2024-11-17
Zelensky: «Facciamo finire il conflitto nel 2025. Abbiamo avuto poche armi»
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Le forze di Mosca avanzano, il leader di Kiev sembra ormai rassegnato al negoziato: «Le truppe sono stanche. Trattiamo, ma se cominciamo adesso siamo perdenti».La notizia dello stop ai flussi di gas russo verso l’Austria agita i mercati. Dal Tarvisio niente più forniture da Gazprom, ma l’Italia sopperirà grazie al rigassificatore di Livorno.Lo speciale contiene due articoli.Mosca guadagna terreno, Kiev perde uomini. Stando a quanto accade sul fronte, in particolar modo nel Donbass, dove le forze armate russe hanno preso il controllo di Makarovka e Leninskoye, due località situate nella Repubblica popolare di Donetsk, l’inerzia del conflitto tra Russia e Ucraina sembra spostarsi giorno dopo giorno verso il Cremlino. Secondo un comunicato ufficiale diffuso ieri dal ministero della Difesa russo, inoltre, l’esercito di Mosca ha attaccato e inflitto perdite pesanti a 14 brigate ucraine nella regione di Kursk. Si parla di 255 soldati uccisi in 24 ore, oltre alla distruzione di quattro veicoli corazzati, un sistema missilistico terra-aria, un cannone trainato D-20 da 152 mm e un sistema di guerra elettronica. Segno che anche la controffensiva ucraina in territorio russo è prossima alla capitolazione. Secondo il rapporto stilato dall’agenzia di stampa russa non governativa, Interfax, le truppe ucraine impegnate nel Kursk hanno perso finora oltre 32.930 militari, 213 carri armati, 136 veicoli da combattimento della fanteria, 115 mezzi corazzati per il trasporto delle truppe, 1.167 corazzati da combattimento, 951 automobili, 284 armi di artiglieria, 40 lanciarazzi multipli, 13 lanciamissili antiaerei, 65 sistemi di guerra elettronica, 13 radar di tracciamento delle armi e 4 radar di difesa aerea. Oltre a questo che rappresenta un bilancio di quanto accaduto nella regione russa presa di mira dall’esercito ucraino dal 6 agosto scorso, nella giornata di ieri le unità di difesa aerea russe hanno intercettato e abbattuto 15 droni ucraini, non solo nel Kursk, ma anche nelle regioni di Lipetsk, Bryansk e Oryol. Stessa sorte toccata ai 53 droni russi lanciati nella notte tra venerdì e sabato in Ucraina, nelle regioni di Kiev, Kharkiv, Zaporizhzhia, Odessa, Cherkassy, Sumy, Zhytomyr, Nikolaev, Poltava, Khmelnytsky e Kirovograd; mentre altri 30 sono caduti in zone aperte senza provocare danni. Che il conflitto sia in una fase cruciale e complicata per l’Ucraina lo ha ammesso ieri anche Volodymyr Zelensky. Il presidente, intervistato da Radio Ucraina, ha detto che «la situazione al fronte è davvero difficile» e che «con una lenta, ma inesorabile, pressione dei russi le truppe ucraine che combattono in prima linea sono stanche» a tal punto da valutare «dei riposizionamenti» e «dei passi indietro». Il leader di Kiev ha attribuito queste défaillance alla mancanza di personale in armi ed equipaggiamento. «Aspettiamo la consegna di alcune armi da 12 mesi, dall’accordo nel Congresso americano», ha raccontato Zelensky, secondo cui il suo Paese avrebbe ricevuto meno della metà delle armi promesse dagli Stati Uniti.Una situazione dunque sempre più critica per Kiev, che potrebbe solo peggiorare da qui ai prossimi mesi, in virtù dell’annunciato passo indietro degli Usa per quel che riguarda il sostegno militare, dopo la rielezione di Donald Trump, e del canale diplomatico ancora troppo incerto e bloccato. Ieri Zelensky, che ha ringraziato con un post su X Giorgia Meloni e i leader del G7 per aver «dimostrato ancora una volta il loro incrollabile sostegno all’Ucraina» che aiuta a «proteggere il suo popolo dal terrorismo» e a «salvare innumerevoli vite», ha lanciato un appello in chiave diplomatica, una sorta di exit strategy, dove auspica un ruolo attivo di Washington negli eventuali colloqui di pace con Vladimir Putin. «Da parte nostra dobbiamo fare di tutto per porre fine alla guerra l’anno prossimo con mezzi diplomatici», ha affermato il presidente ucraino. «Le condizioni per una trattativa sono che l’Ucraina non debba affrontare la Russia da sola e che l’Ucraina sia forte». Zelensky ha inoltre chiarito, però, che nella situazione attuale l’Ucraina si siederebbe al tavolo in uno «status da perdente» fin dall’inizio. «Come possono esserci trattative con un assassino?», si è chiesto Zelensky, in risposta al colloquio telefonico, non gradito da Kiev, avuto venerdì tra Putin e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in cui lo zar ha ribadito che parlerà di pace solo rispettando le conquiste territoriali ottenute in questi quasi mille giorni di guerra. Stando a quanto riferito da Konstantin Remchukov, direttore del quotidiano russo Nezavisimaya Gazeta, al Washington Post, Putin non è intenzionato ad avviare alcun negoziato di pace finché non avrà «cacciato fino all’ultimo soldato ucraino dal Kursk». In tutto ciò l’Europa deve ancora capire che strategia adottare in merito al dossier degli aiuti militari da garantire a Kiev a partire dal prossimo gennaio, quando ci sarà il passaggio di consegne ufficiale tra Joe Biden e Trump alla Casa Bianca. Secondo il New York Times, invece, Boris Epshteyn si sarebbe proposto al tycoon come inviato speciale per la risoluzione