2024-03-08
I pm hanno sequestrato i cellulari del cancelliere con cui chattavano
Da sinistra: Raffaele Guadagno, Gemma Miliani e Mario Formisano
Dagli atti del procedimento di Perugia emerge il rapporto di confidenza di Raffaele Guadagno con la Miliani e Formisano: gli stessi che lo hanno inquisito. E c’è una chiamata prima della perquisizione...Deve essere stato strano per i pm Gemma Miliani e Mario Formisano andare a perquisire il loro «amico» (così lo definivano nelle chat con lui) Raffaele Guadagno, il cancelliere che ha patteggiato 1 anno e 2 mesi di reclusione per accesso abusivo al database dei procedimenti penali e per rivelazione di segreto. Per l’accusa l’uomo avrebbe illecitamente scaricato almeno 1.800 atti processuali nell’arco di pochi mesi. Le notizie in essi contenute sono in buona parte apparse sui media, ma gli inquirenti non hanno contestato ai cronisti alcun reato, contrariamente a quanto accaduto nel procedimento sulla diffusione da parte di un tenente della Guardia di finanza di segnalazioni di operazioni sospette (che sono documenti redatti da Banca d’Italia e non costituiscono, in origine, notizie di reato). In Italia le Procure continuano a essere dei colabrodo, ma su questo genere di fughe di notizie i magistrati sono meno implacabili.La Miliani e Formisano stanno processando gli ex pm della Procura di Roma Luca Palamara e Stefano Fava per i medesimi reati contestati a Guadagno. Eppure, come risulta chiaro dalle chat depositate agli atti, qualche informazione su giornali e tv la veicolavano pure loro, anche grazie al supporto del cancelliere. Ma poi, un giorno, ai due è toccato andare a bussare alla porta di casa del collega d’ufficio con un mandato di perquisizione in mano. Il procedimento viene iscritto dopo l’uscita, il 9 luglio 2022, di un articolo del Fatto quotidiano e dei servizi della Repubblica e del Corriere della sera del giorno successivo. Il motivo? I tre giornali avevano interi stralci della richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla cosiddetta Loggia Ungheria. L’11 luglio il procuratore insieme con l’impiegato addetto al settore informatico estrae i file di log degli accessi al procedimento. E qui scopre che Guadagno, il 7 luglio, aveva scaricato il succitato documento, e per questo il funzionario viene iscritto sul registro degli indagati. Cantone assegna il fascicolo alla Miliani e a Formisano, e i due, pur consapevoli dei rapporti di familiarità che intrattengono con l’uomo, non si astengono. Lo stesso giorno, in Procura viene approntato il decreto di perquisizione. Quando gli amici pm si presentano a casa Guadagno, nell’appartamento c’è la solo la figlia del cancelliere. La giovane consegna il pc del padre, scongiurando ulteriori fastidi. Al telefono, in vivavoce, l’avvocato Chiara Lazzari, appresi i capi di accusa, contesta un difetto di competenza, dal momento che la Procura di Perugia risulterebbe parte offesa. Gli inquirenti non si fermano. L’ufficiale di polizia giudiziaria, il capitano Tamara Nicolai, mette a verbale che lei, Cantone e i due pm, alle 19:45, hanno proceduto alla notifica del decreto. La Miliani e Formisano sanno benissimo che su quel pc, ma soprattutto sui cellulari che sequestreranno il giorno successivo, ci sono le comunicazioni confidenziali che hanno intrattenuto con l’indagato. Su Whatsapp risulta un’ultima chiamata senza risposta fatta dalla Miliani a Guadagno alle 17:27 dello stesso 11 luglio, quando il cancelliere era già sotto inchiesta e stava per ricevere la visita degli inquirenti (forse la perquisizione era già in corso). Quella telefonata è partita per caso? La sera, di ritorno dal Nord Italia, Guadagno, prima di recarsi a casa, incontra Luca Calzolari, un tecnico informatico. Gli consegna il cellulare per effettuare un backup in vista del sequestro del dispositivo. Poi spiega di aver spedito un documento riservato a un amico cronista. Vuole «essere sicuro che la mail che aveva inoltrato al giornalista non potesse essere più recuperata». Il tecnico inizialmente accetta l’incarico, ma il giorno dopo si presenta spontaneamente in Procura per consegnare il telefonino e riferire quanto avesse appreso da Guadagno. Il 13 luglio Miliani e Formisano lo sentono a verbale. Due giorni dopo convocano a Perugia l’inviato del Fatto quotidiano Antonio Massari come persona informata dei fatti. Dal 3 agosto 2022 nel procedimento non risultano più atti firmati da Formisano e dalla Miliani. Non è dato sapere se i due si siano, seppur in ritardo, astenuti o se Cantone li abbia sollevati dall’incarico. Nel cellulare di Guadagno sono state trovate le chat dalle quali risulta un rapporto di stretta amicizia con i due. Quando, l’8 luglio 2022, Cantone dirama il comunicato stampa sulla Loggia, Guadagno scrive alla Miliani: «Una bomba avete esplosa». Fanno riferimento al «lavorone» fatto e al determinante ruolo avuto dal procuratore. Poi Guadagno la butta lì: «Quando ti è possibile mandare anche per mail…». La Miliani risponde: «Quando si calmano le acque», con emoticon del faccino che strizza l’occhio. Guadagno, tuttavia, aveva già scaricato la richiesta di archiviazione il giorno prima. Andando indietro nella chat scopriamo che il rapporto tra i due è di lunga data. Il 2 dicembre 2016 la Miliani scrive a Guadagno «Come stai Raffaele? Ti pensiamo sempre», accomunando al messaggio anche il marito