Quello che hai udito non è, non è Francesco. Ma gli assomiglia. Con la parafrasi di un testo «sacro» di Mogol per Lucio Battisti si può raccontare un incidente in mondovisione occorso a Vatican News, il sito che da Oltretevere dirama faccende e notizie di fede e di Curia. Il 22 dicembre col vertice del cattolicesimo raccolto nell’Aula della Benedizione in attesa degli auguri di Leone XIV, si è sentito un sussurrato «I culattoni, tutti insieme!». Ecco: quello che hai udito, caro fedele dalle Americhe alla Cina passando per Trastevere, non è Francesco anche se Francesco ha detto di più. È tornato in mente il discorso che il Papa tenne nel maggio del 2024 ai vescovi italiani.
Ammonì: «Non ammettete seminaristi gay; nella chiesa c’è già troppa frociaggine!». Oddio, sbiancarono dalle parti della Cei e il cardinal Matteo Maria Zuppi era più che madido, zuppo di sudore. Dalla sala stampa vaticana si affrettarono a far sapere che la frase di Francesco andava interpretata: non ce l’ha con i gay; ha fatto un richiamo alla gerarchia perché eviti il disordine. Troppe volte - dicevano in curia - il pontefice si è espresso in favore degli omosessuali per sospettarlo di omofobia. Ha approvato la pastorale Fiducia Supplicans - emanata dal Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede Victor Manuel Fernandez detto «Tucho» per un suo saggio sull’arte e il valore del bacio - con cui si dispone la benedizione delle coppie omosessuali. Evidentemente nel Sacro Collegio la questione però è carsica. Si potrebbe dire che tra i porporati la frociaggine è oggetto più di scherno che non di studio. Dopo l’incidente all’interno del Sacro Collegio si è aperta una sotterranea caccia all’«insolente» che non ha dato esito anche se chi ha diffuso la notizia - il sito Silere non possumus di Marco Felipe Perfetti - fa nome, cognome, indirizzo e numero di matricola del cardinale autore del sussurro al veleno. La ricostruzione dei fatti secondo il sito avvalora la sua indiscrezione perché la frase viene pronunciata (è al secondo 57 dall’inizio del collegamento di Vatican News) subito prima dell’esortazione che si fa quando sta per entrare il Papa in udienza: «Surgant, omnes» (Si alzino tutti). Ora quel «I culattoni tutti insieme» può essere, e senz’altro lo è, una maldestra traduzione dal latino.
Del resto si è detto che Francesco ha allargato assai il collegio cardinalizio pescando agli angoli più remoti della terra e dunque non tutti i porporati hanno una sciolta confidenza con la lingua dei padri. Hanno invece inteso bene il discorso che ha fatto loro Leone XIV che forse non è stato avvertito, ma ha parlato come se lo fosse. Al Sacro Collegio nel fare gli auguri per l’imminente Natale ha scandito: «L’amarezza a volte si fa strada anche tra di noi quando, magari dopo tanti anni spesi al servizio della Curia, notiamo con delusione che alcune dinamiche legate all’esercizio del potere, alla smania del primeggiare, alla cura dei propri interessi, non stentano a cambiare. E ci si chiede: è possibile essere amici nella Curia romana? Avere rapporti di amichevole fraternità? Nella fatica quotidiana -ha esortato il Papa - è ̀ bello quando troviamo amici di cui poterci fidare, quando cadono maschere e sotterfugi, quando le persone non vengono usate e scavalcate, quando ci si aiuta a vicenda, quando si riconosce a ciascuno il proprio valore e la propria competenza, evitando di generare insoddisfazioni e rancori». Chissà se tra questi rancori rientra anche il chiamare i «colleghi» culattoni, espressione peraltro molto italiana. Sta di fatto che su Vatican news dell’udienza del 22 dicembre è rimasto solo un breve filmato, montato con le immagini più significative e musiche sacre. Ma senza una parola anche se, direbbe Pietro Metastasio, «dal sen fuggita più richiamar non vale».



