2025-11-20
Non solo il superconsigliere. Ecco nomi e incarichi nella squadra progressista del capo dello Stato
Il «cerchio magico» di Mattarella ha un profondo legame con la corrente progressista della Balena bianca: tra i consiglieri più fidati Guerrini e Astori. Ma anche il magistrato Erbani. Il portavoce? Ovviamente quel Grasso che firmava gli editoriali contro Berlusconi.Da quando Sergio Mattarella è diventato presidente della Repubblica, nel 2015, il Quirinale è diventato il luogo in cui una parte precisa della storia politica italiana ha trovato la sua continuità più silenziosa. Non una corrente, non un partito, non una famiglia politica nel senso tradizionale: piuttosto la lunga ombra della vecchia sinistra democristiana, la componente cattolico-progressista che ha attraversato tre decenni di trasformazioni, dall’epoca della Prima Repubblica fino al Partito democratico. È un mondo che negli anni ha perso peso elettorale, ma che negli ingranaggi dello Stato ha mantenuto una presenza costante, stratificata, spesso decisiva.La composizione dello staff presidenziale ne offre una fotografia precisa. Il presidente può disporre di almeno dieci consiglieri e tre consulenti. Con alcuni si permette di usare il «tu», con altri preferisce il «lei». Tra i primi, i più confidenti, oltre all’ormai noto segretario del consiglio supremo di Difesa Francesco Saverio Garofani, c’è il segretario generale Ugo Zampetti, figura tecnica di esperienza, emblema della intricata burocrazia parlamentare: formato alla scuola della Camera negli anni in cui la Dc rappresentava l’ossatura del sistema, ha attraversato - da segretario generale di Montecitorio - stagioni politiche diverse, lavorando con Luciano Violante, Pier Ferdinando Casini, Fausto Bertinotti, Gianfranco Fini e Laura Boldrini. Una sequenza che mostra la sua cifra istituzionale: capace di fare da garante a maggioranze opposte, pur restando figlio della tradizione democristiana da cui proviene.Accanto a lui si muove Simone Guerrini, direttore della Segreteria del presidente, considerato da molti una presenza centrale nelle dinamiche interne del Quirinale. La sua biografia è intrecciata con la storia della sinistra Dc: già dirigente dei giovani democristiani, cresciuto nella rete dei popolari europei, fu tra i protagonisti dell’ascesa di un giovanissimo Enrico Letta all’interno del movimento giovanile del Partito popolare europeo. Un percorso che incarna la genealogia di quella generazione politica: un filo che parte dalla Dc, passa per il Ppi, arriva alla Margherita e poi al Pd. Una continuità personale con Mattarella che risale ai tempi in cui l’attuale presidente sedeva nei governi della Prima Repubblica, e che oggi lo colloca nel ruolo strategico di architrave della macchina quirinalizia.Nello stesso solco si colloca Gianfranco Astori, consigliere per l’informazione, altro a cui Mattarella dà del tu. Ex sottosegretario Dc, parlamentare da inizio anni Ottanta fino alla crisi della Prima Repubblica, giornalista, Astori rappresenta l’altra faccia di quel mondo: la componente politico-istituzionale che, dopo la dissoluzione della Balena Bianca, ha trovato una nuova identità civile nel giornalismo e nella comunicazione pubblica. La struttura della comunicazione è completata da Giovanni Grasso, portavoce del presidente. Prima di approdare al Quirinale, Grasso aveva firmato editoriali che lo collocavano con chiarezza nel filone critico del berlusconismo: ha scritto, su Avvenire, pagine molto dure contro la presunta «torsione ipermaggioritaria» del Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi, mettendo in guardia dai rischi di un sistema in cui la «dittatura della maggioranza» potesse sostituire l’equilibrio costituzionale. Una lettura che rifletteva il clima di quegli anni, ma che in retrospettiva mostra la matrice culturale del giornalista: istituzionalista, cattolico, e tutt’altro che benevolo verso le stagioni politiche guidate dal centrodestra. Anche Daniele Cabras, giurista cresciuto nella sinistra democristiana, ha lavorato a lungo con Mattarella: prima come capo di gabinetto alla vicepresidenza del Consiglio, poi come consigliere giuridico alla Difesa, e successivamente con Rosy Bindi e Fabrizio Saccomanni nei governi Prodi e Letta, prima di diventare consigliere del presidente. Con gli altri consiglieri Mattarella è meno in confidenza, ma nel cerchio quirinalizio rientrano anche figure di area affine: Fabio Cassese, già vicecapo di gabinetto di Paolo Gentiloni alla Farnesina durante il governo Renzi; Gianni Candotti, generale dell’Aeronautica; Emilia Mazzuca, prefetta; Magda Bianco, dirigente della Banca d’Italia; e Luisa Corazza, accademica del lavoro e delle aree interne. A questa squadra si aggiunge Stefano Erbani, magistrato chiamato nel 2017 a seguire per il presidente gli affari della giustizia. Legato a Magistratura democratica, la corrente progressista delle toghe, da sempre critica verso le politiche di centrodestra, nei suoi scritti ha spesso difeso l’autonomia della magistratura e una lettura garantista del sistema disciplinare e dei poteri del pubblico ministero, confermando la tradizione della sinistra giudiziaria. Molti protagonisti del Quirinale di Mattarella provengono dall’area Margherita-Ulivo, la corrente che, con figure come Gentiloni e Franceschini, ha portato la sinistra democristiana al centro delle istituzioni. Pur sostenuta da numeri ridotti - Margherita tra il 5 e l’8% ed Europa con tirature di nicchia - questa tradizione ha guidato per anni snodi decisivi dello Stato, fino al Colle. In larga parte, è la storia della sinistra cattolica italiana: mai maggioritaria, ma sempre in cabina di comando.
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
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