giornalista. Seguono anche comunicazioni che riguardano vicende dell’ufficio che mal si conciliano con le competenze di un cancelliere addetto alle esecuzioni. Come, per esempio, le indagini che colpiscono il procuratore aggiunto Antonella Duchini. Guadagno si vanta di essere molto informato, anche grazie all’amicizia con il pg Fausto Cardella, e la Miliani lo incalza: «Se tu vorrai parlarmi bene. Di certo vorrei spiegazioni ufficiali da chi dovrebbe darmele. Vorrei mantenere la fiducia in chi ho avuto accanto in questi anni». Il 18 luglio 2017 Guadagno scrive alla Miliani: «Ma è vero che la dottoressa Duchini va al Csm come incarico?». La pm replica: «[…] Di certo non resterà a Perugia a lungo. Ma è solo una mia personalissima idea». Che tuttavia si rivela profetica anche per le iniziative adottate proprio dai magistrati della Procura di Perugia. Il rapporto si nutre pure di prodotti tipici, come le mozzarelle che Guadagno, di origini campane, non fa mancare all’amica. Il 25 aprile 2018 I due parlano del giudizio sulla professionalità di un magistrato donna, probabilmente la stessa Duchini, che ha ricevuto parere contrario dal capo dell’ufficio e, per questo vuole rivolgersi al Consiglio giudiziario, dove Cardella è componente di diritto. Guadagno: «Fausto fa una contromossa... quando tu vuoi andare da lui […] è a disposizione come sempre». La Miliani di rimando: «Dal consiglio giudiziario?? È matta? Si fa pure sentire?». Il 14 gennaio 2020 il magistrato invita Guadagno, che chiama affettuosamente «Raf», a una cena a base di pesce a casa sua, a cui parteciperanno anche dei giornalisti. Il giorno dopo il cancelliere ringrazia «per la bella serata insieme». La pm è altrettanto soddisfatta: «Siamo stati molto bene». Amici e commensali prima, inquirente e indagato poi. Tutto è possibile, a Perugia ancora di più. Nella chat tra Guadagno e Formisano, come abbiamo scritto ieri, si trovano messaggi relativi all’organizzazione di una campagna mediatica contro la Duchini. Il 20 luglio 2018 il Gip di Firenze rigetta la richiesta di misura cautelare nei confronti della toga indagata. Formisano in un messaggio fa riferimento a un’ordinanza in possesso di Cardella. Formisano è un sostituto procuratore e Guadagno un cancelliere addetto alle esecuzioni: non si comprende come possano essere interlocutori del pg ed avere atti che riguardano il procedimento disciplinare o penale della collega d’ufficio. Guadagno controlla anche i movimenti della donna, che riferisce al pm in tempo reale. Come quando, il 25 luglio 2018, la Duchini si reca in ufficio alle sette del mattino e va via prima delle otto, marcata a vista da Guadagno. Il cancelliere si intromette anche nella gestione degli arrestati. Il 17 settembre dello stesso anno scrive a Formisano: «Mario scusa l’ora tarda. So che sei di turno. So che hanno fermato la sorella di E. (una comune amica, ndr). Mi ha appena scritto: sperano che venga arrestata, per il suo bene e per i figli. Dice che si fa di eroina. Avrebbe aggredito i poliziotti. Ti volevo dire solo questo. Scusa tanto». «Seguirò tutta la situazione» lo rassicura Formisano. Anche il rapporto con il magistrato, come quello con la Miliani, si nutre di prodotti tipici. Il 28 settembre il cancelliere scrive: «Mario nella tua macchina trovi una scatola... dentro due pacchi di mozzarella... uno è di Paolo che mi ha detto che non lo vuole... se è vero, prendi tutto tu». Che il conflitto di interesse sia palese risulta ancora più evidente quando, il 3 agosto 2022, il legale deposita una memoria di Guadagno.In essa conferma, almeno in parte, le dichiarazioni che aveva reso, il 7 gennaio 2022, al difensore di Luca Palamara, Benedetto Buratti, nell’ambito delle indagini difensive a favore dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati: «Ho riferito che, molto tempo prima, l'autista della Procura mi aveva detto che il dottor Formisano quando andava a Roma per ragioni di ufficio, a volte, incontrava il procuratore Luigi De Ficchy (il suo vecchio capo, ndr) ormai in pensione, e che la dottoressa Gemma Miliani aveva presentato una richiesta di astensione, poi respinta, nel procedimento Palamara».Infatti in un’intercettazione captata dal famoso trojan si parlava dei rapporti che la pm aveva con la moglie di uno dei magistrati citati nell’inchiesta, ma non indagati. «La dottoressa Miliani si era posta un problema di opportunità a proseguire nell'assegnazione del fascicolo Palamara; così io le consigliai per sua serenità […] di presentare, su protocollo riservato, una richiesta di astensione. Lei così fece e l'allora procuratore De Ficchy la rigettò e lei proseguì. Di questi fatti io ne ho conoscenza diretta, perché ne parlai con lei diverse volte durante quel periodo. […] Nel corso della mia vita lavorativa mi è capitato spesso che i pubblici ministeri in servizio presso la Procura di Perugia mi chiamassero e volessero confrontarsi con me su questioni processuali e scelte investigative, e ciò in ragione della mia esperienza trentennale, ed è in questa ottica che la Miliani parlò con me».Guadagno era una sorta di confessore e consigliere. Prima di diventare l’indagato e, forse, il capro espiatorio di una indefessa diffusione di atti processuali. Chissà se la Procura ha inviato le chat qui descritte al Csm così come fece con quelle di Palamara.
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