2025-10-30
Dietro le polemiche montate su Orbán c’è la paura di un asse destra-popolari
Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
Ecr, Patrioti e Ppe uniti possono ribaltare l’Ue: la sinistra teme l’imbarcata e strepita.Questione di una elle: c’è il magiaro e ci sono i magliari. Il magiaro, ovvero ungherese, è il leader di Budapest Viktor Orbán. I magliari, nell’accezione negativa del termine, recita il dizionario, sono «persone che, pur di raggiungere uno scopo, non esitano a ricorrere a espedienti equivoci o addirittura truffaldini». I magliari della informazione e della politica hanno approfittato della visita in Italia di Viktor Orbán per cercare di mettere in imbarazzo il governo guidato da Giorgia Meloni. Addirittura qualcuno il presunto imbarazzo del governo italiano l’ha pure raccontato, come fosse un dato di fatto.Ma cosa avrebbe fatto Orbán per creare questo imbarazzo? Tutto sarebbe riconducibile a dichiarazioni come questa: «L’Unione europea non conta nulla. Andrò da Donald Trump per fargli togliere le sanzioni alla Russia perché l’Ungheria dipende moltissimo dal petrolio e dal gas russo. Sull’Ucraina, purtroppo, l’Europa è totalmente fuori dai giochi. Nell’Europa centrale, il fronte pacifista sta crescendo». Orbán ha pure criticato, blasfemo e impresentabile, le politiche green dell’Europa. Frasi snocciolate durante la visita a Roma dove il leader magiaro (senza la elle), tra lunedì e martedì, ha incontrato papa Leone XIV, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Il premier ungherese ripete queste cose da sempre, lo sanno benissimo tutti e, del resto, che ormai l’Europa non conti più nulla lo ammettono democratici, progressisti e sinistre varie e avariate di tutto il continente. La critica alle sanzioni di Donald Trump sul petrolio russo deriva dal fatto che l’Ungheria, da quel petrolio, dipende per la sua stessa sopravvivenza economica, ma anche queste parole sono state utilizzate per farneticare di «imbarazzo» creato alla Meloni. L’imbarazzo dovrebbe provarlo chi mette in circolazione queste fandonie: ieri sera un funzionario di Washington ha dichiarato alla Cnn che la prossima settimana Trump riceverà Orbán alla Casa Bianca. Sull’Ucraina pure la posizione di Orbán è arcinota e lo scetticismo sulla possibilità di Kiev di riconquistare i territori perduti è ormai diffuso in tutte le cancellerie europee, oltre che come ben noto a Washington.Eppure, manco avesse bestemmiato in chiesa, da sinistra chiedono alla Meloni di prendere le distanze da Orbán (a papa Leone ancora nessuno l’ha chiesto, ma bisogna aver fede, per stare in argomento). L’obiettivo di questi magheggi propagandistici è estremamente semplice: il blocco conservatore europeo (Ecr, gruppo al quale aderisce Fratelli d’Italia, e Patrioti, gruppo europeo della Lega) al prossimo giro elettorale potrebbe formare una maggioranza con il Ppe (del quale fa parte Forza Italia) e mettere finalmente all’opposizione anche a Bruxelles socialisti, liberali e sinistre varie, allineando tra l’altro l’Eurocamera al Consiglio europeo, dove siedono i leader dei singoli Stati, sempre più a maggioranza di centrodestra.E, visto che è proprio l’Italia il laboratorio politico nel quale sta prosperando questo modello, con i tre partiti alleati in continua crescita nei sondaggi e alleati a sostegno di un governo stabile, ecco che seminare zizzania tra Fdi, Lega e Forza Italia sembra, a questi cervelloni della politica politicante, il modo migliore per scongiurare che dalla «maggioranza Ursula» a Bruxelles si passi alla «maggioranza Giorgia». Un’Europa governata dal centrodestra che avrebbe anche una affinità con l’amministrazione degli Stati Uniti (difficile prevedere ribaltoni Oltreoceano, considerato lo stato politicamente comatoso dei democratici).Orbán, dunque, pronuncia frasi di ordinaria amministrazione, ribadisce concetti che esprime da sempre, eppure la maggioranza italiana (siamo veramente al colmo) dovrebbe subirne i contraccolpi. La paura fa 90, anzi fa 2029, anno delle prossime europee, ma già nei prossimi mesi, per dirne una, potrebbe crollare definitivamente il sistema-Macron in Francia, con la destra di Marine Le Pen pronta a conquistare il governo. Una Europa a maggioranza di centrodestra è già nei fatti, anche se non nelle alchimie politiche: lo scenario che abbiamo descritto è il più probabile.
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Francesca Albanese (Ansa)