2018-05-17
«Lesivo della libertà»: la Raggi rimuove il manifesto pro vita
Diffida agli uffici comunali per le affissioni dopo il caso Citizengo. Ma l'organizzazione non demorde: pronta una nuova campagna.Sabato, a Roma, gruppi cattolici in piazza contro la cultura della morte a 40 anni dalla promulgazione della 194. A Brescia, il prossimo 9 giugno, si discute dell'enciclica di Paolo VI.Lo speciale contiene due articoli.Dopo il precedente del manifesto dell'associazione Provita, rimosso dalla giunta Raggi a inizio aprile, era nell'aria che il Comune di Roma avrebbe fatto sparire anche l'affissione con cui Citizengo definiva l'aborto «la prima causa di femminicidio». Alle voci che ne chiedevano l'eliminazione, dalla senatrice Monica Cirinnà alla segreteria territoriale della Cgil, ha fatto seguito, martedì sera, una diffida degli uffici comunali, riferita al regolamento sulla pubblicità che proibisce esposizioni «il cui contenuto sia lesivo del rispetto della libertà individuali e dei diritti civili». Così, ieri mattina, è cominciata la rimozione del cartellone. Sventolando la foglia di fico dei «diritti civili», l'amministrazione capitolina ha tappato di nuovo la bocca a una libera associazione, la cui unica colpa è di non essere allineata alla filiera progressista sui temi etici.Ostacolare gli attivisti pro life è un chiodo fisso delle due «sindache» grilline, la torinese Chiara Appendino e la romana Virginia Raggi. Nella città della Mole, la prima cittadina ha inaugurato la prassi di registrare all'anagrafe i figli di coppie omosessuali. Una mossa sulla cui legittimità dovrà esprimersi l'avvocatura dello Stato. Ma la Appendino ha già avuto a che fare pure con Citizengo. Qualche mese fa, il gruppo aveva avviato un tour nelle maggiori città italiane con il «bus della libertà», la cui carrozzeria recava la scritta: «I bambini sono maschi. Le bambine sono femmine». Il bersaglio, chiaramente, era l'introduzione della teoria gender nelle scuole. Il Comune di Torino aveva dapprima concesso l'autorizzazione alla sosta al pullman, ma dodici ore prima dell'arrivo l'aveva ritirata: per questo motivo, la polizia municipale aveva multato gli ideatori della campagna. La logica è surreale: nel nome di presunti diritti civili se ne conculca uno, la libertà d'espressione, che in Occidente si credeva un dato acquisito almeno dal dopoguerra.A Roma, il bus della libertà non aveva riscontrato problemi di circolazione e sosta. Sarà per stare dietro al dispotismo della collega «gianduiotta», allora, che la Raggi ha voluto avviare la macchina della censura, come fossimo ai tempi del papa re e di Mastro Titta, il boia vaticano. Perché, ironia della sorte, i campioni del progressismo hanno acquisito i tratti più bigotti e repressivi degli oscurantisti religiosi che dichiarano di aborrire. Tant'è che, quando la giunta romana aveva disposto la rimozione del cartellone di Provita, persino Marco Cappato, sicuramente non noto per essere un militante cattolico, su Twitter aveva espresso tutto il proprio disappunto per la decisione dell'amministrazione capitolina.La condotta politica dei comuni grillini sta mostrando il vero volto della classe dirigente pentastellata: a parole, alternativa alla casta politica, ma nei fatti subalterna e funzionale agli interessi delle lobby che stanno imponendo alle nostre società una gigantesca trasformazione antropologica. In fondo, la sezione laziale del Movimento 5 stelle non aveva mai fatto mistero delle proprie posizioni, ribadendo, in un post apparso su Facebook nei giorni scorsi, che «l'aborto è un diritto».Citizengo, però, non ha intenzione di arrendersi. E annuncia una nuova campagna, contrassegnata dall'hashtag «#stopaborto», che sarà lanciata oggi, in occasione della giornata internazionale contro l'omofobia. Sui manifesti, stavolta, campeggeranno una coppia che aspetta un bambino e lo slogan: «I diritti civili nascono nel