2019-02-06
Stavolta l’uomo del Colle dice sì. Savona in Consob spinto da Conte
Il governo appoggia la nomina del premier, che assume l'interim agli Affari europei. Decisivo il via libera di Sergio Mattarella, che bocciò il professore all'Economia. Marcello Minenna rischia di restare fuori. Pd e Fi azzeccagarbugli: «È incompatibile». Le opposizioni tirano in ballo le leggi Frattini e Madia e l'incarico nel fondo Euklid. Tutti nodi superabili. Lo speciale comprende due articoli. La scelta di Paolo Savona al vertice della Consob per i prossimi sette anni sembra un colpo di scena. E in realtà lo è perché, al di là dei dettagli tecnici, rappresenta due eventi politici importanti. La prima iniziativa avanzata e portata a conclusione dal premier, Giuseppe Conte, in questi mesi di governo. In seconda istanza, la scelta di Savona è frutto dell'ok di Sergio Mattarella. La qual cosa sta a indicare che con Savona è tornata la pace, e che l'asse Mattarella-Conte ha fatto un upgrade come si dice in gergo digitale. Il rapporto è buono fin dall'inizio, ma negli ultimi tempi Conte sembra smarcarsi sempre più dai veti e dalle pressioni delle due componenti di governo, quella leghista e quella grillina. Nel caso specifico tutto nasce la scorsa settimana, quando il premier estrae dal cappello il nome di Savona. Sa che l'interessato sarebbe disponibile e sa che il presidente della Repubblica ha già avviato un percorso di distensione con il ministro degli Affari europei. I due si sono incontrati più volte e si parlano al telefono. Mattarella sa che il veto posto a giugno sull'Economia, al di là delle motivazioni politiche, è stato uno sgarbo istituzionale e riconoscere a Savona un ruolo di tale importanza sarebbe il suggello finale per ricucire le relazioni. Non solo, la nomina di Savona avrebbe l'effetto di depotenziare o addirittura annullare quella di Marcello Minenna, che il Colle non gradisce. Teme che l'ex assessore grillino al Campidoglio si ponga in conflitto con Bankitalia superando i confini, spesso non tracciati, di competenze tra Palazzo Koch e la Consob. Una cosa che Savona, pur essendo in conflitto ideologico con Bankitalia, non farebbe mai per via del suo spiccato senso delle istituzioni. Ecco che qui si infila Conte il quale inizialmente propone il nome dell'economista sardo come uno dei tanti diversivi utilizzati nei quasi quattro mesi di stand by. Il premier sente prima Luigi Di Maio che si dichiara favorevole, e poi Matteo Salvini che inevitabilmente ribadisce la stima verso Savona. A quel punto, lo scorso fine settimana, è lo stesso Mattarella ad accelerare i tempi facendo intervenire il segretario generale Ugo Zampetti. Per evitare squilibri di governo, i due partiti di maggioranza accettano che a prendere le funzioni degli Affari europei sia Conte. Ovviamente ad interim. Il che non ha evitato l'immediata ridda per la sostituzione. In realtà sia Salvini che Di Maio sanno che premere ora non avrebbe senso. Aggiungerebbe tensioni su tensioni e soprattutto toglierebbe una exit strategy all'indomani delle lezioni europee. Farà comodo a Lega e pure ai grillini trovare la scusa per un eventuale rimpasto e la nomina agli Affari europei sarebbe perfetta. Nel frattempo il Colle sembra aver portato a termine anche la pratica Minenna. Il candidato grillino per eccellenza si troverà a dover accettare il ruolo di segretario generale, il che sarebbe però una sorta di diminutio. E soprattutto sfilerebbe al M5s la possibilità di dire la sua sul dopo Apponi. Angelo è infatti l'attuale direttore generale della Consob, ma è in scadenza a giugno. Il dirigente è molto stimato al Quirinale e pure in Bankitalia con cui mantiene, anche dopo le sfilate in occasione della Commissione d'inchiesta sulle banche, un buon rapporto. Minenna potrebbe addirittura rifiutare il ruolo di segretario generale, il che porterebbe a un rinnovo della attuale. Giulia Bertezzolo è stata nominata segretario generale in una data non casuale. Il primo giugno, lo stesso giorno in cui giuravano i gialloblù. A dicembre la Bertezzolo (portata dal presidente uscente Mario Nava) è stata nominata anche nuovo responsabile trasparenza e nuovo responsabile privacy. Sarebbe stato avvicendato anche il capo del personale, per mettere un uomo più fortemente dell'istituzione. Segno - dicevano dalle parti della Consob a dicembre - che in vista del nuovo presidente, il dg Angelo Apponi stava blindando le posizioni chiave. Anche se Minenna accettasse l'incarico, dunque, si troverebbe isolato dalla macchina stessa dell'Authority. Perciò i prossimi giorni saranno decisivi per completare i puzzle della vigilanza sulle banche. Quello che è certo è che la nomina di Savona apre ad altre due scelte fondamentali per la tenuta del governo. La prima ha una scadenza ravvicinata. Il 16 febbraio toccherà a Tito Boeri lasciare l'Inps e la Lega potrà avanzare i propri suggerimenti senza il timore di dover barattare con i grillini le poltrone. D'altronde Salvini non ha messo becco nella partita Consob. E non avere un presidente Inps ostile sarà importante per l'avvio e la gestione di quota 100. In tarda primavera invece sarà la volta di Daniele Franco, attuale Ragioniere dello Stato. La sua sostituzione sarà fondamentale per la gestione della prossima manovra di bilancio, che - è bene ribadirlo - conterrà una cinquantina di miliardi di clausole di salvaguardia sull'aumento Iva. La mossa distensiva tra Savona e Mattarella sembra creare un nuovo clima e allontanare i tempi in cui Rocco Casalino insultava i tecnici del Mef. Sembrano passati secoli, sono in realtà solo pochi mesi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/stavolta-luomo-del-colle-dice-si-savona-in-consob-spinto-da-conte-2628088143.