in un ristorante e riportate dalla Verità, non smentisce neanche una virgola di quanto da noi pubblicato.«Sono molto amareggiato», esordisce Garofani, «per me e i miei familiari. Mi spaventa la violenza dell’attacco e quel che fa male è l’impressione di essere stato utilizzato per colpire il presidente. Mattarella? È stato affettuosissimo, mi ha detto stai sereno, non te la prendere». Certo, nella grammatica politica italiana moderna «stai sereno» non è esattamente una formula rassicurante, ma Garofani ostenta tranquillità: «Sono convinto di aver dimostrato con i fatti l’assoluto rispetto per le istituzioni in tutti i ruoli che ho ricoperto. Era una chiacchierata in libertà tra amici. Non ho mai fatto dichiarazioni fuori posto», aggiunge il consigliere del Quirinale, «mai esibizioni di protagonismo. Da quando il presidente mi ha fatto l’onore di chiamarmi a collaborare con lui sono sempre stato convintamente al suo servizio, al servizio dell’istituzione. Non faccio politica dal 2018. Perché ho citato Ernesto Maria Ruffini? È un amico, lo stimo».Tutto confermato, dunque, seppure derubricato a «chiacchiere tra amici». Bene, anzi molto male, perché quelle «chiacchiere tra amici», hanno suscitato la sacrosanta irritazione di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia. Riavvolgiamo il nastro e rileggiamole: «Un anno e mezzo di tempo», ha detto Garofani tra un piatto di pasta alla norma e una porzione di pesce spada, «forse non basta per trovare qualcuno che batta il centrodestra: ci vorrebbe un provvidenziale scossone. Speriamo che cambi qualcosa prima delle prossime elezioni», ha aggiunto Garofani, «io credo nella provvidenza. Basterebbe una grande lista civica nazionale». Ernesto Maria Ruffini, l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate del quale in tanti invocano la discesa in campo può aiutare, ma, «serve un intervento ancora più incisivo di Romano Prodi». Altro che chiacchiere da bar: siamo di fronte a un chiaro discorso politico, che ha come fulcro la necessità di trovare «qualcuno che batta il centrodestra» magari anche grazie a un «provvidenziale scossone». Immaginate uno strettissimo collaboratore del designatore degli arbitri di calcio italiani, Gianluca Rocchi, che a tavola dicesse: «C’è la necessità di trovare qualcuno che fermi l’Inter e gli impedisca di vincere lo scudetto: ci vorrebbe un provvidenziale scossone». La regolarità del campionato sarebbe inevitabilmente falsata. Quel dirigente non potrebbe restare un momento in più al suo posto: in caso contrario, ogni rigore, ogni fuorigioco, ogni cartellino rosso contro l’Inter verrebbe visto con sospetto. Con la sua ammissione affidata al Corriere della Sera di ieri, Garofani ha, diciamola tutta, procurato danno anche al Quirinale. La nota diramata martedì dalla presidenza della Repubblica in risposta al capogruppo di Fdi alla Camera, Galeazzo Bignami, che chiedeva che le frasi di Garofani riportate dalla Verità fossero «smentite senza indugio in ossequio al rispetto che si deve per l’importante ruolo ricoperto dovendone diversamente dedurne la fondatezza», ricordiamolo, recitava così: «Al Quirinale si registra stupore per la dichiarazione del capogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa», sottolineava il Colle, «che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo». Beh, sarebbe stato ridicolo e pure peggio se le frasi di Garofani fossero risultate false. Invece no: sono vere, talmente vere che lo stesso protagonista non le ha smentite ma derubricate a «chiacchiere tra amici». La sensazione è che Fratelli d’Italia terrà il punto: ieri è stato il capogruppo al Senato, Lucio Malan, a tornare con grande fermezza sulla questione: «L’onorevole Bignami e Fratelli d’Italia», ha detto Malan, «hanno tenuto sulla questione Garofani un comportamento istituzionalmente corretto e altamente rispettoso del presidente della Repubblica. Le polemiche della sinistra sono palesemente pretestuose e in mala fede. Un importante quotidiano ha riportato le sorprendenti frasi del consigliere Garofani. Cosa avrebbe dovuto fare Fdi, e in generale la politica? Bignami si è limitato a fare la cosa istituzionalmente più corretta», ha aggiunto Malan, «chiedere al diretto interessato di smentire, proprio per non tirare in ballo il Quirinale e il presidente Mattarella in uno scontro istituzionale. La reazione scomposta del Pd e della sinistra sorgono dal fatto che avrebbero voluto che anche Fdi, come loro, sostenesse che la notizia riportata da La Verità fosse una semplice fake news. Ma oggi (ieri, ndr) il consigliere Garofani conferma la veridicità della notizia. Penso che a questo punto la sinistra dovrebbe chiedere scusa per gli attacchi rivolti al direttore Belpietro, a Bignami e a Fdi». Al di là delle dichiarazioni di facciata, molti esponenti di sinistra rimproverano a Garofani di essere stato quanto meno superficiale. Diciamo che però di una cosa può essere soddisfatto: uno «scossone» è arrivato. Lo ha dato lui al Quirinale.
Giorgia Meloni e Sergio Mattarella (Ansa)
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Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
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