grembo materno». Secondo i militanti, la «censura politica del Comune di Roma è un attacco senza precedenti alla libertà di espressione, una violazione delle libertà costituzionali inaudita, che dimostra l'esistenza di un regime di pensiero sui temi bioetici che non tollera diversità di vedute».Contro lo zelo censorio si è scagliata anche Giorgia Meloni, la quale, in un video, ha rinfacciato alle femministe, «impegnate a far rimuovere un manifesto contro l'aborto», il silenzio su ben più gravi angherie: il massacro di Pamela Mastropietro, l'uccisione di Sana Cheema in Pakistan, sgozzata dai familiari perché, a Brescia, viveva all'occidentale e l'affidamento di un programma Rai allo scrittore Massimo Carlotto, ex di Lotta Continua, che nel 1976 assassinò con 59 coltellate una ragazza di 24 anni. Lo scontro tra Citizengo e Roma Capitale è avvenuto alla vigilia della Marcia per la vita, che si terrà in città sabato 19 maggio, con partenza alle ore 15 da Piazza della Repubblica. Questo mese, per di più, ha un valore simbolico importante: quarant'anni fa, il 22 maggio 1978, veniva infatti promulgata la famigerata legge 194, che decriminalizzò e disciplinò l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza. Comunque la si pensi, è indubbio che le statistiche restituiscono l'immagine di un genocidio: dal 1978 a oggi, è stato impedito di nascere a quasi sei milioni di italiani. Questi numeri, in altre circostanze storiche, avrebbero fatto parlare di olocausto. Alessandro Rico<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/virginia-raggi-manifesto-pro-vita-2569421036.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="torna-la-marcia-per-la-vita-nel-nome-del-piccolo-alfie" data-post-id="2569421036" data-published-at="1761158969" data-use-pagination="False"> Torna la Marcia per la vita nel nome del piccolo Alfie Nel Regina Coeli di domenica 6 maggio, papa Francesco ha espresso un forte richiamo alla folla dei fedeli presenti in piazza San Pietro, parlando della cura per il prossimo insegnataci da Gesù Cristo. «E questo amore per gli altri non può essere riservato a momenti eccezionali, ma deve diventare la costante della nostra esistenza. Ecco perché siamo chiamati, per esempio, a custodire gli anziani come un tesoro prezioso e con amore, anche se creano problemi economici e disagi, ma dobbiamo custodirli. Ecco perché ai malati, anche se nell'ultimo stadio, dobbiamo dare tutta l'assistenza possibile. Ecco perché i nascituri vanno sempre accolti; ecco perché, in definitiva, la vita va sempre tutelata e amata dal concepimento al suo naturale tramonto». Papa Bergoglio non ignora che le tradizionali battaglie etiche portate avanti dalla Chiesa, diciamo dalla seconda guerra mondiale in qua, sono state tutte quante delle pure perdite. Si iniziò col nuovo diritto di famiglia del 1970, che cancellò la nozione tipicamente cattolica e biblica di pater familias, ribadita a chiare lettere dal codice Rocco e da tutti i codici occidentali in vigore da secoli. Poi vennero il divorzio e l'aborto negli anni Settanta, al massimo negli stati più conservatori, come Portogallo, Grecia e Spagna negli anni Ottanta e Novanta. Poi giunse inattesa la soppressione dei crocefissi dai luoghi pubblici . E a ben pensarci non fu una rimozione di poco conto, per la valenza simbolica che ebbe: alcuni uomini appesero quei simboli lignei alle pareti, mentre altri uomini li tolsero, probabilmente per sempre… A partire, dagli anni 2000, ignorando totalmente il grande giubileo di Giovanni Paolo II, si iniziò a legiferare sull'omosessualità, la fecondazione artificiale e il matrimonio gay. Non c'è ancora una realizzazione universale come per il divorzio e l'aborto, ma ha ottimi margini di crescita nei prossimi lustri. Anche perché se prima lo strano e l'anormale era il gay (detto «il diverso»), oggi lo è l'omofobo, cioè colui che teme l'omosessualità come stile di vita e