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="pd-e-fi-azzeccagarbugli-e-incompatibile" data-post-id="2628088143" data-published-at="1757709576" data-use-pagination="False"> Pd e Fi azzeccagarbugli: «È incompatibile» La decisione di indicare Paolo Savona in Consob prevede qualche step in Commissione congiunta e poi la ratifica del Colle, che appare concordata a monte. Nonostante ciò l'opposizione ieri si è scatenata in merito all'età del futuro presidente che a fine mandato avrà 89 anni. Ma soprattutto su una sua presunta incompatibilità. «Il ministro Savona non può fare il presidente della Consob, il governo non può ignorare le leggi. Le ragioni di incompatibilità di Savona sono diverse», ha affermato Simona Malpezzi, vicepresidente del gruppo dem a Palazzo Madama. «Il ministro», ha aggiunto, «ha lavorato fino a maggio 2018 per il fondo Euklid, quindi per un soggetto vigilato da Consob, in più risulta in conflitto con le leggi Madia e Frattini. Se il Cdm approvasse la nomina, pur in presenza di tali incompatibilità, ci troveremmo di fronte a una situazione gravissima e senza precedenti». «Sul caso Savona - perché di caso si tratta - ho l'impressione che delle due l'una: se non vale la Madia, vale la Frattini, e viceversa. L'incompatibilità resta evidente, gli azzeccagarbugli sono avvertiti». Lo scrive in un tweet il deputato Pd Filippo Sensi - l'inventore dello storytelling renziano - che, in un successivo tweet, osserva: «Ricordo, inoltre, che la 281/1985 (la legge che istituisce la Consob) definisce la piena autonomia della Commissione e tra i criteri per la scelta dei suoi componenti esplicita quello della indipendenza. Come la mettiamo con le veline sull'accordo politico su Savona?». Anche Forza Italia interviene a gamba tesa. Silvio Berlusconi legge la scelta di Savona di mollare il ministero come il topo che abbandona la nave che cola a picco. Un'analisi che sembra lunare visto che omette il ruolo di Sergio Mattarella. A ruota Mara Carfagna, vice presidente della Camera: «Savona passerà agli annali come l'uomo del piano B. Il suo piano B prevedeva l'uscita dall'euro e, per fortuna, non si è mai realizzato. Era un piano B la nomina al ministero per le Politiche europee dopo che era stato destinato all'Economia. Lui stesso oggi rappresenta il piano B della maggioranza per la Consob». Più articolato e meno primitivo il ragionamento di Renato Brunetta. «Dal punto di vista professionale, Paolo Savona è certamente competente, adeguato, conosciuto a livello nazionale e internazionale. In tempo di scappati di casa al governo, questa non è poca cosa. Per quanto riguarda i profili di incompatibilità o incandidabilità», ha proseguito, «lascio le valutazioni alla presidenza del Consiglio, che ha istruito la procedura. E le lascio soprattutto alle autorità di verifica. Sarebbe molto grave se, dopo la nomina, emergessero profili di incandidabilità o di conflitti di interesse. Speriamo che questa partita, importantissima e centrale nel sistema di pesi e contrappesi della Repubblica, abbia pace e fine con il nome di Savona. È una persona che stimo e, in questi 30 anni, con lui ho avuto rapporti di tipo istituzionale, scientifico, accademico». La Verità in un articolo della scorsa settimana aveva sottolineato come le probabili difficoltà tecniche fossero superabili lasciando aperta una questione politica. L'attuale ministro agli Affari europei avrebbe delle difficoltà a insediarsi e non tanto per la legge 215 del 2004, ma per via della legge Madia, successiva all'insediamento di Giuseppe Vegas in Consob. Le restrizioni della riforma del Pd sono però facilmente superabili, come è avvenuto recentemente in occasione della nomina del capo di gabinetto del ministero dell'Economia. La legge Madia è molto porosa, e prevede un infinito numero di percorsi paralleli. Purché ci sia una forza politica in grado di imporre le valutazioni tecniche. La scorsa settimana scrivevamo che il governo si sarebbe infilato in un ginepraio dopo aver rimosso di fatto Mario Nava per via di una serie di tecnicismi (che nascondevano una volontà politica precisa). L'analisi della scorsa settimana era priva dell'elemento fondamentale: l'intervento del Colle. Una volta che Mattarella avrà suggellato la nomina l'opposizione potrà solo che tacere di fronte al sigillo.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)