Per anni sono stati sconsigliati in presenza di infezione, ma oggi molti studi confermano la possibilità di farli in condizioni controllate. Uno spiraglio per i tanti in lista d'attesa: gli affetti da Hcv nel mondo sono 170 milioni.
Per anni sono stati sconsigliati in presenza di infezione, ma oggi molti studi confermano la possibilità di farli in condizioni controllate. Uno spiraglio per i tanti in lista d'attesa: gli affetti da Hcv nel mondo sono 170 milioni.Circa 2,4 milioni di persone negli Stati Uniti hanno un'infezione da virus dell'epatite C (Hcv); in Italia 1 milione di persone e nel mondo 130-170 milioni di persone. Gli organi ottenuti da queste persone rappresenterebbero quasi un terzo degli organi dei donatori in molte aree del mondo. È giunto il momento di prendere in considerazione l'ipotesi di espandere l'uso di trapianti tra Hcv-positivi e negativi in condizioni controllate. Un numero crescente di risultati, positivi negli studi a centro singolo, fornisce supporto per ulteriori ricerche con studi multicentrici su larga scala.Cuore e polmoniI cuori e i polmoni di donatori positivi per l'epatite C in genere non vengono trapiantati e per anni l'infezione da Hcv ha rappresentato un criterio per escludere la possibilità di prelevare gli organi da un donatore con Hcv. Con l'avvento degli agenti antivirali ad azione diretta per trattare l'Hcv, con la possibilità di guarire fino al 90-100% dei pazienti con questa infezione, il numero dei donatori di organi di pazienti con infezione da Hcv è aumentato, consentendo la possibilità di trapiantare cuore e polmoni anche da donatori positivi per Hcv in riceventi che non hanno l'infezione.Un gruppo di ricercatori dell'Università di Harvard (Usa) ha condotto uno studio sul trapianto di cuore e di polmoni da donatori positivi per Hcv, ad adulti senza infezione da Hcv e pubblicato sul New England Journal of Medicine del 25 aprile 2019. Sofosbuvir-velpatasvir, un regime antivirale ad azione diretta, è stato somministrato preventivamente ai destinatari dell'organo per 4 settimane, a partire da poche ore dopo il trapianto, per bloccare la replicazione virale. L'outcome primario era di ottenere una risposta virologica sostenuta a 12 settimane dopo il completamento della terapia antivirale per l'infezione da Hcv e la sopravvivenza del paziente a 6 mesi dopo il trapianto.Un totale di 44 pazienti è stato arruolato: 36 sono stati trapiantati di polmone e 8 hanno ricevuto un trapianto di cuore, tutti da donatori Hcv positivi. Un totale di 42 su 44 trapiantati (95%) presentava una carica virale rilevabile per l'Hcv immediatamente dopo il trapianto.I primi 35 pazienti arruolati, che avevano completato i 6 mesi di follow-up, erano tutti vivi e avevano un'eccellente funzione di innesto e una carica virale non rilevabile di Hcv a 6 mesi dopo il trapianto; la carica virale è diventata non rilevabile dopo circa 2 settimane dal trapianto e in seguito è rimasta non rilevabile in tutti i pazienti. Non sono stati identificati eventi avversi gravi correlati al trattamento.BioeticaI risultati di questo studio sono sufficienti per incoraggiare un uso più diffuso di trapianti tra donatori Hcv positivi e riceventi Hcv negativi? I primi risultati sono molto incoraggianti, ma c'è ancora molto da imparare. I dati sui risultati a lungo termine sono limitati: uno dei periodi di follow up più lungo riportato è di un anno per 20 riceventi. Non è noto se un aumento dell'incidenza di patologie cardiovascolari, che è stato precedentemente riportato nei riceventi di organi da donatori Hcv-positivi, sarà una complicazione tardiva. Inoltre, ciò che è noto sulla risposta virale sostenuta potrebbe dover essere riconsiderato, alla luce di un recente rapporto di un ricevente di un trapianto polmonare da donatore Hcv positivo, che ha avuto una recidiva grave dopo il trattamento per infezione da Hcv correlata al trapianto.Questi sono tempi molto positivi per il campo del trapianto, anche perché la possibilità di utilizzare organi da donatori Hcv positivi può aumentare sostanzialmente il pool di donatori in periodi di scarsità di donatori d'organi in tutto il mondo e quindi aumentare l'accesso agli organi per i pazienti che hanno necessità di ottenere un organo per avere un trapianto e che altrimenti potrebbero morire durante l'attesa. In Italia, comunque, il Comitato nazionale di bioetica ha dato recentemente il via libera alla possibilità di utilizzare organi provenienti da donatori Hcv positivi per il trapianto di pazienti Hcv negativi che hanno necessità di ricevere un trapianto di cuore o di polmone ma anche di rene.www.umbertotirelli.it
Emmanuel Macron (Ansa)
Per la prima volta nella storia, quasi l’intera Assemblea francese ha bocciato la legge finanziaria. C’è la concreta possibilità di arrivare a una sorta di proroga che costerebbe 11 miliardi. Nelle stesse ore Moody’s migliorava il giudizio sul debito italiano.
