2022-01-19
Putin apre un altro fronte ucraino. La Nato risponde spaccandosi
Tank russi in esercitazione (Ansa)
Mosca ammassa nuove truppe al confine, stavolta in Bielorussia. Boris Johnson invia a Kiev militari e tecnologie. La Germania invece si rifiuta di parlarne. Nonostante l’allarme Usa: «Attacco possibile in ogni momento».A Vladimir Putin che mostra i muscoli anche in Africa non bastavano i guai in Kazakistan, Bielorussia (dove da qualche giorno soldati e mezzi russi sono impegnati in esercitazioni militari congiunte proprio ai confini con l’Ucraina), e in tutta l’Asia centrale, perché ha deciso di aprire - anche se sarebbe meglio dire riaprire - un nuovo fronte in Ucraina, già invasa nel 2014 (nelle sue regioni orientali) con la successiva annessione della Crimea. Che la Russia non scherzi lo si è capito ormai da qualche settimana visto che ai confini con l’Ucraina la Federazione russa ha dispiegato più di centomila uomini, carri armati e l’artiglieria pesante. Perché? Come spesso accade la questione è molto semplice: i russi sostengono di volersi difendere dagli ucraini che nel corso del 2021 hanno acquistato dagli Stati Uniti armamenti, tra i quali missili anticarro, e dalla Turchia i micidiali droni armati. Tutto qui? No davvero perché a scatenare la reazione russa sono state le spericolate e francamente evitabili esercitazioni militari della Nato nel Mar Nero, quindi nel giardino di casa dei russi. Tutto questo a Mosca è ritenuto «inaccettabile» e lo stesso presidente russo ha ammonito la Nato di non dispiegare truppe e armi in Ucraina che è sempre più in orbita Patto atlantico: «Questo costituisce una linea rossa per Mosca e scatenerebbe una risposta forte, che potrebbe includere il dispiegamento di missili russi», parole durissime ma anche fatti conseguenti, visto che sono stati costruiti in pochi giorni un serie di ospedali militari: un fatto che presuppone che qualcosa potrebbe davvero accadere. Il presidente russo, e il sempre più ristretto cerchio di potere del quale si circonda, sono convinti che se non si agisce adesso presto verranno costruite delle basi Nato in Ucraina che, spaventata dalle mosse di Mosca, a sua volta ha chiesto aiuto agli Stati Uniti e all’Unione europea. È qui che la questione si complica ulteriormente anche nel campo della Nato, perché l’Inghilterra, che da anni con i russi ha rapporti tempestosi a causa degli omicidi e dei tentati avvelenamenti da parte dei servizi segreti di Mosca di oligarchi ed ex agenti russi che avevano trovato riparo nel Paese, ha deciso di inviare uomini e tecnologie (vedi sistemi missilistici) agli amici ucraini, un fatto che il segretario alla Difesa Ben Wallace ha commentato dicendo: «Il dispiegamento è avvenuto alla luce del comportamento sempre più minaccioso della Russia», e aggiungendo: «Il Regno Unito sta fornendo un nuovo pacchetto di assistenza alla sicurezza per aumentare le capacità difensive dell’Ucraina. Abbiamo preso la decisione di fornire all’Ucraina sistemi d’arma leggeri, anticorazza e difensivi». Quindi tutti uniti contro lo Zar? Sì, ma anche no, perché la Germania si è chiamata fuori dalla partita visto che il ministro degli Esteri, la rappresentante dei Verdi Annalena Baerbock, si è rifiutata di discutere di possibili forniture di armi all’Ucraina. Una posizione ribadita dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha dichiarato durante una visita in Spagna: «Ci aspettiamo dalla Russia passi chiari per ridurre la situazione», per poi aggiungere: «L’aggressione militare contro l’Ucraina comporterebbe gravi conseguenze politiche ed economiche». Dichiarazioni che hanno suggerito agli aerei inglesi in volo verso l’Ucraina di evitare lo spazio aereo tedesco, un segno tangibile di come la frattura tra Londra e Berlino (quindi all’interno della Nato) sull’Ucraina sia netta. Fin qui la cronaca, ma è possibile che Putin faccia seguire alla parole i fatti? Secondo l’analista strategico Franco Iacch «è necessario scindere la retorica diplomatica, che per natura tende a volte a trasformarsi in spacconate (come la prospettiva di dispiegare sistemi d’arma russi a Cuba o in Venezuela) dalla realtà. Il destino dell’Europa dipende dalle concessioni che le due super potenze otterranno reciprocamente al tavolo delle trattative, ma una guerra tra Stati Uniti e Russia non ci sarà. Ciò significa continuare il dialogo di principio, non importa quanto estenuante possa essere. Le richieste inizialmente formulate, solitamente inaccettabili per protocollo, servono solo per fare incontrare le parti su un problema urgente. È la comprensione delle priorità reciproche a portare alle trattative. La diplomazia, poi, lavora sulla flessibilità di quei singoli parametri che possono disinnescare complessivamente quel problema. Al di là della retorica diplomatica e dell’information warfare di queste ore (attacchi Iw sono perennemente in corso a prescindere dal tipo di rapporto ufficiale tra i due Stati) un conflitto a mio avviso è da escludere». E se Vladimir Putin venisse messo nell’angolo, cosa farebbe, potrebbe reagire con la forza? ‹‹Se Mosca decidesse davvero di oltrepassare il Rubicone in direzione Kiev», prosegue Iacch, «subirebbe contraccolpi devastanti perdendo per anni ogni tipo di credibilità nei confronti dell’Europa e degli Stati Uniti (una equazione che non considera fino a che punto Joe Biden si spingerà militarmente). È sempre un problema di percezioni. Percezioni alla base della deterrenza: ingannare e spaventare il nemico, sfruttare le sue debolezze. Mosca, ad oggi, non ha ulteriormente intensificato le sue richieste o abbandonato i nascenti colloqui. De-escalation e diplomazia: la migliore linea d’azione è sempre quella che causa il minor danno». A Washington però sono molto, molto pessimisti, come è emerso dal briefing pomeridiano di ieri dove Jen Psaki, portavoce della Casa Bianca, ha detto ai giornalisti: «Crediamo di essere arrivati in una fase in cui la Russia potrebbe in qualsiasi momento lanciare un attacco all’Ucraina». Una frase che in tempi di pandemia è più che un pugno nello stomaco.
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