2025-07-04
Hamas verso l’ok all’intesa. Bibi: «Siete finiti»
Miliziani di Hamas (Ansa)
Miliziani disposti a firmare la tregua e rilasciare parte degli ostaggi in cambio della garanzia di non essere eliminati dal Mossad. Tra le clausole, pure la gestione degli aiuti umanitari a Gaza. Usa e Israele contrari. Prossimi colloqui tra Stati Uniti e Iran a Oslo.Il network egiziano «al-Rad» ha reso noti i contenuti di una nuova proposta di intesa per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi detenuti da Israele e Hamas. Il piano prevede una sequenza dettagliata delle diverse fasi, il disimpegno progressivo delle Forze di difesa israeliane (Idf) da Gaza e la presenza di garanzie internazionali per stabilire una tregua duratura. Secondo quanto riportato, l’accordo avrebbe una durata di 60 giorni, durante i quali si otterrebbe il rilascio scaglionato degli ostaggi vivi, e la restituzione di salme, in parallelo al ritiro delle truppe israeliane. Il primo giorno di tregua dovrebbe essere segnato dalla liberazione di otto ostaggi vivi, mentre il settimo giorno sarebbe previsto il rimpatrio di cinque salme in Israele. Al trentesimo giorno si aggiungerebbe la consegna di altri cinque corpi, mentre al cinquantesimo verrebbero rilasciati altri due prigionieri vivi e, infine, all’ultimo giorno (il sessantesimo), sarebbero trasferiti ulteriori otto cadaveri. Contemporaneamente, gli aiuti umanitari comincerebbero ad affluire nella Striscia di Gaza in modo immediato, secondo quanto già stabilito in accordi precedenti e in coordinamento con le Nazioni Unite e la Mezzaluna Rossa. Il ritiro delle Idf da Gaza settentrionale coinciderebbe con il primo giorno del rilascio degli ostaggi, per poi proseguire verso il sud del territorio. Il decimo giorno, Hamas sarebbe tenuta a fornire prove e documentazioni sanitarie sullo stato di salute e sull’eventuale decesso degli ostaggi rimasti. In cambio, Israele consegnerebbe informazioni su tutti i miliziani catturati a seguito dell’attacco del 7 ottobre. Complessivamente, il piano prevede la restituzione a Israele di dieci prigionieri vivi e 18 cadaveri, tra i 50 ostaggi che si presume siano ancora detenuti a Gaza. Di questi, si ritiene che circa venti siano ancora in vita seppur in pessime condizioni. A proposito degli ostaggi a oltre 630 giorni dall’attacco del 7 ottobre, Benjamin Netanyahu ha visitato per la prima volta il kibbutz Nir Oz. L’arrivo del premier è avvenuto tra proteste: manifestanti lo hanno accolto con cartelli che lo definivano «signor abbandono» e cori di accusa, gridando «vergogna», «corrotto» e «assassino». Sempre secondo la proposta, il giorno di avvio dell’accordo coinciderebbe con l’inizio di colloqui su quattro temi principali: la prosecuzione del rilascio degli ostaggi, garanzie di sicurezza a lungo termine per Gaza, l’amministrazione civile del territorio dopo la fine del potere di Hamas e un cessate il fuoco definitivo. L’impianto complessivo che Israele intende sottoscrivere prevede l’intervento di attori internazionali come Egitto, Qatar e Stati Uniti, con l’impegno diretto del presidente americano Donald Trump e la guida dei negoziati affidata al suo emissario Steve Witkoff. Secondo Axios, l’inviato Usa e il ministro iraniano Abbas Araghchi potrebbero incontrarsi a Oslo la prossima settimana per riprendere i colloqui sul nucleare, sospesi dopo la guerra tra Iran e Israele e un attacco americano. Sebbene non ci sia ancora una data confermata, i due hanno mantenuto contatti anche durante il conflitto. Per tornare a Gaza, l’obiettivo della proposta di tregua è giungere a un’intesa complessiva che preveda la liberazione totale degli ostaggi. Secondo quanto riportato dal New York Times, Hamas avrebbe accettato di non organizzare manifestazioni pubbliche celebrative in occasione del rilascio degli ostaggi, evitando le parate propagandistiche che avevano accompagnato le precedenti tregue nei mesi di gennaio e febbraio, suscitando le reazioni indignate di Israele, Washington e della comunità internazionale. Che sia davvero la volta buona? Forse sì, ma come spesso accade, è nei dettagli che si annida l’insidia e su questo, Hamas ha dimostrato grande maestria. I miliziani palestinesi potrebbero anche sottoscrivere l’accordo, ma non è da escludere che, come già accaduto in passato, decidano di farlo fallire poi avanzando motivazioni di facciata qualora le loro reali richieste non venissero accolte. Tra queste figurano: il ripristino della gestione degli aiuti umanitari da parte delle Nazioni unite, estromettendo la Fondazione Ghf che ha infranto il sistema di potere costruito da Hamas sulla distribuzione degli aiuti nella Striscia; la garanzia personale, da parte di Donald Trump che i vertici di Hamas non verranno eliminati dal Mossad una volta conclusa la guerra. Inoltre, i leader miliardari del movimento islamista rifugiati a Doha - in primis Khaled Mashal, presidente del politburo di Hamas dal 16 ottobre 2024, ma anche Khalil al-Hayya, Mousa Abu Marzook, Muhammad Ismail Darwish, Husam Badran e Zaher Jabarin, quest’ultimo responsabile della raccolta fondi - pretendono assicurazioni che i loro patrimoni non vengano presi di mira da Israele e Stati Uniti. Israele ha da tempo ribadito che non offre alcuna garanzia e la stessa linea è stata adottata da Trump. Come la Casa Reale saudita - destinata ad assumere la gestione della Striscia nel periodo successivo al conflitto - Trump è fermamente contrario a qualsiasi soluzione che preveda la permanenza di membri di Hamas a Gaza, ritenendo indispensabile la loro totale rimozione. Infine, la segretaria del Pd Elly Schlein ha di nuovo chiesto il riconoscimento della Palestina: «L’Assemblea parlamentare dell’Osce ha approvato, su iniziativa dei membri d’opposizione della delegazione italiana un emendamento alla risoluzione finale che invita i Paesi membri a riconoscere lo Stato di Palestina. Non smetteremo di ribadirlo, ogni giorno. Cosa sta ancora aspettando il governo Meloni?».
«Sherlock & Daughter» (Sky Italia)
Dopo l’interpretazione iconica di Benedict Cumberbatch, il detective di Conan Doyle rivive in «Sherlock & Daughter», serie con David Thewlis in uscita il 4 ottobre su Sky, tra paternità inattesa e una nuova cospirazione.
Luigi Lovaglio, ad di Mps (Imagoeconomica)
JD Vance con Papa Leone XIV (Ansa)