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Mattarella smentisce, lo scontro c’è tutto...
Sergio Mattarella (Ansa)
L’ufficio stampa del presidente definisce «priva di fondamento» l’indiscrezione sulla contrarietà del capo dello Stato a una nuova legge elettorale sotto elezioni. Intanto i giochi di palazzo per battere la Meloni con un «pareggio» e un governo tecnico continuano.

Mattarella smentisce. Con una nota dell’ufficio stampa, il Quirinale ha negato che il capo dello Stato sia intenzionato a «non permettere che si faccia una nuova legge elettorale a ridosso del voto». Gianfranco Rotondi, ex ministro per l’Attuazione del programma e oggi parlamentare di Fratelli d’Italia, aveva dato per certa l’opposizione del presidente della Repubblica, il quale si sarebbe espresso in tal senso durante un incontro con l’associazione degli ex onorevoli. La frase attribuita a Mattarella, ha precisato l’ufficio stampa del Colle con una nota inviata al Giornale, che per primo ne aveva parlato, è «totalmente priva di fondamento». Bene. Significa che una nuova legge elettorale, anche se si avvicinano le elezioni, si può fare.

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Rotondi incassa, però rilancia: «È una banalità, lo sanno tutti»
Gianfranco Rotondi (Ansa)
L’ex ministro: «In Transatlantico se ne parla, il momento della riforma è questo».

Chi frequenta il cosiddetto Transatlantico, ovvero il lungo corridoio che dà accesso all’aula di Montecitorio, sa bene che in quell’area off limits, dal cortile alla buvette, passando dai divanetti della galleria dei presidenti, se ne dicono di cotte e di crude. Quel posto assomiglia a un mercato di quartiere dove, seduti sulle poltrone color rosso fegato, davanti a un caffè o fumando una sigaretta, parlamentari e giornalisti adorano scambiarsi battute, indiscrezioni e pettegolezzi. Alcuni veri, altri verosimili.

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Garofani ha fatto esaurire la bufera e ora sfoggia l’arroganza del potere
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Il consigliere anti Meloni applica il detto siciliano: «Piegati giunco che passa la piena».

La piena è passata e il giunco Francesco Saverio Garofani può tirare un sospiro di sollievo. Da giorni tutto tace e il consigliere di fiducia del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sorveglia rinfrancato gli umori dei palazzi e i tam-tam dei media. Calma piatta, le ostilità si sono placate.

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La Russa riapre il caso Quirinale
Ignazio La Russa (Imagoeconomica)
Il presidente del Senato attacca Garofani: «Considerazioni su governo e Meloni improvvide, fosse stato uno di destra l’avrebbero crocifisso. È segretario del Consiglio supremo di difesa: per me dovrebbe lasciare a qualcun altro, ma non chiedo le dimissioni».

Dopo una settimana dall’inizio del Garofani-gate, è la seconda carica dello Stato a rompere il silenzio. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, intervenendo ieri mattina all’evento Italia Direzione Nord alla Triennale di Milano, non solo riapre il caso, che sembrava essersi sopito, ma lo fa in maniera dirompente. Dice, innanzitutto, che Francesco Garofani è non solo uno dei consiglieri più importanti del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma soprattutto il segretario del Consiglio supremo di Difesa, un organismo che richiede massima riservatezza e piena neutralità di giudizio, «quello che si deve occupare della difesa nazionale».

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Cercano la talpa, fischiettano sulla notizia
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Anziché sugli evidenti risvolti politici, il dibattito sul Quirinale gate si sta concentrando sui dettagli di colore: chi ha parlato? Non manca chi avvalora piste internazionali. Nessuno, tuttavia, sembra chiedersi se quelle dichiarazioni fossero opportune.

Gran parte della stampa non risponde alle logiche dell’informazione ma a quelle del potere. Prendete ad esempio il cosiddetto Garofani-gate. Invece di domandarsi se sia opportuno che una persona chiaramente schierata da una parte continui a ricoprire un ruolo super partes come quello di segretario del Consiglio supremo di Difesa, i giornali si sono scatenati alla ricerca della talpa che ha passato l’informazione.

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