2022-06-22
Retata di terroristi in Mali e Siria
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La guerra in Ucraina non ferma la caccia ai leader dello Stato islamico nel Siraq, in Africa e nel Sahel, luoghi dove l'Isis e Al Qaeda stanno letteralmente dilagando. Catturati Oumeya Ould Albakaye, uno dei maggiori leader dello Stato Islamico del Grand Sahara nel Sahel, e il governatore di Raqqa, Hani Ahmed al-Kurdi.Più di 130 civili sono stati uccisi nel fine settimana nel Mali centrale in attacchi attribuiti dal governo a jihadisti affiliati ad Al Qaeda. Funzionari locali hanno riferito di scene di massacri sistematici perpetrati da uomini armati a Diallassagou e in due località limitrofe della cerchia di Bankass, in un'area che da anni è uno dei principali centri di violenza per insanguinare il Sahel. Il governo ha accusato la Katiba Macina del predicatore di etnia fulani Amadou Kouffa. Dalla comparsa nel 2015 di questa organizzazione affiliata ad Al Qaeda nel Mali centrale, la regione è stata oggetto di attacchi jihadisti, azioni di milizie di autodifesa e rappresaglie tra le comunità. Gran parte dell'area è fuori dal controllo dello Stato centrale e a nulla servono i miliziani russi della Compagnia privata Wagner ingaggiati dal governo di Bamako. La Katiba Macina affiliata ad Al Qaeda nel Maghreb è impegnata da tempo in uno scontro continuo con lo Stato Islamico del Grande Sahara che sembrava aver preso il controllo delle tribù tuareg nel Mali del Nord. Oggi Al Qaeda risponde con la forza, non solo in Mali, ma anche in Burkina Faso, Niger e Benin rischiando di provocare una escalation regionale dopo l’addio dei francesi. Qualche numero: Il numero di civili uccisi in attacchi attribuiti a gruppi estremisti è quasi raddoppiato dal 2020 nel Sahel centrale, afferma una coalizione di Ong dell'Africa occidentale in un rapporto pubblicato qualche giorno fa, mentre un documento delle Nazioni Unite pubblicato nel marzo scorso affermava che quasi 600 civili erano stati uccisi in Mali nel 2021 in violenze attribuite principalmente ai gruppi jihadisti, ma anche alle milizie di autodifesa e alle forze armate.Il Mali è sotto shock dopo l’ultimo fine settimana all’insegna della violenza jihadista come ci conferma Matteo Giusti giornalista e saggista esperto d’Africa: «Tre giorni di lutto nazionale in Mali sono il segno che nemmeno lo Stato dell’Africa occidentale si aspettava una violenza del genere. Nello scorso weekend gruppi di uomini armati arrivati su decine di motociclette hanno attaccato alcuni villaggi nella regione di Mopti uccidendo e rapendo chiunque non rispettasse i dettami islamici. Le testimonianze raccontano che gli aggressori parlavano la lingua fula, una conferma del coinvolgimento dei pastori nomadi fulani, un’etnia musulmana dove il jihadismo ha attecchito». L’azione punitiva secondo Giusti «sarebbe avvenuta per perseguire la collaborazione della popolazione locale con l’esercito maliano e i mercenari russi della Compagnia Wagner. Nelle zone rurali del Mali sono nate milizie di autodifesa dei villaggi e sono state proprio queste le prime ad essere attaccate. Questi terroristi farebbero parte del Fronte di Liberazione del Massina conosciuti anche come Katiba Macina, un feroce gruppo salafita, e sono indiziati anche del rapimento dei tre italiani testimoni di Geova avvenuto circa un mese fa». Le stragi nel Mali sono arrivate dopo che lo scorso 11 giugno i militari francesi impegnati nell'operazione Barkhane (formalmente chiusa, ma dal punto di vista operativo in via di dismissione), hanno catturato uno dei maggiori leader dello Stato Islamico del Grand Sahara nel Sahel (Isgs), Oumeya Ould Albakaye ritenuto responsabile dell'organizzazione di diversi attacchi contro varie basi militari in Mali, inclusa quella di Gao. Importante anche l’operazione avvenuta nel Nord-est della Siria dello scorso 16 giugno che ha consentito la cattura del Wali (governatore) di Raqqa, Hani Ahmed al-Kurdi, uno dei massimi esperti nella preparazione di ordigni esplosivi e un facilitatore operativo diventato uno dei massimi leader nel ramo siriano dell'Isis. Al-Kurdi, noto anche come Salim, era responsabile del coordinamento delle attività terroristiche in tutta la regione. Stava istruendo altri sulla fabbricazione di ordigni esplosivi, sostenendo la costruzione di strutture per ordigni esplosivi improvvisati e facilitando gli attacchi contro gli Stati Uniti d’America e le forze partner. «L'operazione» - ha affermato il generale dell'esercito Michael Erik Kurilla, capo del comando centrale degli Stati Uniti - «dimostra il nostro impegno per la sicurezza della regione e per la dura sconfitta dell'Isis». La cattura del Wali di Raqqa, dal gennaio 2014 al 17 ottobre 2017 capitale siriana dell’Isis, è stata salutata con soddisfazione anche dal colonnello Joe Buccino, portavoce del comando centrale che ha ricordato di come l’Isis «continui a rappresentare una minaccia per gli Stati Uniti e i nostri partner nella regione».
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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