2022-05-08
«Trattare con Putin è ora il male minore»
Toni Capuozzo: «La politica e l’informazione schierate chiedono un atto di fede sulla necessità della guerra. Ma dubitare non è mai un errore».Da oggi, 8 maggio, i lettori della Verità avranno la possibilità in esclusiva di acquistare sul sito www.laverita.info la versione ebook dell’ultimo libro di Toni Capuozzo, dal titolo Giorni di guerra. Russia e Ucraina, il mondo a pezzi, al prezzo scontato di 6,90 euro. Le prenotazioni sono aperte attraverso l’indirizzo mail: ebook@laverita.info. Il testo è impreziosito da una lunga galleria di foto di grandi reporter italiani dal fronte: Fausto Biloslavo, Gabriele Micalizzi, Francesco Semprini, Vittorio Nicola Rangeloni.Mi trattengo. Come tutti posso commettere degli errori, ma ci sono errori che so di non voler fare. Ho davanti un video, girato nei dintorni di Bucha, di un’imboscata ucraina a un gruppo di soldati russi in ritirata. I soldati russi sono a terra, e dalle pozzanghere di sangue e dalla gola di qualcuno si capisce che sono stati sgozzati. Gli ucraini si aggirano tra loro, uno a terra muove un braccio, gli sparano. È la scena di un piccolo crimine di guerra. Che senso ha mostrarla? Entrare nella curva delle tifoserie contrapposte? Far vedere che gli ucraini, per quanto aggrediti, non sono dei boy scout? Bilanciare il piatto dei crimini commessi? Lo conservo, quel filmato, perché si vedono i volti degli autori, fieri, mentre dicono «Gloria all’Ucraina» e, magari, un giorno ci sarà una piccola inchiesta (il video è loro, non è rubato, è esibizione tronfia). No, non aggiunge nulla che io già non sappia: la guerra peggiora tutti, giorno dopo giorno, e anche se agli ignoranti sfugge, in guerra i nemici tendono ad assomigliarsi, alla fine: odio e paura, vendetta per l’amico ucciso, perdita dell’innocenza. Non mi trattengo, invece, dal fare altre domande. Perché non è stata coinvolta, sulla scena del massacro di Bucha, la Croce Rossa Internazionale?Lo sanno tutti che è il primo passo per denunciare un crimine, fare i rilievi, raccogliere testimonianze indipendenti. Una svista? Il timore che vedessero, ad esempio, la scena che vi ho descritto prima? O che facessero domande indiscrete?Ho postato [...] il giornale ucraino che il 2 aprile annunciava un’operazione dei corpi speciali per stanare sabotatori e collaborazionisti dei russi. Com’è finita? I giornalisti andati sul posto lo hanno chiesto, se lo sono chiesti? Nessuno risponde. C’è una documentazione, piuttosto sofisticata, che circola in rete che dimostrerebbe che la famosa foto satellitare del New York Times sarebbe stata scattata il 1 aprile. Non mi interessa molto perché se pure fosse stata scattata il 19 marzo non esiste che dei corpi restino all’aperto per quasi quindici giorni conservati in quel modo. Il New York Times fa il suo mestiere. Lo fa anche il Corriere della Sera. Non gli passa per la testa che sia improbabile che i corpi siano rimasti in strada 15 giorni. Ma avete mai visto il luogo di un massacro, anche dopo soli 2 giorni?Torno a domandare: dando per certo che i russi durante l’occupazione di Bucha abbiano ucciso e commesso crimini, testimoniati dalle fosse comuni, dove i cittadini di Bucha hanno sepolto i loro morti sfidando l’occupante, perché improvvisamente, all’inizio di aprile, i morti per strada non vengono più sepolti, in quelle fosse? Se hai sfidato l’occupante nel gesto pietoso di seppellire, perché non lo fai più quando Bucha è libera? Erano morti altrui?Il primo fotografo giunto sul posto raccontò a Repubblica di aver visto in una cantina vittime con il bracciale bianco, collaborazionisti. Poi, quel dettaglio è sparito. Lo intervistano, non glielo chiedono più. E lui, dovendo lavorare sul posto, non si dilunga.Ho sentito e letto di Bucha come spartiacque valicato, di punto di non ritorno. Se cercavano un’autorizzazione a procedere sulla via della guerra, l’hanno trovata. Non lo so se dietro quella strage ci siano menzogne o altro, so che, alla fine, è stata una strage, chiunque fossero quei morti e chiunque li abbia uccisi. Ma so che perfino lo spostamento di un corpo da esibire ai fotografi mi fa una pena infinita. Lo stesso morto, ma cambiamo la posa.