2025-10-28
La (fragile) tregua tra Trump e Xi obbliga l’Ue a decidere cosa fare con Pechino
Donald Trump (Getty Images)
Il disgelo impone a Bruxelles scelte chiare col Dragone. Finora non sono arrivate a causa delle diverse linee di Parigi e Berlino.Difesa, minerali e tecnologia navale: il nuovo corso tra Usa e Giappone. Oggi l’incontro tra il presidente americano e Takaichi. Tra i dossier anche l’Intelligenza artificiale.Lo speciale contiene due articoli.Prosegue cautamente la distensione commerciale tra Stati Uniti e Cina dopo che, domenica, i due Paesi avevano raggiunto un accordo quadro a margine del vertice Asean di Kuala Lumpur. «Siamo praticamente d’accordo che andrò in Cina. Il presidente Xi verrà a Washington o a Palm Beach qualche tempo dopo», ha dichiarato ieri Donald Trump. «Nutro grande rispetto per il presidente Xi. Credo che mi apprezzi molto e mi rispetti. E credo che rispetti molto il nostro Paese. Avremo una transazione di successo per entrambi i Paesi», ha aggiunto.È quindi in questo clima di disgelo che l’inquilino della Casa Bianca si appresta a incontrare l’omologo cinese giovedì in Corea del Sud. Nell’occasione, i due leader discuteranno di vari dossier geopolitici: dalla guerra in Ucraina alla questione mediorientale. Tutto questo, senza ovviamente trascurare l’accordo quadro raggiunto domenica. Non solo. Ieri, Trump ha anche detto che, giovedì, i due presidenti potrebbero anche firmare un’intesa su TikTok. «Questa è una delle cose di cui parleremo», ha affermato l’inquilino della Casa Bianca. In tutto questo, sempre ieri, il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, il quale, nell’occasione, ha dichiarato che Washington e Pechino dovrebbe «incontrarsi a metà strada», auspicando inoltre che le relazioni tra le due capitali siano «sane, stabili e sostenibili».Insomma, a prima vista sembrerebbe proprio che sia scoppiata la pace tra Stati Uniti e Cina. Certo, il disgelo è innegabile. E potrebbe portare anche a qualche interessante svolta durante l’imminente faccia a faccia tra Trump e Xi. Tuttavia, attenzione. La competizione economica e geopolitica tra Washington e Pechino non si è interrotta. A provarlo stanno, per esempio, gli accordi commerciali che, l’altro ieri, Trump ha stretto con Vietnam, Malesia, Cambogia e Thailandia: accordi sulla cui base la Casa Bianca esenterà dai dazi americani alcuni prodotti esportati dai quattro Paesi. Non solo. L’intesa con il governo di Kuala Lumpur è anche finalizzata «alla cooperazione tra i partecipanti nello sviluppo e nell’espansione delle catene di approvvigionamento di minerali critici».E proprio il tema dei minerali critici è storicamente uno dei principali nodi sul tavolo nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina. Secondo quanto riferito domenica dal segretario al Tesoro americano Scott Bessent, Pechino, nell’accordo quadro, avrebbe accettato di differire le restrizioni all’export di terre rare: restrizioni che, nei mesi scorsi, avevano significativamente irritato Washington. Il tema resta comunque assai delicato. Tra l’altro, mediando il cessate il fuoco tra Cambogia e Thailandia, Trump ha indirettamente inferto un colpo all’influenza geopolitica del Dragone sul Sudest asiatico. Senza poi dimenticare le recenti sanzioni statunitensi a Lukoil e Rosneft che, secondo Reuters, avrebbero spinto le grandi compagnie petrolifere cinesi a sospendere l’acquisto di greggio russo.Tutto questo per dire che, sì, è in atto un disgelo tra Washington e Pechino, ma che, al contempo, la competizione tra le due potenze è più serrata che mai. Un fattore, questo, che diverrebbe tanto più evidente qualora Trump, nei prossimi giorni, dovesse incontrare Kim Jong-un. Al di là dell’amicizia di facciata, Xi teme infatti Pyongyang sia per il suo iperattivismo nucleare sia per i suoi stretti legami con Mosca nel settore della Difesa. Ecco: è alla luce di queste considerazioni che emerge una domanda. Che cosa farà l’Ue?L’interrogativo è legittimo, perché a Bruxelles non sembra esserci una linea troppo chiara sul dossier cinese. Da una parte, pochi giorni fa, il capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha minacciato ritorsioni contro Pechino, qualora quest’ultima dovesse restringere l’export di minerali strategici. Dall’altra parte, ieri il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, incontrando il premier cinese Li Qiang, ha auspicato che Ue e Cina mantengano scambi di alto livello, rafforzando anche dialogo e coordinamento. Lo strabismo geopolitico di Bruxelles è anche il riflesso delle mosse di Parigi e Berlino. A metà ottobre, il consigliere diplomatico di Emmanuel Macron, Emmanuel Bonne, si era incontrato con Wang Yi, sostenendo, secondo una nota di Pechino, che «la Francia si oppone alle guerre commerciali e al confronto tra blocchi ed è disposta a mantenere uno stretto coordinamento strategico con la Cina». Sembra invece che il governo di Friedrich Merz stia iniziando a raffreddare i rapporti di Berlino con il Dragone. Pochi giorni fa, il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, ha infatti rinviato una visita che avrebbe dovuto effettuare in Cina. L’attuale cancelliere tedesco si è ormai da tempo avvicinato alla linea di Giorgia Meloni, mentre Macron continua a intestarsi il ruolo oppositore di Trump. Un velleitarismo, quello francese, che rischia seriamente di danneggiare Bruxelles dal punto di vista geopolitico.