La Germania si indebiterà per lanciare oltre 300 progetti militari: metà in appalto ad aziende nazionali. Nella lista della spesa, svelata da «Politico», anche apparecchiature americane tipo i missili a lungo raggio.
La Germania si indebiterà per lanciare oltre 300 progetti militari: metà in appalto ad aziende nazionali. Nella lista della spesa, svelata da «Politico», anche apparecchiature americane tipo i missili a lungo raggio.L’escalation è cominciata lo scorso 20 marzo, quando il Parlamento tedesco uscente, nel suo ultimo giorno di mandato, ha stravolto la Costituzione votando per consentire - per la prima volta nella storia tedesca - un piano di indebitamento senza limiti per foraggiare l’industria delle armi. È questo il primo, fondamentale tassello giuridico su cui poggia la reconquista tedesca della leadership militare europea, presentata all’opinione pubblica come «inevitabile». Oggi, secondo quanto rivelato dalla testata Politico, Berlino ha compilato la lista della spesa: il nuovo progetto di approvvigionamento militare costerà ai bilanci tedeschi, e ai cittadini, 377 miliardi di euro. Il presidente della Repubblica tedesco (il socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier), del resto, era stato chiaro: «Ci sforzeremo di rendere la Germania la spina dorsale della difesa convenzionale in Europa», ha dichiarato il 28 aprile evocando - non si sa se come promessa o minaccia - la mobilitazione di 500 miliardi di euro per i prossimi 12 anni, che «dovrebbero bastare a dimostrare che siamo seri e facciamo sul serio». Oggi sembrerebbe proprio che Berlino faccia sul serio: l’elenco degli armamenti di cui vuole dotarsi il cancelliere Friedrich Merz, una panoramica degli acquisti che saranno indicati nel bilancio 2026 dell’esercito tedesco (la Bundeswehr), consta di 39 pagine, nelle quali sono elencate le armi per fare la guerra via terra, aria, mare ma anche nello spazio e in Rete. A fare la parte del leone nella produzione degli armamenti saranno, ça va de soi, le aziende tedesche che domineranno le gare d’appalto con circa 160 progetti. Il primo fornitore è l’azienda Rheinmetall che riuscirà a portare a casa circa 88 miliardi di euro di commesse per produrre, ad esempio, 687 veicoli Puma, quasi tutti da combattimento.Il riarmo tedesco passerà per la modernizzazione dell’esercito, uno dei più obsoleti d’Europa per carenza di munizioni e mezzi, attrezzature antiquate e infrastrutture in cattivo stato. Tra il 1992 e il 2021 il numero di carri armati teutonici è diminuito da 6.684 a 339, quello degli aerei da combattimento da 553 a 226, molte caserme sono fatiscenti e la Bundeswehr conta attualmente su quasi 182.000 militari e circa 60.000 riservisti disponibili, contro i circa 500.000 soldati che erano in servizio durante la guerra fredda. Per questo motivo, l’esercito intende avviare circa 320 nuovi progetti che prevedono, ad esempio, l’acquisto di 561 Skyranger, il sistema di difesa aereo che Rheinmetall produce a Zurigo, efficace contro droni ma anche elicotteri, montabile su veicoli cingolati o gommati, dal costo di circa 32 milioni di euro l’uno. Altri 100 milioni di euro saranno destinati all’acquisto di granate a proiettili.Secondo il documento consultato da Politico, la seconda azienda tedesca coinvolta nel riarmo è la Diehl Defence, produttrice bavarese di missili che dovrebbe riuscire ad accaparrarsi commesse per un valore di 17,3 miliardi di euro vendendo alla Bundeswehr 14 sistemi missilistici Iris-T (acronimo di Infra Red Imaging System Tail-Trust Vector Controlled) per 3,18 miliardi di euro, 396 missili Iris-T Slm per circa 694 milioni di euro e altri 300 missili a corto raggio Iris-T Lfk per un valore di 300 milioni di euro. L’esercito tedesco acquisterà anche, per circa 1,6 miliardi di euro, 12 sistemi di droni tattici da ricognizione Luna Ng per la sorveglianza, il rilevamento, il tracciamento in tempo reale e anche operazioni offensive come il lancio di droni armati (kamikaze): anche questi saranno prodotti da Rheinmetall. Gli acquisti più costosi della Bundeswehr saranno destinati, tuttavia, ai programmi satellitari per la sicurezza spaziale, oltre 14 miliardi di euro e una costellazione di satelliti in orbita terrestre del valore di 9,5 miliardi di euro. Anche le armi americane sono molto ambite dalle forze armate tedesche: nella lista dei desideri pubblicata da Politico compaiono 15 jet F-35 della Lockheed Martin, che Berlino dovrebbe acquistare per circa 2,5 miliardi di euro, 400 missili da crociera Tomahawk Block Vb (1,15 miliardi di euro), tre lanciamissili Lockheed Martin Typhon (220 milioni di euro) e quattro Boeing P-8 Poseidon per il pattugliamento marittimo (1,8 miliardi di euro). In totale, gli armamenti statunitensi rappresentano «soltanto» il 5 per cento dei 377 miliardi che Berlino intende destinare al riarmo, ma tecnicamente sono i più strategici.Resta a questo punto da capire come farà Berlino a mobilitare l’opinione pubblica e, a cascata, i giovani in età di leva: se l’ultimo sondaggio Ipsos condotto a luglio 2025 ha mostrato che, sulla carta, la maggioranza dei tedeschi sarebbe favorevole alla reintroduzione del servizio militare obbligatorio (sospeso dal 2011), sono tuttavia soltanto gli over 60 ad appoggiare la proposta: il 48 per cento dei giovani dai 18 ai 39 anni, quelli che dovrebbero combattere «boots on the ground», rifiuta di essere chiamato a difendere il proprio Paese o comunque ha molti dubbi. Chi sparerà quei proiettili?
(Guardia di Finanza)
La Guardia di Finanza ha scoperto una rete di aziende gestite da imprenditori spagnoli che hanno ottenuto indebitamente incentivi per la produzione di energia solare. Sequestrati conti correnti, immobili e impianti fotovoltaici.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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Giorgia Meloni (Getty Images)
- Il premier: «Su 44 miliardi di profitti, gli istituti ne verseranno cinque». E annuncia un piano per «alloggi a prezzi calmierati per giovani coppie». Due punti su cui c’è sintonia col Carroccio, che però insiste: «Servono più soldi». Tajani: «Non dal credito».
- Infermieri, firmato l’accordo grazie alla Cisl: 172 euro al mese in più per il personale sanitario.






