2021-08-01
Cuciniamo insieme: crema di zucchine con petali di calamari
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Implacabile il termometro sale e l'appetito ne risente, forse anche la voglia di cucinare, perché con il caldo agostano stare dietro ai fornelli non è piacevole. Si va dunque alla ricerca di piatti veloci che si possono gustare anche a temperatura ambiente. La combinazione mare-orto viene a proposito a soccorrerci. Abbiamo così scovato questa ricettina (può avere infinite varianti: potete farla fredda, potete eliminare il pescato e sostituirlo con un formaggio cremoso o delle ciliegine di fior di latte, potete aggiungere una patata per dare più consistenza e arricchire con crostini di pane) che si presta a una cena non impegnativa, ma molto gustosa. In cucina! Ingredienti - 4 zucchine di medie dimensioni (circa 600 grammi), 4 calamari di medie dimensioni (circa 700 grammi), tre o quattro cipollotti freschissimi, due foglie di alloro, due rametti di rosmarino, due spicchi d'aglio, qualche fogliolina di menta (facoltativa), sale, pepe e olio extravergine di oliva q.b. Procedimento - Eviscerate i calamari, puliteli e poi poi tagliateli a losanghe non troppo piccole. Mondate le zucchine e con l'aiuto di una mandolina fatele a fettine sottili. Tritate grossolanamente i cipollotti. Ora in una padella piuttosto ampia fate imbiondire i cipollotti in olio extravergine di oliva e quando hanno preso colore aggiungete le zucchine. Coprite e fate andare a fuoco moderato per almeno una decina di minuti rigirando di quando in quando. Nel frattempo in un'altra padella fate andare in olio extravergine di oliva gli spicchi d'aglio incamiciati, il rosmarino e l'alloro e quando l'olio si è ben aromatizzato mettete giù le losanghe o petali di calamaro. Fate andare per una decina di minuti a fuoco moderato coprendo. Quando le zucchine saranno cotte sistematele nel bicchiere del mixer e col frullatore a immersione riducetele in crema aiutandovi con il liquido di cottura dei calamari e aggiustando di sale e pepe (siate generosi). Ora, volendo, fate un trito di foglie di menta. Sistemate in un piatto fondo la crema di zucchine e aggiungete qualche petalo di calamaro che avrete a fine cottura aggiustato di sale e pepe. Guarnite - se volete - con il trito di menta e un giro di olio extravergine a crudo. Se volete gustare la crema fredda invece di aggiungere mentre frullate il liquido di cottura dei calamari potete mettere qualche cubetto di ghiaccio. In quel caso il "brodo" dei calamari che dovranno essere molto caldi per fare contrasto vi servirà da guarnizione. Come far divertire i bambini - Fatevi aiutare nella pulizia dei calamari e poi date a loro il compito di sistemare i petali di calamaro con l'ausilio delle pinze nei piatti. Abbinamento - Abbiamo scelto un Greco di Tufo, ma va benissimo anche un Fiano o ancora meglio un Fiano Minutolo. In genere tutti i bianchi del Sud dal Catarratto alla Verdeca si sposano bene con questo piatto. Non trascurate i Vermentini.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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