Questa ricetta affida alle erbe aromatiche il compito di profumare il piatto. Abbiamo scelto come pesce il nasello perché è economico, in questa stagione si trova anche di taglia abbastanza generosa ed è uno di quei pesci che vanno poco di moda.
Questa ricetta affida alle erbe aromatiche il compito di profumare il piatto. Abbiamo scelto come pesce il nasello perché è economico, in questa stagione si trova anche di taglia abbastanza generosa ed è uno di quei pesci che vanno poco di moda. Per quanto il mare sia diventato avaro di pesci e amaro per i pescatori, dati i costi di navigazione, si può ancor accostarsi a un’ottima, semplice, economica cucina marinara che trae origine dall’abitudine delle genti mediterranee abilissime a insaporire ogni cosa pigliando dalla natura. Questa ricetta affida alle erbe aromatiche il compito di profumare il piatto. Abbiamo scelto come pesce il nasello perché è economico, in questa stagione si trova anche di taglia abbastanza generosa ed è uno di quei pesci che vanno poco di moda. In realtà se vi fermate in un borgo di pescatori, in una delle nostre meravigliose isole che fanno collana all’Italia troverete sempre un cartoccio di Naselli fritti o una pentolaccia dove il Nasello impera. E’ anche il pesce dei bambini perché molto digeribile. Unica accortezza: togliete bene le lische esplorando con le dita i filetti, perché da questo punto di vista il Nasello è un po’ traditore. Ingredienti - 1 chilogrammo di Naselli freschissimi che sarebbe meglio farsi sfilettare dal pescivendolo, 400 grammi di pomodori ciliegini, 100 grammi di olive taggiasche, un mazzetto di erba cipollina e un mazzetto di maggiorana, due spicchi di aglio (facoltativi) un peperoncino fresco o del pepe, sale, mezzo bicchiere di vino bianco secco, 4 cucchiai di olio extravergine di oliva. Se volete alcune fette di pane raffermo da bruschettare. Preparazione - Eviscerate, squamate e togliete le spine ai pesci e ricavatene dei filetti (tutte operazioni che potete far fare in pescheria) che avrete cura di mondare ben bene dalle lische e di sciacquare sotto acqua corrente. Ora tritate finemente le erbe aromatiche. Tagliate in due i pomodorini. In una capace padella scaldate l’olio extravergine con le erbe aromatiche e se volete anche con due spicchi d’aglio. Andate a fuoco dolce per non friggere le erbe. Eliminate l’aglio quando è dorato e aggiungete i pomodori aggiustando di sale e pepe o peperoncino. Fate stufare i pomodorini per 6 o 7 minuti, aggiungete i filetti di pesce dalla parte della pelle, innaffiate col vino e fate sfumare a fuco vivace. Coprite e fate cuocere 5 minuti. Girate i pesci aggiungete le olive taggiasche e fate cuocere per altri 5 minuti. In ultimo se serve aggiustate ancora di sale e pepe e servite. Se volete potete fare delle bruschette con le fette di pane leggermente agliate depositarle sul fondo del piatto e servire il pesce con i pomodori e il sughetto adagiato sul pane. Come far divertire i bambini - Ai più grandicelli affidate il compito di spinare (togliere le lische) il pesce, dai più piccoli fatevi aiutare con i pomodorini. Abbinamento - Per una sorta di nostalgia degli affetti abbiamo abbinato a questo piatto un bianco del Nord Est: il Friulano del Collio o dei Colli Orientali, ma va bene qualsiasi bianco mediterraneo. Dovendo scegliere: un Pigato del ponente ligure, un Torbato dell’algherese, magari un Cirò bianco dalla Calabria o una Verdeca della Gravina.
Ansa
Al liceo Giulio Cesare di Roma spunta su un muro una «lista stupri», con accanto i nomi delle studentesse. Un gesto orribile, che viene subito cavalcato dalla sinistra per rilanciare la pasticciata norma sul consenso e le lezioni di «sessuoaffettività».
Ansa
Gli antagonisti, tra cui qualche ex brigatista, manifestano insieme a imam radicalizzati e maranza. Come Omar Boutere, italo marocchino ricercato dopo gli scontri a Torino, ritrovato a casa della leader di Askatasuna. Una saldatura evidente che preoccupa gli inquirenti.
La saldatura che preoccupa investigatori e intelligence ormai non è più un’ipotesi, è una fotografia scattata nelle piazze: gli antagonisti, compreso qualche indomito ex brigatista, manifestano contro Israele, marciano accanto agli imam radicalizzati comparsi in inchieste sul terrorismo jihadista e applaudono a predicatori salafiti che arringano la folla tra le bandiere rosse e quelle palestinesi. È tutto lì, in una sola immagine: anarchici, jihadisti, vecchio terrorismo rosso e sigle filopalestinesi fusi negli stessi cortei, con gli stessi slogan, contro gli stessi nemici. Una convergenza che non è spontanea: è il risultato di un’ideologia vecchia di 20 anni, quella di Nadia Desdemona Lioce, che aveva già teorizzato che «le masse arabe e islamiche espropriate e umiliate sono il naturale alleato del proletariato metropolitano».
Ansa
Solidarietà bipartisan alla «Stampa» per l’aggressione. Ma i progressisti glissano sugli antagonisti e usano il loro lessico. Francesca Albanese: «Sbagliato, ma sia un monito». Giorgia Meloni: «Parole gravi». La replica: «Vi faccio paura».
Alla fine, meno male che ci sono i social, dove impazzano le foto delle scritte sui muri della redazione della Stampa. «Free Palestine», «Giornali complici di Israele», «Free Shamin» (l’imam di Torino espulso), «Stampa complice del genocidio». Si può vedere questo e altro anche sui canali web di Intifada Studentesca Torino. Vedere la saldatura tra alcuni ambienti antagonisti e la frangia violenta dei pro Pal è ormai alla portata di tutti. Ma anche ieri gran parte della sinistra che ha espresso solidarietà alla redazione del quotidiano degli Elkann ha faticato a fare il più classico dei 2+2. E lo stesso vale anche per i giornalisti di Stampa e Repubblica, che nei loro comunicati ufficiali hanno completamente sorvolato sulla matrice dell’irruzione di venerdì, per nascondersi dietro espressioni generiche come «squadrismo» e «manifestanti».
Uno scatto della famiglia anglo-australiana, che viveva nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, pubblicato sul sito web della mamma, Caterine Louise Birmingham (Ansa)
I piccoli divisi da mamma e papà nella Regione sono 2.657: troppi. Perciò sono state emanate delle linee guida ai servizi sociali per limitare la pratica ai casi gravi. L’assessore Maurizio Marrone: «Basta demonizzare la famiglia».







