2025-11-23
Parigi senza bilancio, promozione per Roma
Per la prima volta nella storia, quasi l’intera Assemblea francese ha bocciato la legge finanziaria. C’è la concreta possibilità di arrivare a una sorta di proroga che costerebbe 11 miliardi. Nelle stesse ore Moody’s migliorava il giudizio sul debito italiano.C’era una volta l’Italia pecora nera dell’Europa. Era il tempo in cui Parigi e Berlino si ergevano a garanti della stabilità economica europea, arrivando al punto di condizionare la vita di un governo e «consigliare» un cambio della guardia a Palazzo Chigi (come fu la staffetta tra Berlusconi e Monti con lo spread ai massimi). Sembra preistoria se si guarda alla situazione attuale con la premier Giorgia Meloni che riceve l’endorsement di organi di stampa, come l’Economist, anni luce distante ideologicamente dal centro destra e mai tenero con l’Italia e, più recente, la promozione delle agenzie di rating. È il caso di Moody’s che ha deciso di alzare il rating del debito pubblico italiano, portandolo a Baa2 (da Baa3) con outlook stabile. Poche ore dopo a Parigi si è consumata l’ennesima crisi con la bocciatura della legge di Bilancio 2026. Un evento che allontana l’obiettivo di rientro del deficit e potrebb e condannare Parigi a preoccupanti scenari economici.L’Europa a due velocità, come si diceva, con Francia e Germania nella locomotiva di testa e l’Italia che arranca, vede ora un cambio degli equilibri. La notizia dell’upgrade di Moody’s ha un valore storico. Per trovare una promozione simile bisogna risalire a fine maggio 2002, quando era in carica il secondo governo Berlusconi e il debito pubblico era al 106% del pil, cioè 30 punti sotto il livello attuale. Moody’s ora premia la «comprovata continuità di stabilità politica e delle politiche economiche e fiscali e degli investimenti attuati nell’ambito del Pnrr» e sottolinea «la possibilità di ulteriori interventi politici a sostegno della crescita e del risanamento dei conti pubblici oltre la scadenza del piano prevista per agosto 2026». L’agenzia vede con ottimismo il futuro dei conti: «Prevediamo che l’onere del debito pubblico dell’Italia inizierà a diminuire gradualmente a partire dal 2027». Moody’s è stata preceduta nel giudizio positivo da S&P ad aprile e da Fitch un paio di mesi fa. Pochi giorni fa, alla Giornata dei Risparmio, il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, vedeva spazi per ulteriori miglioramenti. D’altronde lo spread tra titoli pubblici italiani e tedeschi è ai minimi da 17 anni. Quindi sembra davvero preistoria quel 2011 quando Standard & Poor’s retrocedeva i nostri titoli di Stato, ad un passo dal livello «spazzatura» aprendo la strada al governo Monti. Allora si temeva che la crisi italiana potesse travolgere l’Europa.Ora la situazione si è capovolta. Mentre arriva la promozione di Moody’s, contemporaneamente, in Francia è stato respinto, quasi all’unanimità il bilancio dello Stato. Un fatto mai successo nella storia della Quinta Repubblica e di una gravità eccezionale, segno della crisi profonda che sta attraversando il Paese. Il voto è arrivato dopo 125 ore di dibattiti su temi come la tassazione del patrimonio e delle grandi imprese. Si apre una situazione dalle evoluzioni imprevedibili con un impatto pesante sul bilancio dello Stato e di conseguenza sul peso politico della Francia nella Ue. Ora l’opzione più probabile per uscire dall’impasse sul bilancio 2026 è quello di una legge finanziaria speciale, una sorta di proroga del bilancio 2025 che consentirebbe di riscuotere le imposte esistenti, senza nuove misure fiscali, prima della ripresa dei dibattiti parlamentari all’inizio del 2026. È accompagnata da un decreto che limita la spesa ai servizi votati l’anno precedente e ritenuti essenziali per continua a fornire servizi pubblici. Ci sono anche altre due strade: imporre un bilancio, ma è una alternativa esclusa in partenza dal governo Lecornu o emanare un’ordinanza, cioè un testo che consenta all’esecutivo di imporre misure senza passare per il Parlamento ma è un’opzione mai attivata per il bilancio. Il presidente della Commissione finanze dell’Assemblea nazionale, Eric Coquerel, ha detto che la legge speciale è molto probabile.Intanto il testo iniziale del governo è stato rinviato al Senato che lo esaminerà la prossima settimana. A questo punto però l’approvazione definitiva del bilancio 2026 prima della scadenza obbligata del 31 dicembre appare incerta. L’eventualità di una legge speciale non sarebbe a costo zero. Secondo il ministero dei Conti pubblici comporterebbe un onere per l’economia francese di 11 miliardi di euro. L’impatto sarebbe immediato: 3 miliardi di minori entrate a causa di una crescita economica ridotta di 0,2 punti percentuali per l’aumento dell’incertezza e 8 miliardi di euro di misure di austerità che non verrebbero attuate rispetto alla proposta iniziale di bilancio. Le famiglie francesi non avrebbero l’adeguamento dell’Irpef all’inflazione. Poiché gli scaglioni di reddito resterebbero invariati a fronte di un aumento dei prezzi a causa dell’inflazione, i contribuenti si ritroverebbero a pagare più tasse. Ceto medio e redditi bassi sarebbero i più colpiti. Un contesto che potrebbe aprire anche a scontri sociali (abbiamo visto cosa è accaduto con le pensioni).Questo scenario complica il percorso della Francia verso la riduzione del suo ampio deficit pubblico, finito sotto i riflettori delle agenzie di rating tra cui S&P e Fitch che hanno recentemente declassato il suo rating sovrano. Il governo Lecornu si è posto l’obiettivo di ridurre il deficit al 4,7% del pil nel 2026 dopo il 5,4% del 2025. Ma alla luce di questa situazione il target rischia di entrare nel libro dei sogni. Addio locomotiva d’Europa.