2025-06-14
I pm a gamba tesa sul gioco delle scalate
Luigi Lovaglio, ad Montepaschi (Imagoeconomica)
Inchiesta a Milano sulla privatizzazione di Mps via Banca Akros. Nel mirino i pacchetti venduti a Banco Bpm (5%), Caltagirone (3,5%), Delfin (3,5%) e Anima (3%). Indagini su modalità dell’operazione, prezzo e tempistiche. Quote a rischio sequestro.La privatizzazione del 15% di Monte dei Paschi di Siena, avvenuta nel novembre 2024, è oggi sui tavoli della Procura di Milano, che ha aperto due distinti fascicoli d’indagine. Una vicenda che, in un gioco di incastri molto delicati, potrebbe ricadere sull’operazione Mediobanca a due giorni dall’assemblea di piazzetta Cuccia, chiamata a decidere se proseguire o meno con l’Ops su Banca Generali.Tra le ipotesi (e i timori) valutate in ambienti finanziari -– ancora in fase del tutto preliminare dal punto di vista giudiziario - vi sarebbe anche quella di un eventuale sequestro preventivo delle azioni collocate, nel caso emergessero elementi concreti a sostegno di irregolarità. Di certo, una misura del genere, avrebbe impatti significativi non solo sul mercato, ma anche sugli equilibri istituzionali, aprendo interrogativi molto ampi sul perimetro e il tempismo dell’intervento giudiziario in ambiti regolati da logiche di mercato. Come spiegava ieri il Corriere della Sera, al centro dell’attenzione dei magistrati c’è la procedura accelerata di collocamento riservato ad alcuni investitori istituzionali, affidata dal Mef a Banca Akros – banca d’investimento del gruppo Banco Bpm – in qualità di global coordinator e bookrunner. L’operazione sarebbe stata tecnicamente impeccabile sul piano formale, ma avrebbe allo stesso tempo sollevato diversi interrogativi nel mondo finanziario e ora anche nei palazzi della giustizia, sia sulle tempistiche sia sul prezzo che ha portato all’assegnazione delle azioni a quattro soggetti: Banco Bpm (5%), Delfin (3,5%), Caltagirone (3,5%) e Anima Holding (3%).Il fascicolo nasce da una querela per diffamazione presentata da Mediobanca contro alcuni articoli del quotidiano Il Giornale, che ipotizzavano rapporti opachi tra l’istituto guidato da Alberto Nagel e alcuni attori coinvolti - direttamente o indirettamente - nelle partite societarie che ruotano intorno a Generali, Mediobanca stessa e Mps. Secondo indiscrezioni, la querela sarebbe accompagnata da una ricostruzione dettagliata delle vicende societarie e da elementi che segnalerebbero, a partire già dal 2019, una convergenza di interessi tra Delfin e il gruppo Caltagirone. Sul fascicolo starebbero lavorando l’aggiunto Roberto Pellicano, che coordina il pool dedicato ai reati economico-finanziari insieme con i pm Giovanni Polizzi e Luca Gaglio.La querela, a differenza di un esposto, attiva automaticamente l’azione penale e ha portato all’apertura di un fascicolo «modello 21», ovvero con soggetti già iscritti nel registro degli indagati. Ed è proprio a questo tipo di fascicolo che è stata ricondotta anche l’indagine sul collocamento del 15% di Mps, segnale che la Procura ha ritenuto di aver raccolto elementi ritenuti sufficienti per approfondimenti. Al momento, Banca Akros non risulta coinvolta direttamente. In una nota ufficiale, l’istituto ha sottolineato di aver operato «in modo corretto e trasparente, nel pieno rispetto delle norme e delle prassi che regolano tali operazioni, con la partecipazione di centinaia di investitori istituzionali, tramite piattaforma informatica«, precisando che «tutti gli ordini pervenuti sono stati raccolti, registrati e processati allo stesso modo«.Resta intanto il massimo riserbo sull’identità degli indagati. Ma la presenza di un fascicolo «modello 21» implica che vi siano già persone formalmente iscritte nel registro. Tra questi, secondo indiscrezioni, potrebbero figurare funzionari del Tesoro, rappresentanti di società beneficiarie del collocamento, consulenti coinvolti nell’operazione e anche le stesse società. Di certo l’operazione fu seguita all’epoca dai principali dirigenti del ministero dell’Economia, tra cui Stefano Di Stefano, Direttore generale della direzione Partecipazioni societarie, nonché consigliere di Mps, come anche da Marcello Sala, ex capodipartimento dell’Economia di via XX Settembre. L’altro filone investigativo, invece, nasce in modo più sfumato e con contorni ancora incerti. Secondo fonti vicine al dossier, potrebbe trattarsi di un esposto trasmesso a Consob e poi inoltrato alla magistratura. In un primo momento, alcuni organi di stampa avevano suggerito che potesse essere stato Unicredit a presentarlo, ipotesi che la banca però ha poi smentito.Una «foglia di fico» istituzionale? Forse. Il Financial Times aveva scritto mesi fa che UniCredit aveva tentato di acquistare una quota del 10 % di Mps ma la loro richiesta era stata ignorata da Banca Akros, l’intermediario designato dal Tesoro. In questo secondo fascicolo, si configura per ora un «modello 45», ossia un’indagine conoscitiva priva di indagati e capi d’imputazione. Tuttavia, la possibilità di una connessione tra le due indagini non può essere esclusa. Qualora la Guardia di Finanza e la Procura dovessero individuare elementi comuni o segnali di anomalie procedurali – ad esempio nella concomitanza delle offerte presentate dai soggetti selezionati, che avrebbero avanzato proposte con premi identici (5% sul prezzo di mercato) nel giro di appena nove minuti – il secondo fascicolo potrebbe evolvere in senso penale.Il ruolo di Delfin – la holding della famiglia Del Vecchio – è al centro di valutazioni politiche e societarie: in particolare, l’astensione in assemblea di Francesco Milleri sulla partita Mediobanca–Generali è stata letta da alcuni osservatori come una presa di distanza tattica, che potrebbe però celare una posizione ben più articolata.