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tregua-trump-xi-obbliga-ue-2674237802.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="difesa-minerali-e-tecnologia-navale-il-nuovo-corso-tra-states-e-giappone" data-post-id="2674237802" data-published-at="1761602106" data-use-pagination="False"> Difesa, minerali e tecnologia navale: il nuovo corso tra States e Giappone Dopo la «visita di cortesia» di ieri all’imperatore Naruhito, salutato all’aeroporto di Tokyo con una calorosa stretta di mano anziché l’inchino di protocollo, oggi Donald Trump vede il premier giapponese, Sanae Takaichi. Il presidente Usa aveva già affermato di «non vedere l’ora» di incontrarla e di aver sentito «cose fenomenali» sul suo conto sottolineando che Takaichi, prima donna con questa carica, era «una grande alleata e amica» dell’ex premier giapponese Shinzo Abe, al quale era particolarmente legato. Infatti Takaichi, come segno di amicizia, ha regalato a The Donald un set di mazze da golf appartenute all’ex premier Abe e delle palline dorate. La premier accompagnerà Trump a bordo dell’elicottero presidenziale Marine One, su invito del Dipartimento di Stato, per una visita alla base navale di Yokosuka, a sud di Tokyo, dove vedrà molti dei circa 60.000 soldati americani di stanza nel Sol Levante. In una telefonata preventiva, la leader conservatrice ha assicurato al presidente Usa che il rafforzamento dei legami bilaterali, in particolare in materia di sicurezza, è «la massima priorità della sua amministrazione». Takaichi ha annunciato che il Giappone aumenterà il suo bilancio per la difesa al 2% del Pil a partire da quest’anno fiscale, che si concluderà il 31 marzo, con due anni di anticipo rispetto al piano precedentemente concordato. Molti i dossier commerciali al centro del bilaterale ma tra i numerosi progetti, come anticipato dai media nipponici, i due Paesi si preparano a firmare un memorandum d’intesa per rafforzare la cooperazione nel settore della cantieristica navale: un’iniziativa che si inserisce nel quadro delle misure di sicurezza economica, e che mira a ridurre la dipendenza industriale dalla Cina. Secondo fonti governative, il memorandum prevede l’istituzione di un gruppo di lavoro congiunto incaricato di sviluppare strategie per stimolare le due industrie cantieristiche, e l’inclusione di investimenti incrociati nei cantieri navali delle due nazioni, con l’obiettivo di accrescere la competitività, migliorare l’efficienza produttiva e integrare le catene di approvvigionamento. Prevista anche l’adozione di tecnologie avanzate, come l’Intelligenza artificiale, per facilitare la progettazione e la funzionalità delle navi. Secondo gli analisti, Tokyo e Washington condividono la preoccupazione che una dipendenza eccessiva da Pechino possa compromettere la sicurezza dei trasporti marittimi in caso di crisi, considerata la crescente influenza della Cina, che nel 2024 ha detenuto oltre il 70% del mercato mondiale della cantieristica per tonnellaggio, mentre la quota del Giappone è scesa all’8%.Contemporaneamente, i due governi intendono firmare un secondo memorandum volto a rafforzare la cooperazione sulle forniture di minerali critici, incluse le terre rare, settore anch’esso dominato dalla Cina. Oltre ad una possibile tregua commerciale per sospendere i dazi americani, oggi potrebbero essere affrontate anche le questioni ancora in sospeso, come la forma che assumeranno gli investimenti per 550 miliardi di dollari annunciati dal Giappone negli Stati Uniti. Sempre oggi, oltre ad un incontro con dirigenti d’azienda a Tokyo, sono previste anche riunioni tra il ministro del Commercio giapponese Ryosei Akazawa e il segretario al Commercio statunitense Howard Lutnick, nonché incontri con il ministro degli Esteri Toshimitsu Motegi. In un gesto simbolico, il ministero dei Trasporti giapponese esporrà al vertice alcuni pickup Usa, un segnale di apertura verso il mercato automobilistico americano dopo le critiche di Trump sull’assenza di veicoli americani in Giappone.
Viktor Orbán e Giorgia Meloni a Roma (Ansa)
Giorgia Meloni (Getty Images)
Il primo ministro della Lituania Inga Ruginienè (Ansa)