2022-06-08
Medvedev bombarda i negoziati «Odio l’Occidente, deve sparire»
Uscita incendiaria dell’ex presidente, un tempo considerato un moderato, oggi isolato in Russia. Farnesina indignata: «Alimenta tensioni». Intanto Volodymyr Zelensky invoca la Cina: «Influenzi Mosca per fermare il conflitto».L’ex presidente russo, Dmitry Medvedev, da sempre un fedelissimo di Vladimir Putin e attualmente vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia, ieri mattina, sul suo canale Telegram, ha pubblicato un post che dimostra come, all’ombra del Cremlino, la tensione e la paura di vedersi sequestrare gli ingenti patrimoni nascosti all’estero, anche grazie a prestanome, diventi sempre più evidente. Medvedev, che dall’inizio della guerra ha abbandonato i panni del remissivo avvocato che si scambiava le poltrone con Putin e che con gli occidentali si mostrava conciliante, dopo una serie di dichiarazioni belligeranti ha letteralmente passato il segno: «Mi viene spesso chiesto perché i miei post su Telegram sono così duri. La risposta è che li odio. Sono bastardi e imbranati. Vogliono la morte per noi, Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire». Il chiaro riferimento è agli occidentali, dei quali, lo scorso 4 giugno, aveva parlato a proposito delle sanzioni, comprese quelle contro i familiari dei politici, bollandole come doppiamente illegali: «Non solo statisti o deputati ma anche le famiglie, che non sono in alcun modo in grado di influenzare i loro parenti, sarebbero responsabili delle mitiche violazioni inventate da loro». Poi Medvedev aveva aggiunto che «l’Occidente potrebbe abbracciare anche altre regole familiari progressiste: per esempio, ci sono molte cose utili nei modi della ‘ndrangheta e di Cosa nostra italiane». Ma come si spiega questo cambiamento del piccolo avvocato (è alto 1 metro e 60), nato, come Vladimir Putin, a San Pietroburgo, il 14 settembre 1965, che dal 7 maggio 2008 al 7 maggio 2012 ha ricoperto la carica di presidente della Federazione Russa e che dall’8 maggio 2012 al 16 gennaio 2020 è stato primo ministro? Certamente Dmitry Medvedev, che negli ultimi anni è stato messo un po’ da parte e il cui attuale incarico non gli conferisce alcun potere, nemmeno di indirizzo politico, cerca di riaffermarsi all’interno della cerchia dei fedelissimi di Putin, che non gli hanno mai perdonato lo stile di vita degno di un vero oligarca. Formalmente, Dmitry Medvedev, che è tra i politici piu’ odiati dalla popolazione, dichiara di avere un patrimonio di 2 milioni di dollari, frutto del suo lavoro di avvocato, ma secondo le stime del team del dissidente Alexei Navalny, Medvedev possiede numerose proprietà immobiliari donategli dall’oligarca Alisher Usmanov. Tra le ville a disposizione dell’ex presidente russo c’è la dacia denominata «Milovka», un vecchio maniero del XVIII secolo restaurato in modo costoso, che è situato a Plyos, sulla riva del fiume Volga, su un’area di 80 ettari - 30 volte le dimensioni della piazza Rossa, tre volte più grande dell’area dell’intero Cremlino. Per il tempo libero, Medvedev e famiglia hanno a disposizione un parco privato, piscine a cascata con zona relax, un campo da calcio e una pista da sci con impianti di risalita, tre eliporti, due yacht e anche una casa per le anatre. Ufficialmente questa residenza è stata intestata per qualche anno alla Fondazione Dar, strettamente associata alla moglie dell’ex primo ministro, Svetlana Medvedev. Secondo i documenti, il fondo ha ricevuto una generosa somma di 30 miliardi di rubli per la costruzione della residenza dagli azionisti della società del gas Novatek. Successivamente, la Fondazione Dar ha donato la tenuta di Medvedev a un’altra organizzazione: «il fondo senza scopo di lucro per il patrimonio storico e culturale», che ora possiede la dacia. Anche il parco macchine della famiglia Medvedev non è affatto male, visto che ci troviamo Bmw, Mercedes, Bentley Arnage, Continental, Rolls Royce Phantom, 745, S500, S600, Porsche Cayman, Cayenne e 911, Maserati e Maybach. La paura di perdere tutto quanto conquistato saccheggiando le casse dello Stato, così come fatto dallo stesso Putin, che ha un patrimonio di almeno 200 miliardi di dollari, spiega l’attivismo dell’ex presidente russo, che possiede asset intestati a prestanome fuori dalla Russia, per 1,2 miliardi di dollari divisi tra proprietà immobiliari, pacchetti azionari, due yacht e persino un vigneto in Italia (si dice in Toscana). I report della Fondazione di Alexei Navalny affermano che la fonte originale della ricchezza sono i doni degli oligarchi e i prestiti delle banche statali. Medvedev ha sempre respinto le accuse, definendole «delle assurdità», senza pero’ mai portare carte che le smentissero. In una nota, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio - che pure non ha trascorsi onorevoli: di Putin disse «è peggio di un animale», per poi ammettere l’errore - rispondendo alle affermazioni di Medvedev, ha dichiarato: «È doveroso smettere di alimentare tensioni con provocazioni e minacce. Ribadisco: per arrivare alla pace non basta l’apertura dell’Ucraina e la spinta della comunità internazionale, ma serve la Russia e la volontà di dialogo di Putin. Le affermazioni che arrivano oggi, invece, non lasciano dubbi e allontanano da parte russa la ricerca della pace. Piuttosto danno linfa a una campagna d’odio contro l’Occidente, contro quei Paesi che stanno cercando con insistenza la fine delle ostilità in Ucraina». Anche Matteo Salvini ha riconosciuto che «almentare l’odio e la guerra non è mai la soluzione giusta».D’altra parte, benché sostenga che i colloqui con il nemico siano a «livello zero», il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky chiama in causa la Cina, chiedendo che influenzi la Russia «per fermare la guerra». Al contempo, però, Kiev ha criticato la scelta dell’Agenzia per l’energia atomica di spedire una delegazione a una centrale nel Sud del Paese, perché questa mossa legittimerebbe la presenza degli occupanti.