conquista sociale. Da ultimo è giunta l'eutanasia, specie negli avanzatissimi paesi del Nord. Ma dato che si tratta di far morire delle persone, a volte perfino senzienti e in tenera età, come nei casi di Charlie Gard e Alfie Evans, si va un po' coi piedi di piombo. Ma anche qui si punta al completo ribaltamento della tradizione: non solo cattolica, ma ippocratica, ovvero alla tradizione medica universale. Il malato va curato e il paziente va guarito, punto e basta. E invece no, oggi c'è il progresso e l'autodeterminazione del paziente… «Dottore, mi inietti il veleno. Deve farlo però sennò la denuncio alla corte universale dei diritti dell'uomo e poi sono guai». Questo innegabile processo storico, di progresso per gli uni di decadenza per gli altri, ebbe come coprotagonista il papa più longevo e mediatico del XX secolo, Giovanni Paolo II (1978-2005). Ma come nota giustamente Marcello Veneziani,«Giovanni Paolo II fronteggiò la crisi più radicale che possa abbattersi su un santo padre: la scristianizzazione del mondo a partire dall'Occidente. Woytjla predicò in un mondo i cui Dio si è ritirato, la cristianità presa a morsi e rimorsi dal nichilismo gaio e dall'ateismo pratico (…). La sua lunga lotta contro l'Allegra Disperazione dell'Occidente fu coronata da un magnifico insuccesso (…). Mai un papa ha parlato così tanto e a così tanta gente e mai è stato così inascoltato». Ma se tutto questo è vero, la predicazione di Papa Bergoglio sulla difesa della vita dalla nascita alla morte naturale non sarà anch'essa sterile e inutile? Sicuramente no, se si crede che senza vita e senza famiglia stabile non ci sarà futuro per la civiltà, né pace sociale. Il problema di oggi e di domani infatti non è il Pil o lo spread, e non lo sarebbe neppure l'immigrazione-invasione attuale se le cose andassero, almeno di norma, come dovrebbero andare. Le difficoltà dei giovani, del lavoro, dell'educazione, della scuola sono sempre esistite e sono problemi che in qualche misura sussisteranno sempre. Se però in una società data sono più i morti che i nati, la nazione tende all'estinzione o alla sostituzione etnica, che infondo è lo stesso: senza italiani, non c'è Italia. E se per migliaia di fanciulle minorenni abortire è come togliersi una carie, allora nessuna buona scuola avrà il terreno per produrre quel senso civico di cui i nostri giovani ignorano perfino il nome. Altro che studiare filosofia, latino e greco. Due eventi nelle prossime settimane hanno la pretesa di denunciare questi progressi nella decadenza. A Roma, sabato, sfilerà per l'ottava volta la Marcia per la vita, promossa da molti gruppi cattolici e dedicata quest'anno in particolare a due ricorrenze tristi: i 40 anni dalla promulgazione della legge 194 (voluta strenuamente da Marco Pannella e i suoi) e la recente eutanasia dell'indifeso Alfie Evans, fatto morire scientemente il 28 aprile scorso, con la complicità di un Ospedale di Liverpool, di un'alta corte britannica e della stampa di sinistra la quale, non dimentichiamolo, in questo caso militava dalla parte dei poteri forti e non del più debole e innocente. A Brescia poi, il prossimo 9 giugno, l'associazione degli Amici di Paolo VI, promuove un convegno sull'enciclica contestata Humanae vitae, a 50 anni esatti dalla sua promulgazione. Vi partecipano personalità di primo piano come il cardinal Wilhelm Eijk, coraggioso arcivescovo di Utrecht in Olanda, la scrittrice Costanza Miriano, e i medici Renzo Puccetti e Massimo Gandolfini. Chi si impegna in battaglie poco redditizie e certamente controcorrente di una cosa può essere certo: non è mosso da interessi personali, familiari, di carriera o di bottega. Allora forse è davvero mosso da Dio. Fabrizio Cannone
Ecco #DimmiLaVerità del 22 ottobre 2025. Ospite la presidente di Sud Chiama Nord Laura Castelli. L'argomento del giorno è: "Le strategie del mio partito e le difficoltà dei miei ex colleghi del M5s".