2025-10-28
La Meloni impone 5 miliardi di tasse alle banche
Giorgia Meloni (Getty Images)
Il premier: «Su 44 miliardi di profitti, gli istituti ne verseranno cinque». E annuncia un piano per «alloggi a prezzi calmierati per giovani coppie». Due punti su cui c’è sintonia col Carroccio, che però insiste: «Servono più soldi». Tajani: «Non dal credito».Infermieri, firmato l’accordo grazie alla Cisl: 172 euro al mese in più per il personale sanitario.Lo speciale contiene due articoli.La manovra di bilancio entra nel vivo e con lei si spostano gli equilibri interni alla maggioranza. A creare maggior dibattito il contributo delle banche. Per il premier Giorgia Meloni: «Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione circa 5 per aiutare le fasce più deboli della società, credo che possiamo essere soddisfatti noi e che in fin dei conti possano esserlo anche loro». Alle banche il governo chiede «un contributo sulla rendita accumulata per condizioni di mercato che la politica del governo ha fortemente contribuito a creare». E ancora puntualizza: «per mantenere i conti in ordine, occorrono delle risorse e le abbiamo chieste a chi, grazie a questa politica, ha avuto dei grandi benefici: se cresce lo spread, se sale il rating dell’Italia, se le banche hanno potuto approfittare dei 200 miliardi messi a disposizione dal governo Conte per rinegoziare con la garanzia dello Stato prestiti che avevano già erogato, o dei crediti del Superbonus, sempre grazie a Giuseppe Conte, è giusto che quelle stesse banche ci diano una mano a continuare in una politica così profittevole».Una posizione netta la sua, che non lascia spazio a trattative e che si avvicina molto a quella del suo vicepremier Matteo Salvini, meno a quella dell’altro vice, Antonio Tajani. Ad avvicinare Lega e Fratelli d’Italia c’è il Piano casa. «Stiamo lavorando alla definizione di un grande Piano casa per mettere a disposizione delle giovani coppie alloggi a prezzi calmierati» ha detto Meloni. «Perché senza una casa è difficile costruire una famiglia, e senza famiglie non può esserci una nazione prospera e vitale». Per Salvini il tema banche e quello del Piano casa, dialogano tra di loro. «Non c’è nessun accanimento sulle banche, io sono un liberale e un iperliberista. Negli ultimi 3 anni le banche italiane hanno fatto 112 miliardi di utili, una parte di questi coperti da garanzie dello Stato. Quindi penso, e chiederò, che sul Piano casa che è scoperto nel 2026, una parte di fondi arrivi con gioia ed entusiasmo da parte di un sistema che sta facendo margini notevolissimi e che può contribuire». Il Piano casa, annunciato dallo stessa premier al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, è un progetto ambizioso e strategico, ma ha il grande difetto che per il momento ha potuto stanziare davvero poco. «Lo abbiamo potenziato economicamente stanziando 670 milioni di euro» ha spiegato il premier, ma per fare la differenza ci vogliono molti più soldi, ed è qui che Salvini ritiene di far intervenire le banche. «Abbiamo 660 milioni di euro per i primi progetti pilota. Il problema è che questi denari sono dal ‘27 in poi, io ho bisogno di usarli anche nel ‘26 per la progettazione. Mi piacerebbe avere un progetto pilota per ciascuna delle 20 Regioni» ha spiegato il vicepremier. Tuttavia «ovviamente senza soldi non si fa nulla e ho bisogno che in conversione di legge di bilancio le risorse stanziate per il 2027 vengano anticipate per la pianificazione nel 2026. Si vota nel 2027, non posso perdere un anno prezioso».Tajani invece sul tema resta rigido: «L’accordo sulle banche è chiuso, non si cambia perché c’è un accordo generale di tutti. Gli emendamenti che presenteremo riguardano gli affitti brevi, l’articolo 18 e forze dell’ordine e forze armate». Il tema della casa è certamente e storicamente caro agli azzurri di Forza Italia, per questo sarà difficile contestare un contributo destinato direttamente per costruire nuovi alloggi. Ancora più duro il capogruppo di Fi alla Camera Paolo Barelli: «L’accordo sulle banche è stato fatto da Tajani al Mef insieme a Maurizio Leo e Giancarlo Giorgetti, quando il 4% di indeducibilità, per cui è deducibile solo il 96%, è passato da strutturale a scalare in 3 anni. Quello è l’accordo, quello si fa. Cosa significa? Significa che se la Lega che continua a sparare a destra e a manca, vuol dire che hanno il 50% dei voti in Parlamento e riescono a far quello che vogliono, ma non è così; quindi, credo sia una boutade». Poi aggiunge: «Io sono d’accordo con Marco Osnato (Fdi, ndr), che da quello che mi risulta parla con la Meloni, e dice la stessa cosa. L’accordo c’è, è stato digerito dalle banche anche con l’apporto di Fi. Adesso c’è il problema dell’articolo 18, i dividendi. Su questo ancora non si è parlato ed è un’ulteriore tassa a una tassa che c’è. Su questo anche Leo è consapevole che va rivisto». Il ministro dell’Economia Giorgetti, intanto, intervistato a Quarta Repubblica, su Rete 4, coglie