C’era una volta l’Italia pecora nera dell’Europa. Era il tempo in cui Parigi e Berlino si ergevano a garanti della stabilità economica europea, arrivando al punto di condizionare la vita di un governo e «consigliare» un cambio della guardia a Palazzo Chigi (come fu la staffetta tra Berlusconi e Monti con lo spread ai massimi). Sembra preistoria se si guarda alla situazione attuale con la premier Giorgia Meloni che riceve l’endorsement di organi di stampa, come l’Economist, anni luce distante ideologicamente dal centro destra e mai tenero con l’Italia e, più recente, la promozione delle agenzie di rating.
Greta Thunberg (Ansa)
Greta Thunberg prosegue il suo tour da attivista, tingendo di verde il Canal Grande per denunciare un presunto «ecocidio», consapevole che nessun magistrato si muoverà per lei. Luca Zaia tuona: «Sono gesti che rovinano Venezia, necessari interventi».
Se c’è di mezzo Greta Thunberg e il vandalismo viene fatto passare come «grido di dolore» per il pianeta Terra «distrutto dall’uomo», i magistrati tacciono. Forse le toghe condividono lo scempio operato ancora una volta nelle nostre città tingendo di rosso o di verde la Laguna di Venezia, fiumi, laghetti, torrenti.
Giorgia Meloni (Getty)
Oggi vertice a Ginevra tra Ucraina, Stati Uniti e Unione sui punti della pace con Mosca. Troppi soldi e morti: si doveva siglare prima.
È il 1.368° giorno di guerra in Ucraina. Dopo quasi quattro anni dall’invasione della Russia, è il momento cruciale. Pace, ultima chiamata; o finirà adesso questa carneficina o non ci saranno più strade da percorrere. A scrivere le condizioni Stati Uniti e Russia; Unione europea messa con le spalle al muro. Come sempre. Né l’Ucraina, né i Paesi dell’Ue sono stati consultati. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, insieme al primo ministro britannico Keir Starmer, al presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Friedrich Merz, concordano sulla necessità di un «piano alternativo». Merz aggiunge: «Tutti i membri del G20 devono assumersi le proprie responsabilità, non solo per interessi economici». Ma Donald Trump schiaccia Zelensky alle corde.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Kiev compenserà le perdite con le garanzie di sicurezza; gli Usa possono dividere Cina e Russia; Mosca sogna di riprendere fiato; il Vecchio continente potenzierà l’industria.
Analisi costi/benefici del piano statunitense per la cessazione del conflitto in Ucraina: viene tentata una valutazione dal punto di vista/interesse degli attori coinvolti, cioè Stati Uniti, Russia, Ucraina, Ue e Regno Unito e Cina. Tecnicamente appare prematuro tentare questo tipo di analisi, ma c’è un dato che la orienta: gli europei rilevanti dell’Unione e il Regno Unito hanno dichiarato che il piano americano è una «base» per arrivare a una pace equilibrata. L’Ucraina, nei giorni scorsi, aveva già dichiarato la volontà di discutere con l’America, ma senza respingere a priori un piano che appariva sbilanciato per eccesso di penalizzazione dell’Ucraina stessa.






