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«Serve un vero piano industriale per le telecomunicazioni italiane»
Maurizio Sedita, Chief Commercial Officer del gruppo di telecomunicazioni Wind Tre
Maurizio Sedita, Chief Commercial Officer di Wind Tre: «Il Paese non può rischiare di rallentare lo sviluppo digitale. La nostra industria è energivora e strategica: merita attenzione e un quadro regolatorio che favorisca gli investimenti».

«L’Italia merita un vero piano industriale per le telecomunicazioni: lo sviluppo digitale non può essere interrotto o rallentato». A dirlo alla Verità è Maurizio Sedita, Chief Commercial Officer di Wind Tre. «Il settore delle tlc - prosegue – è diventato un’infrastruttura critica per la competitività del Paese, ma allo stesso tempo rimane tra i meno compresi e tutelati. La nostra è un’industria energivora, strategica e abilitante. Merita più attenzione e deve essere riconosciuta come tale, perché senza reti performanti non esiste innovazione digitale, né per le imprese né per la Pubblica Amministrazione. Il nostro già lo facciamo, investiamo e tanto. Anche in Europa serve un maggiore interesse verso la nostra industria».

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Partono le audizioni sui Lep per l’autonomia differenziata
Roberto Calderoli (Ansa)
Francesco Boccia minaccia ostruzionismo a oltranza. Roberto Calderoli non molla: servono pure per il Pnrr.

Lep. Sembra il fratello del Lem lunare. In realtà è qualcosa di molto terreno. Serve per attuare l’autonomia differenziata ma soprattutto per dare a tutta Italia un minimo sindacale di servizi pubblici. Lep sta per Livelli essenziali di prestazione. Attualmente, senza autonomia, gli ospedali non garantiscono la stessa efficienza da Nord a Sud. Peggio: in alcune regioni meridionali non c’è neppure il servizio mensa a scuola. Non parliamo della Rsa o degli asili nido... ci sono e non ci sono. Ecco, con i Lep queste mancanze, specialmente nel Mezzogiorno, dovrebbero sparire dato che saranno fissati dei criteri di base del tipo: un asilo ogni tot abitanti, una casa di riposo ogni tot anziani. Stiamo semplificando ma più o meno è così.

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Mps avanti su Mediobanca, Nagel alla cassa
Luigi Lovaglio (Ansa)
L’ad Luigi Lovaglio relaziona il cda del Monte dopo l’inchiesta per aggiotaggio e «concerto»: ottiene la «piena fiducia» dai consiglieri e conferma il piano per realizzare sinergie con Piazzetta Cuccia, che darà 5 milioni di liquidazione all’ex numero uno.

Meno 13% in una decina di giorni. Ecco la performance di Mps in Borsa da quando la Procura di Milano ha indagato per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza Francesco Gaetano Caltagirone, Francesco Milleri, numero uno di Delfin, e Luigi Lovaglio, amministratore delegato del Monte, e poi perché - secondo gli inquirenti - sarebbero stati d’accordo, quindi avrebbero agito «di concerto», nell’ingresso dello stesso Caltagirone e di Delfin come soci forti di Siena (già principali azionisti di Mediobanca) grazie alla vendita del 15% detenuto dal Tesoro, ma soprattutto - sempre secondo la Procura meneghina - avrebbero «di concerto» ideato l’offerta su Piazzetta Cuccia, contando appunto su un 30-35% di adesioni in partenza, ovvero le quote di Delfin, la holding che raggruppa gli eredi di Del Vecchio, e dell’immobiliarista romano.

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