2024-10-31
Il sequestro dei soldi di Gravina fa salire la tensione fra giudici e pm
Udienza al Riesame dopo il no del gip alla richiesta di congelare 140.000 euro al presidente della Figc, accusato di riciclaggio.L’inchiesta su Gabriele Gravina finisce in un nuovo scontro interno alla magistratura, questa volta tra la Procura di Roma e il giudice per le indagini preliminari che non ha dato il via libera alla richiesta di sequestro preventivo di 140.000 euro nei confronti del presidente della Figc: i pm hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame. La vicenda va avanti a rilento. Eppure torna di attualità a pochi giorni dall’assemblea straordinaria convocata per il 4 novembre che servirà a modificare lo statuto della Figc. Tutto ruota attorno al potere che la Serie A dovrà avere nel futuro assetto federale, una proposta caldeggiata da Giorgio Mulé di Forza Italia, ma osteggiata invece da Gravina che preferisce l’assetto in cui sono le serie minori a contare di più. Lunedì prossimo arriveranno indicazioni anche su chi sarà il candidato presidente nella primavera del 2025. Gravina non ha ancora sciolto la riserva. Di sicuro l’inchiesta della Procura di Roma, dove l’attuale numero uno della Figc è indagato per riciclaggio, potrebbe essere un ostacolo all’ennesimo rinnovo alla presidenza (poltrona che copre dal 2018). La richiesta di sequestro di 140.000 euro corrisponde all’acquisto di una collezione di libri antichi di Gravina da parte di terzi. Il gip aveva respinto la richiesta della Procura nel giugno scorso, ma ora toccherà ai giudici del Tribunale del Riesame decidere. La vicenda ha inizio nel 2018 quando la Lega pro presieduta da Gravina si accingeva a pubblicare un bando per il rinnovo del canale tematico. Ne uscì, stando alle indagini, un extra budget di 250.000 che secondo gli inquirenti doveva essere destinato proprio al presidente, una presunta mazzetta, insomma, in cambio dell’appalto. Per riuscirci, sostengono gli inquirenti, sarebbe stato ideato uno schema. La Isg (Interregional sports group), società di marketing in ambito sportivo, aveva firmato una collaborazione con la Lega pro pochi giorni prima delle dimissioni di Gravina dall’incarico di presidente: la firma sul contratto stipulato è del 15 ottobre, un giorno prima dell’addio alla Serie C. E a questo punto la Procura, che ha fatto partire il procedimento nel 2023, dopo una segnalazione della Procura nazionale antimafia, avrebbe trovato alcune stranezze nel flusso dei pagamenti intorno ai protagonisti dell’operazione, tra cui lo stesso Gravina, che sin dal 2017 avrebbe cercato di valorizzare una sua collezione di libri storici (del valore di 1,2 milioni di euro) poi mai venduti. A risolvere la situazione sarebbe stato Mario Bogarelli, ex numero uno di Infront scomparso nel 2021, molto vicino a Gravina che avrebbe effettuato un pagamento spot di 350.000 euro proprio al presidente della Figc, anche se poi i soldi, stando alla ricostruzione dell’accusa, furono restituiti. È questo il passaggio di denaro segnalato dall’antiriciclaggio. Ma agli atti dell’indagine ci sarebbe anche un appartamento acquistato in via Lambro a Milano, per la figlia di Gravina, del valore di 650.000 euro. «Il presidente Gravina può andare a testa alta forte dell’assoluta correttezza delle sue condotte» hanno spiegato, in una nota, gli avvocati Leo Mercurio e Fabio Viglione, legali di Gravina al termine dell’udienza davanti al Tribunale delle libertà. La genesi del fascicolo è perugina. Mentre il procuratore Raffaele Cantone indagava sui dossier creati dal luogotenente Pasquale Striano si è scoperto che una delle proposte investigative preparate dall’ex pm della Direzione nazionale antimafia Antonio Laudati riguardava proprio Gravina. Nell’atto d’impulso (che sarebbe servito come base per aprire un fascicolo d’indagine), Laudati aveva ipotizzato un accordo corruttivo tra Gravina e alcune società che avrebbero fornito servizi alla Lega pro. Il documento preparato da Laudati fa riferimento a un’indagine della Procura di Salerno e all’analisi di materiali che, secondo quanto affermato nell’atto, Claudio Lotito, all’epoca patron della Salernitana, aveva fornito ai magistrati. Tuttavia, da un esame più approfondito, è emerso che la Procura di Salerno non aveva acquisito alcun documento a riguardo e che la proposta di Laudati si basava piuttosto sui suoi incontri con personaggi legati al mondo del calcio e vicini a Gravina, ma in contrasto con lui. Inoltre, la proposta avanzata da Laudati, stando a quanto ha ricostruito il procuratore Cantone, appariva fuori dal contesto delle competenze della Procura nazionale antimafia. Per vederci chiaro sono stati consultati anche gli atti del fascicolo aperto a Salerno e poi trasmesso a Roma, dai quali non sono emersi i documenti segnalati da Laudati. Ma se a Perugia, dopo aver ascoltato il procuratore aggiunto di Salerno, Luigi Cannavale, e le persone che avevano fornito il materiale a Laudati, è emerso che i contatti intrattenuti da Laudati erano relegabili al contesto di tensioni e interessi interni al mondo calcistico, con il coinvolgimento diretto dei soli Laudati e Striano (che per questa vicenda si sono beccati un capo d’imputazione), a Roma l’inchiesta è andata avanti proprio su Gravina. Fino alla richiesta di sequestro che ha diviso le toghe.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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