[…] Non ascoltatela, fa male. Sto vedendo video sanguinosi, ma questo, senza una goccia di sangue, è peggio. In guerra le persone danno il peggio e il meglio di sé. Questo soldato ucraino mostra il peggio, utilizzando il telefonino di un soldato russo ucciso. Ve lo racconto: la mamma del soldato russo riceve la videochiamata, appare il suo volto, lei crede che sia il figlio e pronuncia il suo nome «Iliusha, Iliusha» (diminutivo di Ilija) con tono allarmato. Il militare ucraino ride e dice: «Slava Ucraina», «Gloria all’Ucraina». La mamma dice: «non c’è Iliusha?». Lui risponde: «è morto. Ha fatto tre errori: si è perso, si è perso in Ucraina, è morto come un cane». E ride. Si vede il volto della madre impietrita che inizia a tremare. Lui dice: «cosa ti succede, perché ti tremano le labbra?». La mamma, con un altro telefonino, chiama una ragazza, probabilmente la fidanzata del figlio. È la ragazza a continuare a parlare con il militare ucraino. La ragazza dice alla madre: «questo è un bastardo». Poi rivolta al soldato: «non crediamo a quello che dici. Facci vedere il nostro ragazzo». Lui risponde: «non è rimasto niente di questo qui, è rimasto solo il culo, la gamba è staccata dal corpo, per fortuna è rimasto solo il telefono per chiamarvi e dirvi che lo stronzo fottuto non c’è più». La ragazza dice: «sei tu che al posto della testa hai il culo». Lui ride: «è il vostro ragazzo che dove aveva la testa adesso ha il culo, grazie all’artiglieria ucraina». Durante il colloquio si sente il pianto disperato della madre.La ragazza dice: «facci vedere il nostro ragazzo». Lui dice: «cosa devo farvi vedere che lo stanno mangiando i cani, non abbiamo tempo per seppellire i vostri russi, li lasciamo finire ai cani, da un lato c’è la gamba, dall’altro la testa, è tutto sparso».La madre piange e chiude la conversazione. Il soldato ucraino ride. Non è propaganda russa, è girato dalla parte ucraina, da qualcuno che riteneva di potersene vantare. La guerra è anche questo, non è mai il bene contro il male, è il male che contagia. Sarebbe meglio, certo, se le linee fossero nette, se potessimo imbarcarci in una guerra santa per salvare bambini e donne, come angeli vendicatori; siamo la civiltà, il diritto, la democrazia, dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Libia alla Siria, dalla Jugoslavia all’Ucraina. Guai ad avere dubbi, nelle ore buie e supreme.Non è il malanimo dei professionisti dell’informazione o della politica a stupirmi, quando sospettano nelle critiche un fiancheggiamento di Putin, evitando così di rispondere alle domande. Mi colpisce l’accorato messaggio di persone semplici: «così semina confusione». È vero, così si tolgono certezze. Una è incrollabile: la Russia ha invaso. La seconda, per me, è altrettanto solida: la guerra è essa stessa un crimine e, in guerra, i crimini sono pane quotidiano. Però veniamo messi al riparo da un versione confortante: i mostri sono i russi, e solo i russi.La loro guerra è stupri, violenze sui civili, saccheggi... non lo vedi? Questo messaggio porta a ritenere la guerra come una scelta inevitabile, come un sacrificio economico e morale cui non ci si può sottrarre. Dobbiamo stare uniti, ripetono i politici. E, in effetti, loro lo sono. Sotto l’ala di Washington e di Londra, Nato e Unione Europea rivelano piccole crepe solo sulle sanzioni. Ma il segretario generale della Nato dice che l’alleanza ha le porte aperte, e la guerra sarà lunga.Io mi disunisco. Sono per negoziare, per trattare, per fermare la guerra. Ah, dite che voglio salvare Putin dall’inevitabile sconfitta? Vi stanno accompagnando in guerra per mano. «Chi dubita sarà sconfitto. Forse», diceva Rat-Man. Mi tengo il «forse». L’Occidente di cui tanto si riempiono la bocca ha vinto, quando ha vinto, grazie alle idee, agli stili di vita, alla seduzione della libertà: il muro di Berlino non l’hanno abbattuto i carri armati. Quando abbiamo usato la forza, abbiamo lasciato il deserto dietro di noi. Draghi dice «pace o condizionatore». Non è così, avrebbe dovuto dire «vittoria o condizionatore». Chi dubita, forse, aiuta la vittoria della pace o, almeno, immagina di poter risparmiare qualche vita, cerca di non allungare la guerra e, con essa, gli odi. Altrimenti avanti, tra allegri ragazzi morti.