2025-07-09
Taco Trump anche sulle armi a Kiev: «Putin ammazza troppe persone»
Come da suo soprannome, nuova piroetta di Donald che attacca il presidente russo: «Dice troppe stron...ate. Valuto sanzioni dure». L’Ucraina riceverà 10 intercettori Patriot. L’Ue pensa a un fondo ad hoc da 100 miliardi.De Luca non arretra dopo le proteste della Picierno sul concerto di Gergiev alla Reggia di Caserta: «Non si sovrappongono la politica e la cultura».Lo speciale contiene due articoliDopo lo stop statunitense alla fornitura di armi a Kiev, è arrivato il dietrofront di Donald Trump. «Vogliamo dare armi difensive» all’Ucraina, anche perché «Vladimir Putin non sta trattando bene gli esseri umani. Sta uccidendo troppe persone», ha detto ieri il tycoon. La scelta del presidente Usa, secondo Axios, è il risultato di giorni di consultazioni sia con diversi leader mondiali sia con i suoi collaboratori. Ma sembra che il cambio di rotta sia arrivato dopo la telefonata con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ritenuta la più produttiva che abbiano mai avuto finora. Al contrario, il colloquio telefonico insoddisfacente con Putin sarebbe stata la miccia del raffreddamento dei rapporti con il Cremlino. A tal proposito, lo stesso Trump è intervenuto di nuovo in merito, spiegando ai cronisti: «Sono deluso francamente che il presidente Putin non si sia fermato». Il tycoon ha poi accusato il leader del Cremlino di dire «un sacco di stronzate» riguardo a Kiev, con le sanzioni contro Mosca che potrebbero essere dietro l’angolo, visto che sta «studiando molto attentamente» il disegno di legge del Senato. L’invettiva del presidente repubblicano contro Putin è proseguita: «Sta uccidendo un sacco di persone. E molte di queste sono i suoi soldati».Tornando all’invio di armi americane a Kiev, poco dopo l’annuncio da parte di Trump, è arrivata direttamente la conferma da parte del Pentagono. «Su indicazioni del presidente» statunitense «il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti manderà ulteriori armi difensive all’Ucraina per assicurare che gli ucraini possano difendersi» si legge nel comunicato. Secondo le indiscrezioni di Axios, Trump ha dato la sua parola a Zelensky sull’invio di dieci intercettori Patriot, tuttavia si tratta di una quantità inferiore rispetto a quanto stabilito nella fornitura messa in pausa. Il motivo è che il tycoon starebbe cercando soluzioni alternative: una su tutte sarebbe convincere la Germania a vendere la propria batteria di Patriot a Kiev. Anche perché, secondo il Guardian, pare che il Pentagono abbia esaurito le scorte dei missili Patriot in Medio Oriente: da qui poi è stato preso in considerazione il congelamento delle munizioni destinate a Kiev. È emerso anche che, nella telefonata con Zelensky, Trump ha affermato di non aver però congelato gli aiuti militari per l’Ucraina. La reazione russa all’inversione di Trump è stata in parte cauta. Da una parte il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto che l’invio di armi made in Usa a Kiev «non è in linea con i tentativi di promuovere una soluzione pacifica». Ma ha ribadito: «Apprezziamo molto gli sforzi degli Stati Uniti e personalmente del presidente Trump nell’avviare un processo di negoziazione diretta tra Russia e Ucraina», auspicando anche un «rilancio delle relazioni commerciali ed economiche». Rilancio possibile però senza «le restrizioni» americane, ha detto il portavoce, spiegando che «queste sanzioni sono illegali e danneggiano non solo i nostri imprenditori, ma anche quelli statunitensi». A essere meno diplomatico però è stato il vicesegretario del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, secondo cui Mosca non si deve fare influenzare «dall’altalena politica» messa in atto da Trump, ma deve «continuare a raggiungere gli obiettivi dell’operazione militare speciale». Intanto Kiev, che deve dare una risposta a Mosca sulla data del terzo round di colloqui, ha ovviamente accolto con favore l’annuncio della Casa Bianca, ma si aspetta maggiori dettagli. A renderlo noto è il Guardian, secondo cui il ministero della Difesa ucraino non ha ricevuto una comunicazione ufficiale sulla ripresa dell’invio di armi. Di certo arriverà una maggiore chiarezza a Roma in questi giorni visto che è previsto l’incontro tra Zelensky e l’inviato americano, Keith Kellogg. Nel frattempo, sarebbe in atto una serie di cambiamenti all’interno del governo di Kiev: il Financial Times ha confermato che Zelensky ha promesso a Trump di cambiare l’ambasciatore ucraino negli Stati Uniti, visto che l’attuale, Oksana Markarova, sarebbe troppo vicina ai dem. La nuova nomina avverrebbe nel contesto di un rimpasto dell’esecutivo di Kiev. Ma non è finita qui dato che anche il ministero degli Esteri sta riformando la sua struttura: viene spazzato via il dipartimento per il disarmo, mentre saranno creati i dipartimenti per i Paesi ostili, per l’adesione alla Nato e per le sanzioni. In questi giorni poi arriverà a Kiev un prestito di 1 miliardo di euro da parte dell’Ue: diventano così 8 i miliardi sborsati nell’iniziativa Extraordinary revenue acceleration (Era). E Bruxelles, secondo Bloomberg, sta valutando anche la creazione di un fondo