2021-04-06
Oggi i ristoratori scendono in piazza. Il governo studia se riaprire dopo il 20
Cabina di regia forse convocata già mercoledì. Mio manifesta a Roma e minaccia lo sciopero fiscale: «Speranza si dimetta»«Oggi facciamo scoprire al governo che c’è qualcosa di più contagioso del virus cinese: si chiama variante imprese». Paolo Bianchini, ristoratore di Viterbo, lo annuncia alla Verità. È a capo di Mio (Movimento imprese ospitalità aderente a Federturismo) ed è pronto alla manifestazione di oggi pomeriggio a Roma davanti a Montecitorio. Il futuro per queste imprese - dalle partite Iva ai ristoranti, dai bar ai teatri, dai cinema alle palestre, dagli organizzatori di eventi e matrimoni agli ambulanti - è senza speranza. «Noi pretendiamo», dice Bianchini, «le dimissioni immediate del ministro della Salute. Sennò da domani si riapre e sarà mobilitazione continua». Il ministro peraltro ha prorogato la quarantena di chi rientra dall’estero fino al 30 aprile e, anche se da oggi Marche, Veneto e Trentino tornano arancioni, finita la clausura pasquale non molla sul rigore. Dalle Regioni (che giovedì incontreranno il governo) è però arrivata una mano tesa. I governatori chiedono di «fornire prospettive a quei settori chiusi valutando aperture subito dopo il 20 aprile, nel caso di un miglioramento dei dati epidemiologici, per poi permettere da maggio la ripartenza di attività in stand by da troppo tempo come le palestre». Da Palazzo Chigi la risposta dovrebbe arrivare con la cabina di regia che potrebbe riunirsi già domani. Il provvedimento sarà contenuto in una delibera che verrà approvata dal cdm e riguarderà bar, ristoranti, cinema, teatri, parrucchieri e centri estetici in zona rossa e a seguire palestre e piscine. Fra le ipotesi, quella di far riaprire le Regioni in fascia gialla in deroga al decreto in vigore che lascia tutta Italia in arancione e rosso fino al 30 aprile. Per bar e ristoranti si sta valutando se concedere l’apertura fino alle 18 oppure se anticipare la chiusura per evitare gli aperitivi. Il 24 marzo alle Camere Mario Draghi aveva auspicato il via libera delle scuole se la campagna vaccinale fosse andata avanti spedita. Per ora non è così. Da domani perciò si torna in classe, ma solo fino alla prima media. Dal 7 aprile però scatta anche la disobbedienza civile. Significa riaprire tutto ignorando i divieti. I ristoranti, annuncia Bianchini, come i bar, funzioneranno a pranzo e a cena e le altre attività, dalle palestre ai cinema, rialzeranno le serrande. Quello di oggi dalle 15 a piazza Montecitorio è come il «giuramento della pallacorda» nella Parigi del 1789, è la «variante imprese» che per il governo rischia di essere la più problematica. Sono i non garantiti che si fanno sentire. Gli organizzatori - oltre a Mio ci sono le associazioni delle partite Iva: Rete, Pin e Apit Italia e il Movimento io apro - si aspettano migliaia di operatori. Sono annunciate centinaia di pullman. Folte le delegazioni liguri, campane, toscane, marchigiane, laziali e dell’Emilia Romagna dove alla vigilia di Pasqua in piazza Maggiore a Bologna si sono radunati in più di 1.000. Alla testa degli emiliano romagnoli c’è Giovanni Favia, primo consigliere regionale pentastellato poi uscito poi dal Movimento e ristoratore. «A Roma», ha scandito a Bologna, «devono stare attenti, stanno scherzando con il fuoco e non ci fermeremo. Lo dobbiamo alle nostre vittime: i 71 colleghi che si sono tolti la vita». A mobilitare queste categorie è l’esasperazione condivisa dagli italiani visto che 7 su 10 in un sondaggio di Alessandra Ghisleri dicono di non poterne più, è il clima di sfiducia perché tutti hanno investito tanto per adeguarsi alle prescrizioni anti contagio, è l’esiguità dei ristori, è il non avere prospettive, sono le tasse a pioggia. «È possibile» dice Bianchini , «continuare a pagare la Tari anche se ti chiudono? Perciò abbiamo promosso la nostra causa legale contro lo Stato (per aderire bisogna iscriversi sul sito www.mio.it, ndr ) che è anche uno sciopero fiscale. Inoltre non ci fidiamo di Speranza e vorremmo sapere quali interessi difende perché non c’è un dato scientifico che sia uno che dice che nei nostri locali si generano contagi. Dalle nostre chiusure stanno guadagnando solo le multinazionali del cibo e del delivery. Vogliamo sapere questo governo e questo ministro da che parte stanno». Sarà la prima domanda che oggi pomeriggio risuonerà come un grido davanti alla Camera. Ma molte altre saranno quelle che i diversi rappresentanti delle partite Iva porranno al governo in questa prima manifestazione unitaria: a cominciare dai mancati risarcimenti dei danni per finire con il calendario delle riaperture. Dice Bianchini: «Il governo sa solo chiudere tanto il conto lo paghiamo noi, noi che stiamo morendo». E il conto è salato. La Coldiretti ha stimato che la chiusura dei ristoranti solo per i giorni di Pasqua è costata 1,7 miliardi, che è stato buttato nella spazzatura cibo per oltre 1 milione di tonnellate. Pensando alle file di indigenti davanti a Pane quotidiano o alla Caritas, fa impressione. Complessivamente si stima che la perdita per le categorie che oggi vanno in piazza a Roma sia stata dall’inizio dell’anno superiore ai 7 miliardi. Se Mario Draghi vuole discutere di un calendario di riaperture la piazza risponde: sì, ma senza Speranza. Nel senso di Roberto.
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