diplomatica del conflitto. Una notizia che ha creato non poco scalpore, anche all’interno dell’entourage di Trump, non solo per la cittadinanza russa del consigliere legale del neo presidente americano, per cui è considerato non super partes, ma anche per la poca esperienza e l’accusa che lo vede coinvolto in Arizona per i tentativi di ribaltare l’esito delle elezioni del 2020, perse da Trump.Nel frattempo, in vista del vertice che si terrà martedì prossimo a Varsavia tra i ministri degli Esteri e della Difesa di Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Ucraina e l’alto rappresentante Ue designata Kaja Kallas, i leader del G7, su iniziativa del premier italiano Meloni che ne detiene la presidenza, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si sostiene che «la Russia è l’unico ostacolo a una pace giusta in Ucraina».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/zelensky-facciamo-finire-conflitto-2025-2669896881.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-taglio-russo-fa-impennare-il-gas" data-post-id="2669896881" data-published-at="1731846978" data-use-pagination="False"> Il taglio russo fa impennare il gas I prezzi del gas tornano a salire mentre l’incipiente stagione fredda fa aumentare i consumi. Ad agitare i mercati è arrivata la notizia, in verità ampiamente attesa, della fine dei flussi di gas dalla Russia verso l’Austria. Omv, utility austriaca del gas, si è rivolta ad un arbitrato internazionale per ottenere un risarcimento dal fornitore russo monopolista, la Gazprom. La motivazione è che nel 2022 la filiale tedesca di Omv non aveva ricevuto più gas dalla Russia attraverso il Nord Stream 1 (prima dell’esplosione del gasdotto del settembre 2022), ricevendone un danno perché aveva dovuto reperire il gas sul mercato a prezzi folli. Omv si era rivolta all’arbitrato della Camera di commercio internazionale (Icc), che in questi giorni gli ha dato ragione e ha stabilito un risarcimento da 230 milioni di euro. Questa cifra è quanto Omv ha comunicato a Gazprom di voler recuperare dall’altra fornitura in corso, quella che arriva ancora a Omv direttamente in Austria passando per l’Ucraina. Si tratta dello stesso gasdotto che trasporta il gas verso l’Italia, proprio attraverso l’Austria. Il punto di ingresso a Tarvisio quest’anno ha visto volumi di gas dalla Russia per 4,7 miliardi di metri cubi, pari al 9,7% del gas importato. Si tratta di volumi doppi rispetto a quelli del 2023, ma c’è una buona ragione per questo. Il rigassificatore di Livorno, che può rigassificare fino a 3,7 miliardi di metri cubi l’anno, è stato in manutenzione per lunghi mesi, dallo scorso febbraio, e dunque non era operativo. Dal 24 novembre il rigassificatore dovrebbe tornare in esercizio. Per compensare i mancati ingressi di Gnl da Livorno gli operatori hanno utilizzato il gas da Tarvisio. A novembre le importazioni di gas russo sono state di soli 63 milioni di metri cubi. Il nostro maggior fornitore resta l’Algeria, che copre il 35% del totale dell’import e che può fornire anche di più. Il rialzo dei prezzi ha più a che fare con le aspettative piuttosto che con la realtà dei volumi in transito. Infatti, Omv già nei mesi scorsi aveva annunciato che potevano esserci problemi con Gazprom per questa vertenza, allora in corso. Inoltre, da mesi ormai si sa che il contratto a tre tra Russia, Ucraina e Ue per il trasporto del gas attraverso il gasdotto ucraino verso Slovacchia-Austria-Italia è comunque scaduto e non sarà rinnovato nel 2025. La cosa era già nei prezzi da tempo. Infine, l’Austria dispone di stoccaggi che complessivamente contengono un intero anno di consumi, anzi anche di più (103%), come certifica Agsi (Aggregated Gas Storage Inventory). Semmai, il tema del gas russo riguarda due altri aspetti: il Turkstream e il Gnl. Nel primo caso, si tratta di volumi ancora importanti che arrivano dalla Russia in Turchia e da lì in Bulgaria (circa 15 miliardi di metri cubi quest’anno, ancora molto). Nel secondo caso, si tratta di altri 20 miliardi di metri cubi che arrivano soprattutto ai rigassificatori di Francia, Belgio e Spagna (mentre qualche giorno fa il terminale tedesco di Brunsbuttel avrebbe rifiutato un carico di Gnl russo). Questi flussi sono davvero critici: se venissero a mancare, per l’Europa sarebbero guai. Fisicamente non ci sarebbero problemi per l’Italia, che non importa Gnl dalla Russia, ma i prezzi schizzerebbero verso l’alto. La sensibilità del mercato dunque si spiega con le nuove tensioni con la Russia. L’elezione di Donald Trump però potrebbe cambiare le carte in tavola. Da una parte, il conflitto in Ucraina potrebbe terminare presto, se è vero che Trump ha un piano per arrivare ad una rapida pace. Dall’altra, nei giorni scorsi Ursula von der Leyen ha affermato che l’Ue è pronta a sostituire il Gnl russo con quello americano, il che potrebbe essere una merce di scambio nella questione degli annunziati dazi americani verso l’Ue. La grande incognita è il meteo. Se dovesse esserci un inverno molto freddo, ci sarebbe competizione con l’Asia sui carichi Gnl: i prezzi ne risentirebbero, anche quelli per la prossima estate.
Robert Kennedy Jr e Orazio Schillaci (Ansa)
Pierluigi Bersani e la t-shirt Frocia Italia
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)