di 100 miliardi di euro, sempre a sostegno di Kiev. Sul campo, Kiev ha comunicato che nella notte sono stati distrutti 34 droni russi su 54. E l’agenzia Unian ha evidenziato che i droni intercettori usati dai soldati ucraini sono in grado di respingere gli attacchi russi, in particolare quelli degli Shaid, mentre per Mosca risulterebbe difficile neutralizzare questa difesa.Intanto, con l’inizio domani della conferenza per la Ripresa dell’Ucraina «per dare speranza a un popolo che da più di tre anni resiste con tenacia alla guerra» come ha evidenziato a Formiche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, arrivano maggiori dettagli su chi sarà presente a Roma. Oltre a Zelensky e a Kellogg, ci sarà anche il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez. Mentre oggi il patriarca Sviatoslav Shevchuk sarà ricevuto a Palazzo Chigi dal sottosegretario Alfredo Mantovano e dai ministri Alessandro Giuli (Cultura), Gilberto Pichetto Fratin (Energia) e Orazio Schillaci (Salute).<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ucraina-trump-armi-2672961608.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="direttore-pro-zar-de-luca-tira-dritto" data-post-id="2672961608" data-published-at="1752004604" data-use-pagination="False"> Direttore pro zar, De Luca tira dritto Il Partito democratico è oggettivamente a pezzi: non tocca palla da mesi, ha perso miseramente il referendum di inizio giugno e il suo segretario, Elly Schlein, non gode certo di grande popolarità. Come se non bastasse, in questi giorni il partito è stato pure scosso dall’ennesima frattura interna. A duellare in pubblico e sui social, infatti, ci hanno pensato Vincenzo De Luca, il governatore sceriffo della Campania, e Pina Picierno, eurodeputata piddina che, in quanto a galloni, può vantare la carica di vicepresidente del Parlamento europeo.Galeotto fu l’invito di De Luca al direttore d’orchestra russo Valery Gergiev, che il prossimo 27 luglio dirigerà un concerto sinfonico alla Reggia di Caserta, nel più ampio contesto della rassegna Un’estate da re, programmata e finanziata dalla Regione Campania. L’aspetto problematico della vicenda, agli occhi dei detrattori del governatore, sta tutto qui: Gergiev è un mostro sacro del suo settore, una vera star della musica classica a livello mondiale, ma è anche un noto sostenitore di Vladimir Putin. Nei giorni in cui si consumò l’invasione russa dell’Ucraina, peraltro, il direttore era proprio in Italia e fu bruscamente allontanato dalla Scala di Milano dopo che Beppe Sala, altro piddino doc, pretese da Gergiev una condanna pubblica dello zar, senza però ottenerla.Tre anni e mezzo dopo, quindi, Gergiev potrà far ritorno nel Belpaese dalla porta principale, nella suggestiva cornice della Reggia di Caserta. Agli occhi della Picierno, l’esibizione del direttore russo non può che apparire come un doppio oltraggio: l’evento avverrà di fatto a casa sua (la pasionaria piddina è originaria di Santa Maria Capua Vetere) e, inoltre, è stato finanziato con fondi Poc, ossia anche con denaro proveniente da Bruxelles. Ecco perché la Picierno non ci ha pensato due volte e, lancia in resta, si è scagliata pubblicamente contro De Luca: «È inaccettabile che con i fondi europei si finanzi l’esibizione di un fiancheggiatore del Cremlino», aveva tuonato sui social.Da parte sua, però, il governatore se n’è bellamente infischiato dell’intemerata della sua compagna di partito. E, sempre sui social, le ha risposto per le rime: «Ribadiamo», ha scritto, «che quello della cultura e dell’arte è uno dei casi nei quali può crescere il dialogo fra le persone e possono svilupparsi i valori di solidarietà umana». Ecco perché, ha proseguito, «abbiamo favorito la presenza di ebrei e palestinesi, di russi e ucraini cercando di non sovrapporre il piano della politica con quello della cultura», con riferimento a un evento organizzato mesi fa nel Duomo di Napoli. Pertanto, ha concluso De Luca, «riteniamo di confermare che la Campania è la regione del dialogo e dell’unione tra i popoli». Tradotto: Gergiev farà il suo concerto a Caserta come da programma.Ma non è finita qui, perché la Picierno, indomita e piccata, ha controreplicato al governatore campano: «Caro presidente De Luca», gli ha risposto su Facebook, «ci sono moltissimi artisti russi che hanno condannato l’abietto imperialismo di Putin e si esibiscono in tutto il mondo. Siamo tutti a favore della pace, dell’arte e della cultura e per questo potresti coinvolgere nella rassegna qualcuno di loro. Ma non Gergiev, che purtroppo è un noto fiancheggiatore di Putin, una sorta di suo personale ambasciatore che non ha mai voluto prendere le distanze dai suoi crimini di guerra, anzi, si è prestato tante volte a celebrarli, anche con suoi concerti». Di qui l’appello finale: «Ti invito ancora una volta a ripensarci e a rimuoverlo dal cartellone, come è accaduto alla Scala e in tutti i teatri del mondo. La nostra Regione non può diventare un luogo ritenuto accogliente per fiancheggiatori di criminali». L’allocuzione della Picierno è davvero accorata. Ma c’è da credere che quel vecchio volpone di De Luca molto difficilmente tornerà sui suoi passi.
Simona Marchini (Getty Images)