2025-11-25
Per l’Italia l’eolico e il fotovoltaico non sono solo inutili ma dannosi
I governi ricordino che il benessere è collegato all’aumento dell’energia utilizzata.Quattro dritte ai politici per una sana politica energetica.1 Più energia usiamo, maggiore è il nostro benessere. Questo è cruciale comprenderlo. Qualunque cosa noi facciamo, senza eccezioni, usiamo energia. Coltivare vegetali, allevare animali, trasportare, conservare e preparare il cibo, curare la nostra salute, costruire le dimore dove abitiamo, riscaldarle d’inverno e rinfrescarle d’estate, spostarci da un posto all’altro, studiare fisica o violino, tutto richiede l’uso di energia. Se il nostro benessere consiste nella disponibilità di nutrirci, stare in salute, vivere in ambienti climatizzati, poterci spostare, realizzare le nostre inclinazioni, allora il nostro benessere dipende dalla disponibilità di energia abbondante e a buon mercato. Ciò che vale per il singolo, vale anche per ogni società: le società che evolvono in una civiltà hanno disponibilità di energia abbondante e a buon mercato; le altre rimangono allo stato tribale. Dalla notte dei tempi fino a un paio di secoli fa, l’energia era fornita dalla legna da ardere e dai muscoli di animali e uomini (per lo più schiavi), e le società che non sono rimaste allo stato tribale e si sono evolute in civiltà hanno tutte praticato la schiavitù come fonte energetica. L’umanità si è affrancata dalla schiavitù solo con l’avvento delle macchine alimentate a combustibili fossili, che hanno offerto disponibilità di energia abbondante e a buon mercato. Fino ad allora, la schiavitù era accettata: il film Via col Vento è ambientato in una America di appena due secoli fa, composta da 30 milioni di cittadini e 4 milioni di legittimi schiavi. Dobbiamo ringraziare Dio di essere nati nell’era dei combustibili fossili e dell’uranio.2 È cosa buona aumentare l’efficienza energetica.In tutti i casi, l’uso dell’energia può essere schematizzato da una «scatola nera», nella quale si immette energia in una forma che possiamo chiamare «energia d’ingresso», e dalla quale esce energia in una forma che possiamo chiamare «energia utile». L’efficienza energetica è il rapporto tra energia utile ed energia d’ingresso, e quanto più alto è questo rapporto tanto maggiore sarà l’energia utile a parità di energia d’ingresso. Attenzione, però: una maggiore efficienza energetica comporta, sempre, un aumento complessivo dell’energia d’ingresso, perché una maggiore efficienza implica un numero sempre maggiore di utenti di energia utile. La cosa è in sintonia col punto 1: aumentare l’efficienza è cosa buona perché implica un maggiore uso d’energia, cosa a sua volta buona.3 Non è cosa buona perseguire il risparmio energetico.Risparmiare energia significa non usarla quando la si vorrebbe usare. Scegliere di risparmiare energia significa scegliere di diminuire il nostro benessere, obiettivo da non perseguire in quanto in contrasto sia col punto 1 che col punto 2. Il responsabile politico che dichiarasse di voler perseguire l’efficienza e il risparmio energetico starebbe dichiarando di perseguire intenti contraddittori. Quello che poi dicesse che «la miglior forma d’energia è il risparmio» è come se dicesse che la miglior forma di nutrimento è non mangiare. 4 Il mix elettrico ottimale di ogni Paese si ottiene dalla curva giornaliera di carico elettrico.In ordine alla produzione di energia elettrica, il decisore politico non ha bisogno di rivolgersi ad «esperti». Certamente non ad economisti, che non capiscono il problema perché non hanno studiato energetica; o, peggio mi sento, ad ingegneri ambientali, che non capiscono il problema sebbene abbiano studiato energetica. Al decisore politico basta solo aver presente la curva di carico elettrico giornaliero del proprio Paese: in figura, quella del 20 novembre scorso. Signori dei governi (presente o futuri), fissatevi bene in mente questa curva: la massima domanda elettrica (48 gigawatt per il giorno in questione) si ha intorno alle ore 18 (così è praticamente tutti i giorni dell’anno). A quell’ora fa buio e il fotovoltaico conta zero, né è detto che il vento soffi a nostro piacimento: in effetti – dati Terna – alle 18 del 20 novembre la produzione da fotovoltaico era zero e quella da vento era di appena 3 GW (su 48 GW richiesti dal Paese), valore che, peraltro, quel giorno, fu anche il massimo offerto dal vento. Per farla breve, per soddisfare la domanda massima sono necessari tutti e solo impianti «convenzionali»: carbone, gas, nucleare, idroelettrico. Qualunque sia il mix scelto tra codesti impianti, necessari per soddisfare la domanda massima, è evidente che essi saranno in grado di soddisfare anche la domanda inferiore alla massima, cosicché avere impianti aggiuntivi non serve: gli impianti eolici e fotovoltaici non sono necessari. Due dubbi: primo, sono utili quando il sole brilla o il vento soffia? E, secondo, li si potrebbe equipaggiare con batterie d’accumulo? La risposta è due no secchi. Quanto al primo dubbio, possiamo senz’altro dire che installare eolico e fotovoltaico è più dannoso che inutile, perché si può facilmente stimare che per generare la stessa energia elettrica generata nell’arco di vita di un reattore nucleare, gli impianti eolici e fotovoltaici necessari avrebbero un costo che è, rispettivamente, doppio e decuplo del costo del reattore nucleare. Quanto al secondo dubbio, possiamo tranquillamente dire che la cosa è irrealizzabile. Supponiamo di voler soddisfare la domanda elettrica di un giorno grigio e di bonaccia (produzione momentanea da fotovoltaico e da vento pari a zero). Bisognerebbe disporre di batterie d’accumulo per 1.000 gigawattora, tipico consumo elettrico giornaliero in Italia (per esempio, il consumo del 20 novembre fu di 948.8 GWh). Il costo di 1.000 GWh di batterie d’accumulo è di 1.000 miliardi di euro: la metà del nostro Pil. E se i giorni grigi e di bonaccia fossero due consecutivi? Avete capito l’antifona... In conclusione, il mix deve essere, necessariamente, tra nucleare, idroelettrico e combustibili fossili: non c’è spazio per eolico o, peggio, fotovoltaico. Ogni euro impegnato in questi impianti è dannoso al Paese: aumenta il costo dell’elettricità e ci rende meno competitivi con Paesi che producono a costi i inferiori. Infine, chi crede che la produzione di energia da fotovoltaico ed eolico crei posti di lavoro non ha capito che ciò che crea posti di lavoro non è la produzione d’energia, ma è il consumo d’energia. Il cerchio si chiude col ritorno al punto 1 sopra: più energia usiamo, maggiore è il nostro benessere.
Ecco #DimmiLaVerità del 25 novembre 2025. Con la nostra Flaminia Camilletti commentiamo i risultati delle regionali in Campania, Puglia e Veneto.