l’occasione per chiarire alcune questioni. Per quanto riguarda gli affitti brevi «l’aumento dell’aliquota non è che sia entrata per distrazione. Io non sono mai distratto. Perché quando curo i soldi di tutti, ho il dovere di essere sempre concentrato. Giustamente anche Salvini, come tutti, non è che condivide tutti gli articoli della legge di bilancio. Come ho detto, il Parlamento c’è per migliorare perché io, come ministro dell’Economia, non ho la presunzione di fare tutte le cose giuste», ma pone la questione: «Bisogna capire se premiare le locazioni per abitazione oppure le locazioni per i turisti stranieri». «Non c’è nessun intento di punire i proprietari» sottolinea, ma evita una questione: se non ci fosse un tema di coperture si sarebbero potute incentivare le locazioni residenziali. Infine, rivendica: «La classe media per la prima volta ha delle riduzioni di imposte che siamo riusciti a fare grazie al lavoro impostato con grande serietà in questi tre anni».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/meloni-tasse-profitti-banche-2674238366.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="arriva-laumento-per-gli-infermieri-nonostante-lopposizione-di-cgil-e-uil" data-post-id="2674238366" data-published-at="1761634018" data-use-pagination="False"> Arriva l’aumento per gli infermieri nonostante l’opposizione di Cgil e Uil Da una parte scende in piazza per protestare contro il mancato aumento dei salari, dall’altro, quando si tratta di firmare contratti che andrebbero a rimpinguare le buste paga, si tira indietro. Difficile capire cosa muove la Cgil di Maurizio Landini a cui spesso si accoda anche la Uil.L’ultimo caso è quello del rinnovo del contratto della Sanità. L’accordo per il 2022-2024 raggiunto ieri, vede la firma di Fials, Cisl, Nursind e Nursing Up, mentre Cgil e Uil hanno ribadito il loro no, come nella pre intesa siglata a giugno. Il contratto riguarda 581.000 professionisti, tra infermieri, ostetriche e amministrativi che riceveranno aumenti medi mensili di 172,37 euro per 13 mensilità, cioè il 6,8% in più delle retribuzioni attuali. Gli arretrati medi saranno di 1.200 euro. Si prevedono risorse complessive pari a 1,784 miliardi di euro.Sono incluse le indennità: 175 milioni di euro per quella di pronto soccorso; 35 milioni per l’indennità di specificità infermieristica e 15 milioni per l’indennità di tutela del malato.Il contratto prevede rilevanti innovazioni per migliorare le condizioni di lavoro e a valorizzare le competenze professionali. Esattamente quello che i sindacati e anche la Cgil e la Uil vanno chiedendo da tempo. Quante volte Cgil e Uil hanno lamentato la difficile situazione del personale della sanità, sottopagato. Ora a fronte di soldi e cambiamenti organizzativi si mettono di traverso.Il contratto amplia la platea dei possibili dipendenti che possono partecipare all’accesso all’area di elevata qualificazione: oltre a chi ha la laurea magistrale accompagnata da un incarico di funzione di almeno 3 anni, si apre al personale con laurea triennale accompagnata da un periodo di incarico di funzione di almeno 7 anni.Altra novità è l’arrivo, con adesione volontaria, della settimana di 36 ore su quattro giorni.Per migliorare le condizioni di lavoro, è previsto il buono pasto in lavoro agile e la priorità di accesso a questo istituto contrattuale per chi è in situazioni di disabilità o per assistenza a famigliari disabili. C’è anche la possibilità di coniugare lo straordinario in presenza di incarico fino al valore di 5.000 euro. Inoltre è stato introdotto il nuovo profilo di assistente infermiere, una figura intermedia fra i profili dell’area dei professionisti della salute e dei funzionari e dell’area degli operatori, e sono state estese alcune tutele su permessi, assenze e congedi.Un altro tema è quello delle aggressioni del personale per le quali è previsto il patrocinio legale da parte dell’azienda e la possibilità di un supporto psicologico.Questo accordo è significativo anche perché sblocca l’iter della prossima tornata contrattuale 2025-2027, che prevede altri 150-170 euro in più in busta paga.Il sindacato degli infermieri Nursind, sottolinea le «novità normative e sul piano dei diritti, al netto delle purtroppo poche risorse stanziate» e per la Cisl Fp «è un traguardo atteso da oltre 600.000 lavoratori che ora possono contare su nuove certezze economiche e normative».La Funzione Pubblica Cgil, invece, parla di un contratto che «impoverisce e fa perdere potere d’acquisto» perché «mentre il costo della vita, è balzato al +16%, i salari aumentano appena del 5,7%».Il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha messo in evidenza «gli importanti incrementi delle indennità specifiche, tra cui quella del pronto soccorso, che può arrivare anche a 500 euro. Importanti anche gli arretrati visto che il contratto viene firmato nel 2025».
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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