
La tradizionale fiera veronese apre oggi guardando al bicchiere mezzo pieno. Chi ha puntato sulla qualità non teme gabelle, anzi prevede un rallentamento francese. L’esecutivo lancia l’etichetta anti imitazioni. E non manca chi si rifugia nel dealcolato.Il bicchiere quello è, dipende da come lo si guarda. Chi ha grandi quantità stoccate in cantina - 46 milioni di ettolitri, una vendemmia abbondante - e vende a prezzi bassi lo vede mezzo vuoto. Chi ha alzato l’asticella della qualità, fa vini inimitabili perciò ad alto valore aggiunto e soprattutto ha abbassato le rese in vigna badando a dare il massimo di notorietà al proprio marchio in rapporto al territorio lo vede mezzo pieno. È un Vinitaly bifronte quello che si apre sotto la direzione di Federico Briccolo e Maurizio Danese, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Verona Fiere, stamattina nella città scaligera. L’inaugurazione prevede l’intervento del ministro per la Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, e del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che in quella veste è giunto alla sua ultima tappa a Verona; è uno dei motivi che fanno diventare la Fiera un crocevia non solo economico ed enoico, ma sommamente politico tant’è che nei quattro giorni di rassegna - si chiude il 9 aprile - sfilerà tra i padiglioni con 4.500 aziende mezzo governo. È previsto anche un intervento del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Lollobrigida arriva però con una novità importante: un’etichetta tricolore del Poligrafico dello Stato che accompagna tutti i prodotti a denominazione, a cominciare dai vini, contro l’italian sounding. Ecco le sfide del vino che cerca la sua terza via: il rilancio, i dazi americani, il calo dei consumi anche in conseguenza della guerra che l’Europa sta facendo da anni al vino, la necessità di ripensare di un settore che è alla sua seconda svolta a quasi 40 anni dallo scandalo del metanolo. Lo choc dei Ciravegna fu superato puntando sulla qualità, questo secondo pensano di superarlo vendendo il non vino: il dealcolato. E fa un po’ sorridere che il Vinitaly che celebra il turismo del vino, le dominazioni storiche, anche le bottiglie da migliaia di euro debba curvarsi a ragionare di una bevanda che è la negazione del vino. Ci sono però guru come Angelo Gaja che si sono convertiti: è bene che anche senza alcol quella produzione resti nel perimetro dei vignaioli. È la convinzione di Lamberto Frescobaldi, presidente oltreché della storicissima casa vinicola fiorentina anche dell’Unione italiana vini. Ma mentre i Ciravegna mandarono in crisi il vino perché ci mettevano dentro il metanolo, qui a Verona c’è chi è persuaso di salvarlo levandogli l’etanolo! Per dealcolare il vino prima gli devi togliere gli aromi e conservarli, poi devi sottrarre l’alcol, infine devi aggiungere di nuovo gli aromi e per renderlo bevibile e ci aggiungi un po’ di CO2. Insomma è una bibita che sgorga dalla vigna. Per abbassare il grado - favorito anche dall’innalzamento delle temperature - ci sono però altri sistemi che non negano l’essenza del vino: smetterla con le iperfittezze in vigna imposte ai tempi in cui si pensava che si dovessero bere vini concentrati che sapevano o di falegnameria o di profumeria, innalzare la quota dei vigneti, evitare le uve surmature, fare fermentazioni meno spinte. Insomma bisogna studiare invece che imboccare scorciatoie. Eppure sono convinti che col vino annacquato terranno il mercato dei giovani - che non hanno affatto voltato le spalle al vino - e vinceranno anche la sfida americana. Per conforto citano le cifre: l’aumento previsto nei prossimi tre anni è del 11% con il 7% in più per le gazzose d’uva. Sono statistiche di stampo socialista. Attualmente il mercato mondiale dei dealcolati vale 2,6 miliardi di dollari, quello del vino 353 miliardi. Semmai il tema centrale è come contrastare la deriva europea. Ursula von der Leyen strepita contro Donald Trump per i dazi, ma la prima nemica del vino è lei. Nel Be.Ca - il documento anticancro - ha scritto che fa male, che bisogna togliere i finanziamenti e dissuadere dal consumo anche aumentando le accise (magari per finanziare i cannoni). Per questo s’aspettano risposte da Christophe Hansen, commissario europeo all’agricoltura e dal commissario alla salute, Olivér Várhelyi, convocati da Coldiretti. Rispetto agli Usa, che sono il nostro primo mercato estero, ci sono due modi di vedere il bicchiere. Chi fa vini di fascia medio-bassa trema - discorso a parte per il Prosecco, insidiato anche da una volgare imitazione californiana come il CalSecco, e per gli spumanti che vanno comunque forte - chi invece ha etichette premium vede l’effetto Trump come un fattore di competitività: i vini francesi subiranno un contraccolpo liberando spazio per i nostri; se l’ottimismo che Trump vuole indurre negli americani funziona chi ha soldi avrà ancora più voglia di Italia. Le cantine più blasonate da Antinori a Caprai, da Masi a Tenuta San Guido, da San Leonardo a Mazzei e tutte quelle che costituiscono la nostra eccellenza non sono pessimiste. Confida Riccardo Cotarella, il più famoso degli enologi italiani e produttore con Famiglia Cotarella: «Il vino è in una tempesta perfetta, ma se reagiamo bene possiamo uscirne: fino al 25% i dazi non sono un grave problema per le etichette di maggior pregio». Della stessa opinione Sandro Boscaini, mister Amarone guida la Masi, l’unica quotata in Borsa: «C’è bisogno di un rilancio: bisogna amministrare bene le aziende, coniugare ricerca e territorio difendendo l’unicità del vino». Che significa 14,2 miliardi di euro, 270.000 aziende che producono 38 milioni di ettolitri di cui il 60% è Doc o Igp. Il punto è ritirare su i consumi interni (22 milioni di ettolitri) e aprire nuovi mercati. È un Vinitaly che coltiva la speranza: la cupezza non s’addice a chi fa vino.
Simona Marchini (Getty Images)
L’attrice Simona Marchini: «Renzo mi vide e volle il mio numero, poi mi lasciò un messaggio in segreteria per il ruolo in “Quelli della notte”». Sul divorzio dall’ex romanista Cordova: «Mi tradiva. Herrera? Terribile: lasciava che le fanciulle rimanessero in ritiro per giorni».