2025-11-20
L’uomo di Mattarella conferma tutto
però non vuole mollare la poltrona
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Il Quirinale aveva definito «ridicola» la rivelazione sul piano anti-Meloni del dirigente. Peccato che egli stesso abbia confessato che era vera, sminuendo: «Solo chiacchiere tra amici...». Lui è libero di tifare chi vuole: non a fianco del presidente della Repubblica.Qualche scafato cronista, indispettito per aver preso quello che in gergo giornalistico chiamiamo «buco», ieri ha provato a metterci una pezza e a screditare lo scoop della Verità sul consigliere chiacchierone e maneggione di Sergio Mattarella. Purtroppo per lui, dietro le nostre rivelazioni non c’è nessun anonimo: se abbiamo rivelato che Francesco Saverio Garofani vagheggiava un «provvidenziale scossone» per far cadere Giorgia Meloni, e la costituzione di una grande lista civica che la possa battere alle prossime elezioni, è perché delle sue parole abbiamo certezza. Le ha pronunciate giovedì scorso, in un ristorante romano che si affaccia su piazza Navona, alla presenza di oltre venti persone. Era una cena di beneficenza (non quattro chiacchiere fra amici, come lui stesso sul Corriere ha provato a minimizzare) e i camerieri hanno servito pasta alla norma e pesce spada per tutti, menù accompagnato da vino bianco e rosso. Garofani, oltre ad auspicare l’intervento della provvidenza per sconfiggere la premier, si è dilungato sulla necessità di cambiare l’attuale sistema elettorale con quello proporzionale, forse dimenticando che il presidente della Repubblica per cui lavora è stato padre del cosiddetto Mattarellum, ovvero di un maggioritario corretto da una quota proporzionale. Al Senato nel 2022, ha spiegato il consigliere del Quirinale, il centrodestra ha conquistato appena 12 seggi in più dei necessari e «se il centrosinistra avesse fatto patti di desistenza, soprattutto al Centro e al Sud, il risultato» a Palazzo Madama «sarebbe stato diverso», così come la «formazione del governo».Ovviamente, è normale che un ex parlamentare di lungo corso discetti di sistemi elettorali, schieramenti, leader e quant’altro. Un po’ meno accettabile è che lo faccia l’importante consigliere del presidente della Repubblica e addirittura è intollerabile che un uomo così vicino al capo dello Stato parli liberamente e in pubblico (non in privato e con quattro amici) di «provvidenziali scossoni» per battere un premier. La questione è tutta qui e a differenza di quanto l’ufficio stampa del Quirinale e l’opposizione hanno provato a fare non si può insabbiare.Innanzitutto perché è stato lo stesso Garofani a confermare ciò che abbiamo scritto. Il consigliere per la Difesa non ha negato le parole che gli abbiamo attribuito, si è solo detto molto amareggiato, lamentandosi «per la violenza dell’attacco». Ma nei nostri articoli non vi è traccia di violenza: nessun attacco e nessun insulto, solo la ricostruzione dei fatti, che lo stesso Garofani non è stato in grado di smentire, in particolare sull’ormai famoso provvidenziale scossone. Sono convinto, ha detto al Corriere, «di non aver mai fatto dichiarazioni fuori posto, mai esibizioni di protagonismo». Infatti, nessuno di noi gli ha attribuito smanie di protagonismo, anzi, semmai le sue parole hanno fatto venire il sospetto di un’azione nell’ombra, di manovre politiche fuori dalla logica ufficiale dei partiti.Ciò detto, a me sembra che la questione sia molto chiara, soprattutto dopo la visita di Giorgia Meloni a Sergio Mattarella. A conclusione dell’incontro il presidente del Consiglio ha escluso uno scontro istituzionale con il capo dello Stato, ma ha fatto trapelare di ritenere inopportune le parole di Garofani e da fonti vicine a lei è stata fatta filtrare un’indiscrezione: la premier non ha chiesto le dimissioni del consigliere, ma un passo indietro le farebbe piacere. Difficile darle torto. L’ex parlamentare del Pd è il segretario del Consiglio supremo di difesa di cui Mattarella è presidente e Meloni vicepresidente. In pratica, Garofani siede fra la premier e il capo dello Stato. E il suo ruolo, soprattutto di questi tempi, è assai delicato, visto che è l’uomo di raccordo fra Quirinale, Palazzo Chigi, ministero della Difesa e forze armate. Può rimanere in quella posizione una persona che in un incontro pubblico si lascia andare a determinati discorsi che mirano a delineare un cambiamento dello scenario attuale? Nessuno vieta a Garofani di fare politica per una parte, ma non la può fare seduto al fianco di Mattarella. Lo capisce anche un bambino. I soli a non capirlo sono quelli del Pd e i colleghi di alcuni giornali.
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
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Elon Musk e Francesco Saverio Garofani (in foto piccola) Ansa