2024-02-17
L’anti zar Navalny muore in prigione. L’Occidente accusa, Mosca non ci sta
Alexey Navalny (Getty Images)
La tv di Stato: «Decesso per un’embolia». Biden punta il dito: «Il presidente russo è responsabile». L’Onu e l’Ue si indignano. Meloni: «Si faccia chiarezza». Il Cremlino liquida tutti: «Dichiarazioni inaccettabili».«Alexei Navalny è morto in prigione a causa di una trombosi». È Russia Today la prima a dare le prime indicazioni sulla probabile causa di morte dell’oppositore russo deceduto all’improvviso a soli 47 anni. Secondo la tv di Stato, si è trattato di un «coagulo sanguigno», una trombosi. Della sua fine si è saputo grazie a un comunicato diffuso dal servizio penitenziario federale russo: «Navalny si è sentito male dopo la passeggiata, perdendo conoscenza quasi subito. Il personale medico è arrivato immediatamente ed è stata chiamata l’ambulanza. Sono state eseguite le misure di rianimazione che non hanno dato risultati positivi. I paramedici hanno confermato la morte del condannato. Si stanno accertando le cause della morte stabilito». Navalny stava scontando una pena di 19 anni di detenzione. Era entrato in carcere nel gennaio 2021 e quindi ne aveva appena scontati tre in condizioni più volte definite disumane. In uno degli ultimi messaggi su X, del 14 febbraio, scriveva: «Il carcere di Yamal ha deciso di battere il record di Vladimir allo scopo di adulare e compiacere le autorità di Mosca. Mi hanno appena dato 15 giorni in una cella di punizione. Questa è la quarta cella di punizione in meno di due mesi che sono con loro». Lo stesso giorno il suo avvocato, Leonid Solovyov, ha detto di avergli fatto visita in carcere e di averlo trovato bene.Nell’ultimo periodo Navalny era stato trasferito in una colonia carceraria all’interno del Circolo polare artico. Lui stesso, nonostante le difficoltà e l’esilio, ci aveva scherzato su intorno al 25 dicembre tramite un post sui social: «Sono il vostro nuovo Babbo Natale. Ho un cappotto di pelle di pecora, un colbacco e presto avrò un valenki (tradizionale calzatura invernale russa, ndr). Mi son fatto crescere la barba per i 20 giorni del mio trasporto», che aveva definito «estenuante». Di Navalny si dice che in questi mesi da condannato non aveva mai perso il buonumore e anche nell’ultimo video che lo ritrae nel giorno precedente alla sua morte, non manca di fare dello spirito rivolgendosi a un giudice federale. Il suo decesso ha scatenato una serie di reazioni e di dubbi circa le reali cause della morte. Julija Borisovna, sua moglie, ha parlato dal podio della Conferenza della sicurezza di Monaco dicendo: «Vorrei che Putin e tutto il suo staff sappiano che saranno puniti per quello che hanno fatto al nostro Paese, alla mia famiglia e a mio marito». Infine ha concluso: «Vorrei che tutta la comunità internazionale si unisse contro questo male contro questo orribile regime in Russia, oggi». «Vladimir Putin è responsabile della morte di Navalny», l’accusa più dura e diretta è arrivata dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. «La morte di Navalny riporta alla memoria i tempi più bui della storia. Il suo coraggio resterà di richiamo per tutti», le parole del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. «Un’altra triste pagina che ammonisce la comunità internazionale», interviene severo il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. «Esprimiamo il nostro sentito cordoglio e ci auguriamo che su questo inquietante evento venga fatta piena chiarezza». «Dopo anni di detenzione in un regime carcerario non proprio liberale la Russia perde una voce libera: siamo vicini alla famiglia. Adesso ci sarà una voce di libertà in meno», il commento del ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Tra i partiti della maggioranza, la posizione della Lega viene espressa dalle parole del vicesegretario Andrea Crippa: «Esprimiamo le condoglianze, ma aspettiamo che si faccia luce. Non additiamo responsabili finché non ci saranno prove oggettive». «Navalny è stato ucciso e Putin dovrà rendere conto dei suoi crimini», è stata invece la denuncia del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in conferenza stampa a Berlino dove è intervenuto anche il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, definendo la morte di Navalny «un terribile segno su cosa sia la Russia, che da tempo non è una democrazia, ma un regime».Anche le autorità europee hanno deciso di intervenire commentando la morte dell’oppositore russo. L’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, si è detto «sconvolto», descrivendo anche lui Navalny come «un uomo molto coraggioso, che ha dedicato la sua vita a salvare l’onore della Russia, dando speranza ai democratici e alla società civile. In attesa di ulteriori informazioni, siamo chiari: questa è solo responsabilità di Putin». Stesso tono da parte del capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen: «Putin non teme altro che il dissenso del suo stesso popolo. Un triste promemoria di ciò che rappresentano Putin e il suo regime». Non tacciono da Mosca e ai numerosi attacchi rispondono con la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova: «Non esiste ancora un esame forense, ma le conclusioni dell’Occidente sono già pronte». Ora conteranno le prove e da chi verranno raccolte. Ma la domanda politica più importante resta cui prodest? La morte di Navalny non avvantaggia di certo il suo nemico numero uno, Vladimir Putin, che a un mese dalle elezioni torna a incarnare sulla scena internazionale il ruolo di «mostro», che l’Occidente racconta da tempo. Ed è per questo che è difficile pensare che la morte del suo più grande oppositore sia stata cercata e voluta. Resta un fatto però, spiegato benissimo nel commento del portavoce dell’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, Liz Throssel: «Se qualcuno muore sotto la custodia dello Stato, si presuppone che lo Stato sia responsabile, una responsabilità che può essere confutata solo attraverso un’indagine imparziale, approfondita e trasparente condotta da un organismo indipendente».